The Irishman di Martin Scorsese, evento alla Festa del Cinema di Roma. RomaFF14
The Irishman, quattro giganti: Martin Scorsese, Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, per un film capolavoro. Al cinema fino al 13 novembre e su Netflix dal 27 novembre.
Tre ore e mezza di grande cinema e interpreti, questo è The Irishman di Martin Scorsese. Il film presentato alla Festa del Cinema di Roma ha riscosso appassionati applausi del pubblico. Non è importante quanto dura un film se è ben fatto la sua magia fa volare le lancette dell’orologio. Il film non è soltanto una saga, che dura mezzo secolo, sulla criminalità organizzata dell’America dal dopoguerra, è anche uno sguardo alle conseguenze politiche arrivate a qualche anno fa.
Il film si avvale, oltre che di un maestro del cinema, il regista Martin Scorsese, di un tris d’assi di attori da Oscar: Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci. Un film epico raccontato dal punto di vista di Frank Sheeran (Robert De Niro), truffatore e sicario che ha lavorato per i grandi criminali del dopoguerra. Il filo conduttore è il ciclo della vita: l’amore, il tradimento, la vecchiaia e la morte.
Frank, ormai vecchio, racconta la sua storia da sicario da una casa di cura. Camionista irlandese, veterano della seconda guerra mondiale, diventa l’uomo di fiducia della mafia italiana negli anni Cinquanta e poi di Jimmy Hoffa, leader del sindacato più potente d’America.
Jimmy Hoffa (Al Pacino), capo del sindacato degli autotrasportatori, è un personaggio ambiguo, un arrivista e senza scrupoli. Fu condannato per corruzione, frode e per aver manipolato una giuria. La sua sete di potere lo portò a scontrarsi con l’ambiente della malavita. Fu Frank Sheeran a confessare, prima di morire, di aver ucciso Hoffa per conto dei Bufalino.
Fu Russel Bufalino (Joe Pesci) a ingaggiare come suo braccio destro Frank Sheeran e a presentarlo a Jimmy Hoffa. Martin Scorsese ha raccontato, alla Festa del Cinema di Roma, la genesi del film: “Io e Robert De Niro abbiamo scelto di fare un altro film insieme. Poi lui ha ricevuto il libro – L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa scritto da Charles Brande – mi ha raccontato la storia e si è commosso, l’ho sentito coinvolto. Ho sentito dalla sua reazione al personaggio che potevamo fare qualcosa di più, scavare ancora più a fondo”.
Così è nato un racconto epico della malavita americana, come si era infiltrata nel sindacato, nella politica e nel governo, senza esaltazioni perchè come ha dichiarato il regista: “Nel film non abbiamo pensato a rendere spettacolare la storia. Lo spettacolo era già dentro. La storia che raccontiamo si svolge tra il 1949 e l’anno 2000, con tutta una serie di flashback e slittamenti temporali”. L’ultima parte del film che racconta come la mafia abbia favorito l’ascesa dei Kennedy è una presa d’atto a cui non servono commenti.
Per l’interpretazione dei personaggi da giovani, gli attori avevano tutti più di settanta anni, si è fatto ricorso a telecamere e software in grado di salvare le espressioni facciali degli attori sul set accanto agli altri personaggi e di ringiovanirli grazie a versioni 3D computerizzate. Solo Netflix ha garantito al regista, offrendo 160 milioni di dollari, “i soldi e tutto il tempo… e la libertà creativa necessaria”. Considerato il successo è stata prorogata la presenza al cinema fino al 13 novembre prima di poter essere visto su Netflix il 27 novembre.