“I tuttofare”, un film contro i pregiudizi
La freschezza, spontaneità e simpatia di attori non professionisti. In sala dal 9 giugno
Non è un caso se il nome dei tre protagonisti del film è lo stesso della loro vita di tutti i giorni. Per il film la regista Neus Ballús, con una formazione documentaristica, ha selezionato solo attori non professionisti, che però hanno studiato e si sono preparati per due anni. Forse proprio la loro interpretazione dona freschezza e spontaneità al film. Il padre della regista è un idraulico. Pertanto nel film sono emersi anche i racconti del suo lavoro e sulle strane situazioni in cui si è imbattuto nelle case dei clienti. Spesso proprio i clienti del film hanno interpretato loro stessi.
Il film si declina lungo la settimana di lavoro di tre “tuttofare” di una piccola azienda, a conduzione familiare, di riparazioni alla periferia di Barcellona: Moha (Mohamed Mellali), Valero (Valero Escolar) e Pep (Pep Sarrà). Loro sono la squadra che entra in ogni casa per aggiustare ciò che è rotto.
Moha, di origini marocchine, è il più giovane ed è in prova per una settimana. È uno che si impegna e studia per imparare bene la lingua. A differenza degli altri suoi due coinquilini che passano il tempo davanti alla televisione e lo prendono in giro per il suo desiderio di impare e integrarsi. Anche questo è uno dei tanti luoghi comuni che il film evidenzia e intende smontare. Chi studia viene preso in giro da chi, senza ambizione, non intende impegnarsi per migliorare la sua posizione. La storia è vista con i suoi occhi e quindi è lui che ci aiuta a vedere i pregiudizi e i difetti del mondo occidentale, che affiorano quando incontriamo qualcuno diverso da noi.
Moha è timido e gentile e sa come comportarsi con i clienti, assecondando le loro richieste, capricci o esigenze. Moha sarebbe destinato a sostituire Pep che sta per andare in pensione. Pep è un altro personaggio ben delineato. Un lavoratore che sa il fatto suo e che non può esimersi dal disapprovare e criticare chi non risolve i problemi e per far prima si accontenta di un lavoro mal fatto. Pep è la vecchia, e seria, generazione di lavoratori che ama le cose fatte bene e non lascia spazio all’improvvisazione. Proprio per la sua vena critica rischia però di mettersi nei guai.
Valero gestisce l’impresa di installazioni “Losilla”, la piccola ditta idraulica alla periferia di Barcellona. È simpatico e incline alla pigrizia. Lavora con il suo compagno di squadra Pep da più di 20 anni. Le cose cambiano quando Paqui (moglie e capo della società) assume, per una settimana in prova, Moha. Lo scopo è sostituire Pep che sta per andare in pensione. Spaventato dal cambiamento Valero ostacolerà Moha in tutti i modi. Infatti Valero è il più ostile dei tre. Preso da paure e complessi, teme il pensionamento di Pep e crede che Moha non potrà mai prendere il suo posto.
La presenza di Moha lo destabilizza, anche perchè più prestante. Mentre Valero ha problemi di sovrappeso ed è spesso alla ricerca di cibo come espediente consolatorio. Non ultimo è convinto, altro pregiudizio, che i clienti non accetteranno mai in casa propria un tuttofare extracomunitario. L’unica dotata di buon senso, e forse non è un caso, è la moglie di Valero che gestisce la ditta. Lei insiste perchè Moha rimanga a lavorare e tenta di far ragionare il marito sui vantaggi dell’apporto del marocchino.
Certo sei giorni sono pochi per far cambiare idea a qualcuno e per fargli superare i pregiudizi. Infatti Valero continua a insistere, comunicandolo anche all’interessato, che lui non rimarrà nell’azienda. Oltre al melting pot e al tema dell’integrazione, che il film propone, due sono gli aspetti che lo rendono particolare. Il primo è la carrellata dei clienti, diversissimi ed esilaranti. Difficilmente, se non si hanno clienti sparsi tra i quartieri altolocati e poveri di una città, ci si rende conto di quanto la specie umana sia varia e interessante.
Altro pregio del film è la fotografia della città. Le scene notturne, quelle con gli edifici enormi punteggiati di balconi, dove evade una popolazione che sembra rinchiusa. Le inquadrature dei quartieri dormitorio sono foto bidimensionali con grandi e inquietanti costruzioni di cemento dense di varia umanità.
È un film dalle tinte delicate, leggere, una trama in alcuni momenti divertente ma da cui trapelano vari temi e realtà importanti: il lavoro, i quartieri sovraffollati, le ville domotiche del ceto benestante dotate di ampi spazi, i pregiudizi nei confronti degli immigrati. Affiorano in superficie i ruoli sociali, gli atteggiamenti razzisti e i rapporti di potere nel contesto di una città europea multiculturale. Infine il messaggio positivo del film è che dobbiamo imparare a vivere insieme, siamo tutti sulla stessa barca. Ecco che un piccolo passo per un idraulico, che tenta di superare i suoi pregiudizi, diventa il grande passo che l’umanità deve compiere.