Sicilia 1. Palermo, una città che profuma di Mediterraneo e arancine
Palermo, crocevia del Mediterraneo dalla cultura meticcia che ha contagiato anche Wim Wenders.
È impossibile rinunciare al suo splendido mare e così spesso la Sicilia è una incantevole meta di vacanze balneari in cui si rischia di trascurare la sua ricchezza storica, culturale, artistica e umana. Evitando il caldo estivo, e apprezzando il suo clima mite nei rimanenti periodi dell’anno, la Sicilia è una destinazione affascinante in tutte le stagioni. Si può stare in spiaggia otto mesi all’anno ma questo itinerario non racconterà i suoi litorali e le trasparenze del suo mare cristallino. Ombelico del Mediterraneo questa isola ha visto il passaggio e il dominio di Greci, Romani, Arabi, Normanni, Spagnoli e anche Francesi e Inglesi.
Ma la Palermo arabo-normanna è, forse, quella più affascinante. Un sito che vanta sette complessi monumentali nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco: il Palazzo dei Normanni con la Cappella Palatina, la Cattedrale, Chiesa di San Cataldo, Chiesa della Martorana, il ponte dell’Ammiraglio e la Zisa, oltre il Duomo di Monreale e quello di Cefalù.
Qui alcuni suggerimenti sulle molte anime di Palermo per un soggiorno minimo di tre-quattro giorni.
Per comprendere quanto Palermo sia il risultato di contaminazioni culturali basta considerare che nel VII secolo i Fenici fondarono lì un loro primo insediamento, il nome glielo diedero i Greci (Panormus) e conobbe fama e splendore durante la dominazione araba (contava 300 moschee, bazar e giardini ricchi di agrumi, per cui si guadagnò il nome di ‘Conca d’Oro’).
La residenza araba di Al Qasr (castello, dall’arabo) si trasformò nel Palazzo dei Normanni, situato su una piccola altura al confine tra il centro e la città nuova. Dopo la morte di Federico II cadde in rovina mentre oggi è sede del parlamento siciliano. In questo palazzo si conserva uno dei gioielli del capoluogo siciliano.
La Cappella Palatina
Magia architettonica in stile arabo-normanno fu commissionata (1130) da Ruggiero II d’Altavilla per la sua incoronazione a re del Regno di Sicilia. Ogni visitatore rimane a bocca aperta entrando nella basilica colonnata a tre navate (architettura occidentale). Definita da Guy de Maupassant “la chiesa più bella del mondo” è interamente rivestita di splendidi mosaici (bizantini) su fondo dorato. Il suo soffitto ligneo è una testimonianza dell’arte islamica rintracciabile solo in Iran e nord Africa.
Il soffitto, opera di carpentieri e pittori probabilmente provenienti dall’Egitto, è unico al mondo. Una fascia di nicchie sfaccettate (muqarnas) sopra cui poggiano cassettoni (di cui venti stellati) intervallati da stalattiti. Tutta la struttura è realizzata a incastro con pannelli lignei sovrapposti a una struttura in legno.
Nella navata centrale sono raffigurate scene dell’Antico Testamento, nelle laterali quelle della vita dei Santi Pietro e Paolo, nel presbiterio scene della vita di Cristo e nella cupola, e nel catino absidale, il Cristo Pantocrator.
Sopra il trono, che lascia supporre che la Cappella venisse usata come sala di rappresentanza del re, il Cristo in trono legittima i re normanni rendendo sacrale la regalità terrena.
Cattedrale Maria Santissima Assunta
Seguendo la storia, poco distante dal Palazzo dei Normanni, scendendo per Corso Vittorio Emanuele, troviamo, circondata da palme, la Cattedrale di Palermo. Edificata nel XII al posto di una moschea per volere dell’arcivescovo normanno Gualtiero Offamilio. A confermare la cultura ‘meticcia’ di Palermo, sull’ultima colonna di sinistra del portico, è visibile una sura del Corano incisa in cufico (scrittura araba antica). Oggi solo il coro e le merlature riecheggiano il suo antico aspetto. All’interno la Cappella di Santa Rosalia con l’urna d’argento contenente le spoglie della Santa. La chiesa subì importanti modifiche ad opera degli spagnoli e di Ferdinando Fuga (XVIII secolo).
Da non perdere:
a) nelle cappelle laterali i monumentali sarcofagi dei re normanni e svevi. In prima fila quello in porfido (come le sei colonne del baldacchino) dell’imperatore svevo Federico II, alla sua destra il padre Enrico VI, in seconda fila la mamma Costanza e a sinistra Ruggiero II. In un antico sarcofago dipinto giace Costanza d’Aragona, prima moglie di Federico, nella cui tomba si trovava la corona d’oro del marito che costituisce l’oggetto più prezioso della sala del tesoro della Cattedrale.
b) il tetto della Cattedrale da cui si ammira un panorama a 360 gradi di Palermo.
c) il prospetto orientale (esterno) della Cattedrale decorato a tarsie di pietra lavica.
