72. Mostra del cinema di Venezia. In attesa di ‘Spotlight’ nei cinema italiani. Inchiesta-verità sui preti pedofili
L’inchiesta del ‘Boston Globe’, premio Pulitzer, sull’arcivescovo di Boston, è alla base del film di Thomas McCarthy, lungamente applaudito a Venezia.
Spotlight è il nome del team di giornalisti investigativi del Boston Globe incaricati, dal nuovo direttore, Marty Baron (2001) di indagare su un sacerdote accusato di aver abusato, per molti anni, di ragazzini senza subirne conseguenze grazie probabilmente a delle coperture.
L’indagine coraggiosamente portata avanti, nel film da un cast stellare (in prima fila Michael Keaton, Birdman), ha condotto alla scoperta, non di ‘una pecora nera’ (come si vuole spesso far intendere), ma di uno scandalo che ha coinvolto molte diocesi di Boston e decine di sacerdoti. Nel 2002 sono state raccolte prove inoppugnabili contro 70 sacerdoti, nella sola Boston, che hanno abusato di minori per 30 anni. Non un caso ma una pratica sistematica attraverso la quale la rete di abusi era abilmente insabbiata dall’alta gerarchia ecclesiastica, nella persona del cardinale e arcivescovo Bernard Francis Law. Quando il cardinale, alla guida dell’arcidiocesi di Boston, veniva a sapere delle denunce fatte dalle famiglie dei ragazzini abusati, patteggiava con i familiari un cospicuo rimborso per mettere tutto a tacere e spostava in un’altra parrocchia il sacerdote pedofilo. Dopo che la verità è emersa il vescovo Bernard Law è stato, semplicemente, trasferito a Roma, dove oggi è arciprete emerito della Papale Basilica Liberiana di Santa Maria Maggiore.
La vastità di questa tragedia è dovuta anche all’omertà di avvocati, ben pagati per mediare, e media. Le vittime degli abusi erano ragazzini di famiglie povere o in difficoltà e quindi bisognosi di sostegno e affetto. Questo rende ancora più odioso il crimine perpetrato, non si è trattato solo di una violenza fisica ma anche spirituale. Molti di questi ragazzi, resi vulnerabili dagli abusi, hanno finito per cedere alla droga o all’alcol.
Il film non indugia su aspetti pruriginosi e non è un film contro la Chiesa o la religione, ma è un inno al giornalismo investigativo, libero da condizionamenti, un film per la verità. Il suo ritmo è incalzante e conduce gli spettatori dentro l’inchiesta. Uno dei giornalisti che l’ha condotta (vincitore del Pulitzer 2003) Michael Rezendes è interpretato, nel film, da Mark Ruffalo (già interprete di Hulk). Ora aspettiamo di vederlo nelle sale cinematografiche italiane, l’uscita è in programma per il primo trimestre 2016.