India. Rajasthan. A Fatehpur e Mandawa la raffinata street art indiana
1. Rajasthan. Nel distretto di Jhunjhunu le haveli di Fatehpur e Mandawa, una “galleria d’arte a cielo aperto” che merita di essere salvaguardata
Il periodo migliore per visitare il Rajasthan (la “terra dei re” al confine con il Pakistan), zona di transito carovaniero, è da novembre a marzo. Una terra poco generosa con un clima inclemente. Una zona rurale dove l’accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e alle risorse dipende, più che in altre zone del Paese, dal sesso, dalla casta e dalla classe sociale. Il carattere feudale di questo stato ha però lasciato fierezza nel carattere dei suoi abitanti e opere d’arte (palazzi e fortezze) incredibilmente belli. Il coraggio dei Rajput (clan di guerrieri affermatisi tra il VI e VII sec.) è leggendario. In caso di sconfitta preferivano, nel rispetto del loro codice d’onore, il rituale del jauhar (suicidio di massa). Le loro gesta eroiche vennero cantate dai bardi in lunghi poemi epici: rasau (primi esempi di letteratura hindi). I fieri baffi degli abitanti sono ancora espressione di onore, orgoglio e coraggio.
Akbar (musulmano), il più illuminato degli imperatori moghul (XVI sec.) e che approfittò delle divisioni tra i vari Rajput, preferì, per favorire un’alleanza, sposare una principessa rajput di fede hindu.
Quando nel 1858 gli inglesi assunsero il controllo del Paese concessero ai re del Rajasthan (maharaja) di conservare titoli e privilegi. Stessa cosa fece il Congress Party per far entrare gli stati rajput nella nazione indiana indipendente. Con le elezioni del 1952 anche in Rajasthan arrivò la democrazia. Negli anni Settanta Indira Gandhi abolì titoli, appannaggi, e confiscò proprietà. Così che i maharaja trasformarono le loro fortezze in musei e resort di lusso (come il Lake Palace Hotel a Udaipur, il Rambagh Palace di Jaipur o l’Umaid Bhawan Palace di Jodhpur).
In passato la regione, in particolare il distretto di Jhunjhunu, era sotto il dominio dei nababbi, ricchi proprietari terrieri musulmani. Ai thakur (nobili) shekhawati, particolarmente litigiosi, i Rajput, in occasione della costruzione di Jaipur (XVIII sec.), offrirono solo i terreni fuori le mura. I thakur iniziarono così a commissionare affreschi per decorare le loro sontuose dimore (haveli).
Nella zona settentrionale del Rajasthan la regione di Shekhawati (deve il suo nome a Rao Shekha, un capo rajput del XV sec.) è famosa per le haveli affrescate, lussuose residenze risalenti al XIX e XX secolo.
Questi sfarzosi palazzi appartenevano a ricchi marwari, commercianti che lontano da casa conducevano una vita frugale per inviare i loro guadagni alle famiglie rimaste nello Shekhawati affinchè queste provvedessero alla costruzione di sontuose dimore (haveli) decorate con splendidi affreschi su facciate e pareti al fine di esibire il proprio successo e benessere.
Sulla base dei colori prevalenti dei dipinti è possibile determinare una classificazione: a) marrone (1820-65); b) rosso e blu (1860-1910) e c) multicolore (1900-1950).
Negli affreschi venivano raffigurate divinità e scene di vita comune, come invenzioni dell’epoca (treni e aeroplani), spesso mai viste dagli artisti che le dipingevano. Per questo troviamo Krishna e Radha su auto volanti.
Nel tempo si è consolidato nella regione uno straordinario patrimonio artistico e architettonico. Purtroppo la maggior parte delle haveli, appartenenti quasi tutte ai discendenti della famiglie costruttrici, sono chiuse. In alcune vivono i custodi (chowidar) mentre molte sono in abbandono e non visitabili.
Benchè private una richiesta gentile può farvi entrare quanto meno nel cortile. Nel caso è bene ricordare di lasciare fuori le scarpe, nel rispetto dell’usanza dei locali. Inoltre nella regione scarseggia l’acqua e quindi è bene contribuire a non sprecarla.
Haveli significa “spazio chiuso”. La sua grande porta di ingresso immette in una corte esterna dove, su un lato, si apre un salone (baithak) in cui il mercante riceveva gli ospiti, in genere è il più sontuoso della dimora. Al cortile interno potevano accedere le donne e i membri della famiglia. I primi dipinti erano influenzati dall’arte moghul, abbondavano infatti gli arabeschi floreali e i disegni geometrici.
