“First Cow”, un film sulla conquista dell’America
“First Cow” (genere: western, buddy movie) un film sull’immigrazione, la colonizzazione, l’amicizia e il capitalismo. Su MUBI dal 9 luglio
First Cow (presentato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino 2020, Locarno Film Festival 2020 e vincitore come Miglior Film al New York Film Critics Awards 2020) è l’ultimo avvincente film della regista Kelly Reichardt, che ne ha curato il montaggio e ne ha scritto la sceneggiatura insieme a Jonathan Raymond. Il cinema di questa regista è slow, nomade, ripercorre i sentieri della nascita dell’America. Racconta le origini, in tutta la loro crudeltà, i fantasmi di un passato che riaffiora e le illusioni del miraggio americano dei cercatori d’oro, l’inseguimento di un capitale che farà solo la fortuna di pochi e la sottomissione dei nativi.
Il film è la storia di un’amicizia ambientata nel vecchio West. I protagonisti sono tre solitari sperduti nell’Oregon: un cuoco taciturno, Cookie (John Magaro), in viaggio verso Ovest, un immigrato cinese, King-Lu (Orion Lee), in cerca anche lui di fortuna e una vacca, privata dei suoi simili, trasportata in Oregon per fornire latte a un crudele proprietario terriero londinese (Toby Jones).
Cookie si era unito a un gruppo di rozzi cacciatori di pellicce dell’Oregon da cui è costantemente minacciato. L’incontro con King-Lu, che sta fuggendo da qualcuno che lo vuole uccidere, fa nascere tra i due poveri spiantati, che dividono una baracca improvvisata, un’amicizia frutto della solidarietà tra i reietti dell’umanità.
I due, dalle scarpe sfondate e pezze di stoffa per guanti, s’ingegnano per inseguire il loro “sogno americano”. Oltre a loro anche la vacca è in viaggio in una natura bellissima ma ostile, dove solo i nativi sanno come vivere. La vacca ha perso lungo il viaggio la sua famiglia ed è rimasta sola. Anche Cookie è rimasto orfano sin dall’infanzia e tra lui e la vacca, sola e legata a un albero, nasce una “segreta” intesa. I due amici decidono di mungere ogni notte di nascosto il latte della vacca, la prima e unica del territorio, derubando così il ricco proprietario terriero. Con questo latte Cookie prepara deliziose frittelle che vende, insieme a King-Lu, al mercato. Le frittelle dal gusto londinese vengono però apprezzate e acquistate anche dal proprietario della vacca.
Il film non è solo un ritratto della dura vita di frontiera, all’inizio dell’Ottocento, per la conquista di terre inesplorate. Kelly Reichardt ripropone le fondamenta sulle quali l’America è stata costruita. Dietro la semplice e malinconica storia di latte rubato, e quella di un’amicizia fraterna, la cineasta indipendente racconta il dramma dell’assimilazione forzata dei nativi. Le indiane al servizio del proprietario terriero indossano trine e gonnelloni. I pellerossa più aitanti fanno da guardiani al sovrintendente. La conquista, l’oro, il denaro hanno giustificato schiavitù, frustate ed efferatezze. Il capitale è senza scupoli e non conosce compassione. Questa poetesa del cinema indipendete confeziona film dall’apparente semplicità ma di una levatura incredibile. Facendo scorrere il tempo e il silenzio racconta un flusso migratorio vecchio quanto il mondo.
“L’uccello ha il nido, il ragno la tela, l’uomo l’amicizia” (frase attribuita al poeta William Blake) si legge alla fine dei titoli di testa di First Cow. Molto bella la musica di William Tyler che scorre come il fiume tra le montagne selvagge e ricorda le melodie di Brokeback Mountain, un altro film di frontiera. La fotografia di Christopher Blauvelt è particolarmente suggestiva e sontuosa. La cinepresa di Blauvelt è vicina a terra e il formato in 4:3 (già usato nel precedente film in costume di Reichardt Meek’s Cutoff) incornicia la scena ed evita la grandiosità del widescreen, in genere associato ai film western.
Informazioni
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