“È andato tutto bene”, il nuovo film di François Ozon in uscita nelle sale italiane il 13 gennaio
Si può scegliere come morire e per amore è giusto assecondare questa scelta? O è solo un atto di egoismo senza preoccuparsi dei turbamenti di chi ti sta a fianco?
È andato tutto bene è tratto dall’omonimo romanzo di Emmanuèle Bernheim, amica e sceneggiatrice di quattro film del regista François Ozon. La scrittrice francese, scomparsa nel 2017, era amica di Olivier Assayas e compagna del critico cinematografico Serge Toubiana. Questa sua ultima opera è il racconto autobiografico dell’ultimo periodo della vita del padre.
Il film tratta, con delicatezza, un argomento molto spinoso: il suicidio assistito. Ci si immerge nelle vicende del padre di Emmanuèle, Andrè, che si risveglia in ospedale dopo un ictus e richiede alla figlia di aiutarlo a morire. Prima di non riuscire a intendere e volere è intenzionato a scegliere la sua morte. All’inizio, anche se molto combattute, Emmanuèle (Sophie Marceau) e la sorella Pascale (Géraldine Pailhas) decidono di assecondare la sua ultima volontà.
Le figlie, sperando che con il recupero motorio e dell’uso corretto dei muscoli facciali possa venir meno questo suo desiderio, organizzano comunque la morte assistita in una clinica svizzera in quanto in Francia non è consentita.
Nel frattempo emergono le relazioni tra i membri della famiglia e i loro caratteri. Andrè (André Dussollier), egoista e vitale (così attaccato alla vita da non voler sopravvivere), non è stato un padre molto presente. Piuttosto autoritario non ha mai nascosto la sua omosessualità, essendo fidanzato con Serge.
L’ex moglie Claude, affetta da malattie e depressione, anche in vecchiaia ha conservato un cuore di pietra. Claude è interpretata da una “glaciale” Charlotte Rampling. Se la madre in Estate ’85 (film vincitore alla XVª Festa del Cinema di Roma) è fagocitante, svanita e concentrata su se stessa, qui è fredda e distaccata e la simpatia è attratta dall’incorreggibile padre, Andrè.
Nonostante difficoltà e resistenze, anche gli ostacoli posti dal fidanzato, Andrè non avrà ripensamenti e coerente con se stesso, tra battute e ultimi saluti, confermerà l’appuntamento con la clinica svizzera.
La protagonista Emmanuèle è interpretata da una ‘riscoperta’ Sophie Marceau che usando le parole del regista: “Non finge mai. È là, presente, accoglie le sensazioni ed esprime la propria sensibilità. In cucina con Serge, alla fine crolla e si rifugia tra le sue braccia”. Sophie ha suggerito questa scena e Ozon ha adorato lavorare con quest’attrice poco più che cinquantenne.
Ozon ci vuole raccontare, senza far trasparire troppo eventuali giudizi sulle scelte dei personaggi, il tema delicato della morte, senza rinunciare a momenti di ilarità e comicità.
Un esempio del suo cinema è racchiuso nella domanda che Andrè pone a Emmanuèle: “Ma come fanno a morire quelli poveri?”. Sophie risponde che non decidono ma aspettano di morire. Un film sicuramente interessante, che pone con sensibilità e leggerezza temi delicati, importanti e attuali ma uscendo dalla sala non può che lasciarci un pò malinconia.
La pellicola verrà proiettata, dal 13 gennaio, anche al cinema Troisi a Roma. In occasione della proiezione del 14 gennaio alle ore 19.45 il film sarà presentato da Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby.
Informazioni
Academy Two
Libro consigliato:
Emmanuèle Bernheim, È andato tutto bene, Giulio Einaudi Editore