Poi i pittori attinsero, quale fonte di ispirazione, alla mitologia hindu, ai racconti popolari e alle meraviglie tecnologiche degli europei che i commercianti avevano visto nelle città. Tutto ciò rende le haveli un luogo di incontro tra espressioni artistiche orientali e occidentali.
Fatehpur, fondata nel 1451, capitale dei nababbi musulmani (nel XVIII sec. fu conquistata dai Rajput dello Shekhawati), dista circa cinque ore di auto da Delhi.
A poche ore dalla capitale si prendono presto le distanze dalla sua confusione e dal suo traffico. Sembra, a ogni chilometro, non solo di distanziarci fisicamente ma anche nel tempo. Sembra di fare un viaggio nel passato e nei suoi antichi fasti.
Una delle haveli meglio conservate e restaurate è la Nadine Le Prince. Nel periodo di massimo splendore della Via della Seta del XIX secolo la famiglia Nand Lal Devra costruì (1802) una ricca dimora. I mercanti dell’epoca costruivano le loro case con le fortune guadagnate con l’agricoltura, le miniere di pietra, i tessuti, il commercio e talvolta l’oppio.
L’haveli fu abbandonata negli anni Cinquanta, quando il commercio della regione si spostò verso i grandi porti dell’India, fino al 1998. Anno in cui fu acquistata dalla pittrice francese Nadine Le Prince, attratta dalla malinconica bellezza dell’architettura marwari, dalla famiglia Devra. Nadine impiegò per il suo restauro più di cinque anni. Sono attribuibili, con ogni probabilità, a lei nuove ridipinture (2002-03) forse poco rispettose degli originali sulle pareti esterne. Sopra la zona centrale spicca la figura di Ganesh, dio dalla testa di elefante protettore del focolare.
Nell’atrio il soffitto, con intagli originali in legno, è bordato di oro vero. L’haveli contiene una galleria d’arte dove sono esposte opere d’arte indiane e francesi. Il figlio di Nadine, Joel Cadiou, ha aggiunto oggeti di artigianato tribale, nonché il suo lavoro fotografico durante i suoi viaggi attraverso l’India. Le camere sono state arredate nello stile originale dell’epoca con oggetti e mobili provenienti da antiquari di tutto il Rajasthan.
Oggi Le Prince Haveli apre le sue camere agli ospiti e ai viaggiatori che cercano una pausa tra i fasti dei ricchi mercanti dell’Ottocento. Le Prince Haveli subirà un restauro scientifico, stabile e durevole aprendo le sue porte a studenti, professionisti e appassionati d’arte interessati a preservare il patrimonio Shekhawati con un programma educativo di conservazione e restauro.
Nella zona nordoccidentale della città si incontra un interessante cenotafio, Jagannath Sinhania Chhatri, circondato da deliziosi giardini. L’ingresso è sul retro. In un piccolo santuario gli abitanti dei villaggi arrivano per rendere omaggio, e lasciare offerte, a Shiva. Di fronte sta il pozzo, Shingania, ancora utilizzato per attingere l’acqua.Tra le haveli da vedere: Mahavir Prasad Goenka Haveli con bei mosaici e specchi sul soffitto dell’anticamera, e la diroccata Choudharia Haveli.
Nella Vishnumath Keria Haveli si vedono Radha e Krishna con le ali che viaggiano su macchine volanti con un auto d’epoca mentre sul muro settentrionale ci sono re Giorgio e la regina Vittoria.
Nella Harikrishnan Das Saraogi Haveli, con negozi al piano terra, nella corte c’è una donna che fuma il narghilè, nel cortile interno un carro trainato da cammelli sta vicino a un auto. Nell’angolo sudest del cortile c’è il dio del sole Surya su una carrozza trainta da cavalli mentre sulla parte esterna del muro meirdionale c’è la regina Vittoria, un treno, un santone e Krishna che suona per Radha un grammofono.
Mandawa è piuttosto isolata a pochi chilometri da Fatehpur. Mancano in zona aeroporti o stazioni ferroviarie che rendano più facile raggiungerle. Mandawa era un avamposto commerciale per le antiche vie carovaniere che provenivano dalla Cina e dal Medio Oriente.