La Martorana
Proseguendo lungo Corso Vittorio Emanuele si raggiungono i ‘Quattro Canti’ con le statue di santi locali e allegorie delle stagioni nelle nicchie. È l’incrocio che suddivide i quattro quartieri storici della città: Alberghiera, Capo e, verso il mare, Vucciria e Kalsa. Girando per via Maqueda si apre, sulla sinistra la piazza Pretoria con la sua bella fontana cinquecentesca al centro.
Più avanti, dallo stile orientale, La Martorana. Nel 1143 Giorgio di Antiochia (ammiraglio della flotta di Ruggiero II) si convertì al Cristianesimo e fondò questa chiesa. Deve il suo nome attuale a Eloisa Martorana, fondatrice del monastero benedettino a cui fu donata, nel 1433, da re Alfonso D’Aragona. Diocesi albanese, qui la messa è celebrata secondo la liturgia bizantina e romana, in albanese e greco.
La parte centrale è in stile arabo-normanno a cui si sono aggiunte decorazioni barocche.
Nella cupola l’antico mosaico con il Cristo Pantocrator, circondato da arcangeli, profeti, evangelisti e apostoli. Oltre l’aspetto esterno, l’interno, con la sua balaustra divisa da una grata, è il risultato di un mix artistico e culturale incredibile.
San Cataldo
Accanto alla Martorana sta questa chiesa (1154 fatta costruire da un altro ammiraglio, Maione da Bari) dalla forma cubica e dalla cupola rosa. L’esterno, con un fregio del tetto ornato da una scritta in cufico, ha le sembianze più di una costruzione civile araba che di un luogo di culto cristiano.
L’interno, di grande suggestione, è rimasto incompiuto per la morte del committente.
Palazzo Mirto
Proseguendo verso il mare, per rivivere i fasti dell’aristocrazia siciliana, le suggestioni da Gattopardo, si può visitare Palazzo Mirto. Antica residenza (fine XVIII secolo) dei principi Lanza Filangeri.
Le stanze del piano nobile conservano gli arredi originali, come il salotto cinese o il fumoir rivestito in cuoio.
La vicina piazza Marina merita una sosta e una perlustrazione. Al centro si trova un esotico giardino con enormi ficus, tra cui uno benjamina di 150 anni alto 25 metri.
Palazzo Abatellis
È un sontuoso edificio in stile gotico-catalano voluto (1490) dal pretore di Palermo, Francesco Abatellis. Ospita la Galleria regionale Siciliana, uno autentico scrigno d’arte.
Alcune opere imperdibili. L’affresco trecentesco Il trionfo della morte, scelto da Wim Wenders come fulcro del film Palermo Shooting. Il destriero cavalcato dalla Morte è stato un probabile riferimento per il cavallo di Guernica di Picasso.
L’elegante busto di Eleonora d’Aragona (1440 – 1500) di Francesco Laurana è un’opera straordinariamente moderna. Meritano il viaggio i dipinti (tra i pochi esistenti) di Antonello da Messina, tra cui la celebre Annunciata (1476).
La sua perfezione, espressione, eleganza, dettaglio dei particolari e profondità di spazio, realizzata con la sola mano rivolta verso lo spettatore e il piano inclinato del leggio, lascia senza respiro e fa presumere la conoscenza dei fiamminghi.
Museo Archeologico
Il Museo Archeologico di Palermo non solo è interessante perchè è uno dei più ricchi d’Italia ma anche perchè soltanto qui è possibile ricostruire, seppure nell’immaginario, l’antico aspetto di Selinunte (la città dei templi), vedere le sue metope e scoprire la sua policromia.
Grazie ai ritrovamenti dei frammenti esposti al Museo è stato possibile dimostrare che i templi greci non erano bianchi ma dipinti in vari colori.
Visitare prima il Museo e poi il sito archeologico di Selinunte servirà ad averne una visione di insieme.
Due luoghi hanno un fascino unico e suscitano particolari emozioni a Palermo.
Santa Maria dello Spasimo
Si trova in una zona ancora non completamente ristrutturata dal tempo della Seconda Guerra Mondiale e ne porta le cicatrici. La chiesa dello Spasimo, e il suo convento, furono fondati nel XVI secolo.
Quest’ultimo fu trasformato in fortezza contro l’invasione dei Turchi. Della chiesa gotica rimangono solo le pareti della navata centrale. Contiguo ai bastioni esterni un incantevole giardino panoramico, lontano da ogni rumore, favorisce la contemplazione in un luogo che sembra senza tempo.
Monte Pellegrino Santa Rosalia
Si può percorrere l’antico sentiero di pellegrinaggio lastricato (partenza da piazza Generale Cascino) per raggiungere (quasi 1 ora e mezza) il Santuario di Santa Rosalia (dislivello 350 metri) e tornare con l’autobus. Lungo il tragitto il panorama si apre sulla Conca d’Oro.
