Una Grande Onda di bellezza invade Roma. Hokusai in mostra al Museo dell’Ara Pacis
Katsushika Hokusai – Sulle orme del Maestro, la prima mostra monografica dell’artista giapponese a Roma invade il Museo dell’Ara Pacis di cultura, eleganza, raffinatezza e bellezza. Dal 12 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018.
Ci sono molti motivi che rendono imperdibile questa mostra eccezionale. Per la prima volta a Roma è possibile ammirare la produzione artistica di Katsushika Hokusai (famoso per la sua Grande Onda) attraverso 200 opere (100 per ogni rotazione della mostra per motivi conservativi legati alla fragilità delle silografie policrome), provenienti dal Chiba City Museum of Art e da importanti collezioni giapponesi oltre che dal Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova.
La sua arte ha esplorato infiniti soggetti (la natura, i ritratti di attori kabuki, le cortigiane, i guerrieri, i fantasmi, personaggi leggendari e mitologici) e numerose tecniche (dai dipinti a inchiostro e colore, alle silografie, fino ai surimono, usati come biglietti augurali e inviti). Le riproduzioni delle sue opere influenzarono, non appena i porti giapponesi furono aperti al commercio con l’arrivo della flotta americana nel 1854, molti artisti francesi di fine Ottocento (Manet, Toulouse Lautrec e Monet, protagonisti del movimento Japonisme). Una cortigiana con un kimono nero con il motivo di drago e nuvole fu dipinta da Van Gogh, collezionista di stampe ukiyoe (che descrivevano i costumi e le abitudini della nascente borghesia nipponica). Hokusai (1760 – 1849) è stato un maestro dell’ukiyoe (immagini del Mondo Fluttuante), noto per la sua raffinatezza ed eleganza. Ha avuto molti seguaci che questa esposizione pone a confronto.
Durante la sua carriera durata circa settanta anni ha eseguito circa tremila silografie policrome, duecento libri illustrati e centinaia di disegni. Le silografie policrome prevedono la sinergia complessa di una intera équipe: l’artista, l’editore, l’intagliatore e lo stampatore. Come ha evidenziato, in conferenza stampa, la professoressa Rossella Menegazzo (curatrice dell’esposizione): “In mostra sono presenti trenta rotoli dipinti su seta e carta, opere uniche, eseguite da Hokusai a pennello, una produzione di surimono di buon augurio, una sezione dedicata agli animali e alla natura. Inoltre è presente un’opera di una sua allieva, la pittrice Katsushika Hokumei.”
Mentre Hokusai (nome d’arte scelto dal pittore che significa: “studio della stella polare”) si distaccava dal mondo della silografia per dedicarsi alla pittura su rotolo, Keisan Eisen, un suo ammiratore più giovane di trenta anni, iniziava la sua produzione di opere silografiche. Le opere di Eisen – che riflettono il vivace clima culturale di Edo: i quartieri di piacere (in particolare Yoshiwara), la bellezza delle cortigiane e dei loro kimono – sono presentate per la prima volta in Italia.
Francesca Jacobone (Presidente del Consiglio di amministrazione di Zètema Progetto Cultura, di recente nomina) ha sottolineato come Hokusai: “Sia stato un precursore del concetto di arte come bene comune, ha ispirato artisti europei e il fumetto giapponese. È vissuto in povertà, ha fatto il fattorino per una biblioteca di libri a prestito. Ha illustrato libri gialli e diventa famoso quando le sue opere vengono utilizzate per decorare la carta da imballaggio per oggetti preziosi. Così le sue opere divennero virali.”
Il percorso espositivo è suddiviso in cinque sezioni.
Nella prima sezione, MEISHŌ: mete da non perdere, si inizia a familiarizzare con i rotoli. Due dipinti con il monte Fuji, la montagna sacra, della serie Trentasei vedute del monte Fuji (in primo piano o sfondo) e l’album di Hokusai con le cinquantare stazioni del Tōkaidō abbinate ad attività e mestieri usuali. All’epoca i luoghi celebri erano riprodotti in serie e in più edizioni. Il monte Fuji era il luogo più raffigurato e con il tempo divenne rappresentativo dell’identità nazionale giapponese.
Della seconda sezione, Beltà alla moda, si trovano opere il cui tema è la seduzione (donne comuni, cortigiane e geisha). Sono presenti dipinti su carta o seta (rotolo verticale da appendere) di diversi artisti. Le affascinanti protagoniste dei quartieri di piacere si riconoscono per i kimono dalle vesti sovrapposte che lasciano emergere lembi di seta rossa (colore vietato dal governo perché simbolo di lusso) all’altezza dello scollo o nel bordo inferiore delle maniche. Le cortigiane dei quartieri di piacere si riconoscono dall’obi legato sul davanti e le geisha dalle lunghe maniche, simbolo di giovinezza e dello stato di nubile.
Le lanterne, le caratteristiche calzature giapponesi e i pipistrelli nella Beltà sotto le luci serali ad Akiba di Keisan Eisen. Sempre dello stesso artista le silografie policrome o nella gamma di blu (Cortigiane e loro assistenti presso un accampamento temporaneo). Nel 1830 con l’introduzione del blu di Prussia Eisen predilige stampe con solo inchiostro blu.
Sia le ‘immagini pericolose’ (abunae) di Eisen – così denominate perchè scene amorose senza che sia esplicitato l’aspetto sessuale (Amanti dentro un’imbarcazione con la neve) – che quelle di contenuto erotico esplicito, shunga – come le pagine del volume Germogli di pino nel primo giorno del Topo di Hokusai – erano sicure fonti di introiti. Per quanto la sessualità sia esplicite la loro raffinatezza ne esclude l’aspetto volgare.
Nella terza sezione, Fortuna e buon augurio, sono esposti i surimono (cose stampate): biglietti augurali, calendari, inviti per cerimonie del tè o per spettacoli teatrali (in mostra quelli di grande formato di Hokusai).
Nella quarta sezione, Catturare l’essenza della natura, sono presenti i rotoli da appendere con animali e piante di Hokusai. Mentre nella quinta, Manga e manuali per imparare, troviamo i suoi famosi manuali stampati con il solo contorno nero-grigio e qualche tocco di vermiglio.
Soprattutto verso gli ottant’anni Hokusai amava reiterare lo stesso soggetto in diverse posture o atteggiamenti. I suoi quindici volumi a stampa potrebbero essere definiti una vera e propria enciclopedia sul Giappone. All’epoca si firmava ‘Manji il vecchio pazzo per la pittura’ (Manji è un simbolo buddhista di buon augurio).
Questa mostra è un viaggio nella cultura, nella vita quotidiano, nel life style giapponese dell’epoca. Nelle opere del Maestro ritroviamo la sua ironia e la sua capacità di dominare la natura attraverso il suo espressivo segno grafico.
Le foto, tranne dove diversamente indicato, sono di Marco De Felicis
INFORMAZIONI
HOKUSAI. Sulle orme del Maestro
Luogo: Museo dell’Ara Pacis
Lungotevere in Augusta, Roma
Apertura al pubblico: 12 ottobre 2017 – 14 gennaio 2018
Tutti i giorni ore 9.30 – 19.30 – 24 e 31 dicembre ore 9.30 – 14.00
Chiuso il 25 dicembre e il 1 gennaio (la biglietteria chiude un’ora prima)
Biglietti
060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)
www.arapacis.it, www.museiincomuneroma.it
Biglietto solo mostra: 11€ intero; 9€ ridotto + prevendita € 1
Twitter: @museiincomune #HokusaiRoma