La sua fortezza fu costruita nel 1760 dall’ultimo figlio di Sardul Singh e oggi è un costoso albergo. Nonostante sia turistica, con varie botteghe di antiquariato, girare per le sue strade in terra battura, dove bivaccano bovini, è rilassante.
A Mandawa si ha la sensazione che il tempo si sia fermato al XVIII secolo. La cittadina è nota come “la galleria d’arte a cielo aperto”, in quanto ricca di haveli, decorate con affreschi sfarzosi, costruite tra il XVIII ed il XX secolo.
Alcune haveli sono state ristrutturate, altre sono state trasformate in hotel, mentre altre ancora versano in uno stato di abbandono e degrado.
Per visitare Mandawa è bene dedicarle almeno una giornata e quindi pernottare lì. Per la visita alle haveli è meglio avere una una guida a disposizione in grado di raccontare le curiosità e gli aneddoti della città.
A partire dal XVIII secolo a Mandawa le ricche famiglie di facoltosi commercianti hanno iniziato, anche qui, a costruire palazzi secondo l’architettura indù decorandoli sia all’esterno che all’interno con soggetti religiosi tradizionali e scene di vita.
Ogni haveli è diversa e rispecchia il gusto del suo proprietario. Si rimane incantati davanti agli affreschi di Hanuman Prasad Goenka Haveli, Goenka Double Haveli, Murmuria Haveli, Jhunjhunwala Haveli, Mohan Lal Saraf Haveli e Gulab Rai Ladia Haveli.
La sede della State Bank of Bikaner & Jaipur è la Bisindhar Newatia Haveli i cui interni, una volta affrescati, sono stati intonacati. Nonostante ciò conserva ancora sul muro orientale esterno (accessibile dalla banca) dipinti (1920) con una europea in auto con autista, un uomo in bicicletta e i fratelli Wright in volo con il loro aeroplano sopra delle donne in sari che ammirano stupefatte.
Tra gli edifici più belli, sono da segnalare Sewaram Saraf Haveli, scelta anche da Bollywood come location per film di successo; Ram Pratap Nemani Haveli, recentemente trasformata in “heritage hotel” con affreschi del XVIII secolo. In Hanuman Prasad Goenka Haveli si vede Indra su un elefante e Lord Shiva sul suo toro Nandi. Sul lato opposto della strada la Goenka Double Haveli presenta una facciata con monumentali dipinti con elefanti e cavalli e ai piani superiori raffigurazioni di donne del Rajasthan in abiti tradizionali con motivi religiosi.
I dipinti della Murmuria Haveli (1930) sono un un mix tra Oriente e Occidente con le sue raffigurazioni di treni, auto, Nehru in sella a un cavallo che tiene in mano la bandiera indiana e Venezia con le sue gondole. Vicino il pozzo di Harlalka, attualmente in disuso e riconoscibile dalla vecchia puleggia e la rampa per i cammelli, c’è anche l’antico lavatoio.
L’ingresso nella Jhunjhunwala Haveli è a pagamento, a destra nel cortile principale c’è una sala dipinta a foglie d’oro. Nella Mohan Lal Saraf Haveli, oltre al maharaja con i baffoni sul muro meridionale, la porta che immette nel cortile presenta decorazioni a specchi e mosaici. Negli affreschi della Lakshminarayan Ladia Haveli sono raffigurati: una processione in un fregio, gopi tra i tentacoli di un mostro marino tra le mensole e Rama che uccide Ravana.
Purtroppo nella Gulab Rai Ladia Haveli diversi aloni blu hanno censurato le scene erotiche dei dipinti. Rimane una donna che partorisce assistita da domestiche nell’ultima coppia di mensole sul muro nord, una raffigurazione erotica nella quinta nicchia a partire dalla fine del muro e sempre sulla stessa parete una coppia amoreggia in una carrozza ferroviaria.
La Chokhani Double Haveli (1910) presenta tra i suoi dipinti arabeschi floreali, pavoni e leggende riferite al dio Krishna. Spesso, con gentilezza, è possibile varcare l’ingresso principale delle haveli (a tal fine può aiutarvi una mancia) e visitare almeno il cortile. In genere sotto i portici vi abitano i custodi e non è raro trovarvi i panni stesi ad asciugare e su un lato, a terra, l’angolo cottura.
Informazioni
Dove dormire
FATEHPUR
Haveli Nadine Le Prince
MANDAWA
Hotel Castle Mandawa
Hotel Heritage Mandawa
Le camere migliori sono al piano superiore