Monte Pellegrino fu definito da Goethe “il più bel promontorio del mondo”, da lì si gode una vista superba su Mondello, Palermo e la costa. La protettrice del Monte, e patrona del capoluogo, è Santa Rosalia che si presume sia vissuta nel XII secolo. Qui si era ritirata in eremitaggio in una grotta (dove visse otto anni) dopo la fuga dalla casa paterna e il rifiuto a sposare un nobile scelto dal padre.
Dopo la sua morte fu subito proclamata santa. Successivamente al ritrovamento dei suoi resti nella grotta (1624) avvennero numerose guarigioni. Il culto della “santuzza”, così chiamata affettuosamente dai siciliani, guaritrice della peste (1625 a Palermo), damigella alla corte normanna, è ancora oggi particolarmente vivo. Tra il 14 e 15 luglio si ripete ‘u fistinu‘ (festino) con una processione spettacolare che parte dal Palazzo Reale, passa davanti la Cattedrale, i Quattro Canti e termina al Foro Italico con uno spettacolo pirotecnico.
Il Santuario di Santa Rosalia (rosa e lilium, sono un riferimento alla sua purezza) è ancora oggi meta di pellegrinaggio di molti siciliani devoti.
Il fascino di questa città è conclamato da due importanti riconoscimenti. La città ospiterà la biennale itinerante Manifesta ed è stata nominata Capitale Italiana della Cultura per il 2018. Sarà Palermo, il prossimo anno, a rappresentare la cultura e la bellezza del territorio italiano. Per assolvere a tale compito sono stati previsti investimenti per 6,5 milioni di euro.
Mercati
Oggi la famosa Vucciria è soprattutto il soggetto del celebre quadro di Guttuso, una location diventata per molti aspetti turistica. La sera la piazza è animata da music-bar e chioschetti che grigliano pesce o ‘stigghiole’ (budella di agnello o capretto avvolte intorno a un porro).
Più autentico il mercato di Ballarò (Porta Sant’Agata), quasi un vero souq dallo spirito arabo dove si incontra l’anima multietnica della città. Impregnato dai profumi delle sue rosticcerie, qui potete gustare il vero cibo di strada, in particolare la ‘sfincia’, pizza tipica siciliana.
Hammam
Per combattere stanchezza e stress, o semplicemente per vivere una esperienza orientale, non manca, nella città più araba d’Italia, l’Hammam. Profumi d’Oriente, bagno turco, massaggi, degustazioni di tè in un ambiente tipico. Ingressi in giornate diverse per sesso, come da consuetudine: lu/me/ve donne e ma/gi/sa uomini.
Mangiare bene a Palermo, patria dello street food, è facile. Pranzare con una profumatissima e succulenta arancina (Ke Palle) è un vero piacere e vi farà dimenticare quelle della penisola.
Foto di Marco De Felicis
INDIRIZZI UTILI
Antica Focacceria S. Francesco
Via Alessandro Paternostro, 58
www.anticafocacceria.it
Locale con arredi in buona parte ancora originali (1834), quelli in ghisa sono stati realizzati dalle Fonderie Florio.
La cucina è quella popolare siciliana. Qui si scordano le prescrizioni dietetiche e ci si immerge nei fritti, panelle (frittelle di farina e ceci), crocchè, sfincione, arancine e si affondano i denti nei ‘pani c’a meusa’ (pane con la milza e polmone soffritti nello strutto, conditi con limone e formaggio) per palati coraggiosi e fegato-resistenti.
Ke Palle
Il paradiso delle arancine. Arancine d’autore di cento gusti diversi, di riso, di pasta e al forno. Se siete indecisi: stekka, una selezione di sapori. Le ultime creazioni, arancine gourmet, la ‘Norma’ e la ‘Mediterranea’ con il datterino giallo campano “Così com’è”, varietà riscoperta della piana del Sele. Non mancano i cannoli e lo ‘sfincione’ con pomodoro, caciocavallo e cipolla.
Via Terrasanta, 111B – Via Maqueda, 270 – Via Amari, 154
www.kepalle.it
Pasticceria Porta Sant’Agata
Via Pietro Mignosi, 10
tel. 091 6526778
Siamo arrivati qui seguendo il profumo dei suoi dolci. Imperdibile la cassata, la ‘martorana’ (a base di pasta di mandorle) e il ‘buccellato’ (fichi, mandorle, cioccolato e marmellata).
Antico Caffè Spinnato
via Principe di Belmonte 111
tel. 091 7495104
https://www.spinnato.it/
Salotto scelto per la colazione. Pasticceria: cannoli, cassata, biscotti alle mandorle e la frutta martorana
Ristorante Gagini
via dei Cassari 35
tel. 091 589918
https://www.gaginirestaurant.com/
Cucina siciliana in un ambiente suggestivo.
Dormire
Hotel Giardino Inglese (****)
via della Libertà 63
tel. 091 6251295
https://www.hotelgiardinoinglese.it/
Camera doppia: da 100 euro (con colazione)
Dimora nobiliare di tardo Ottocento, camere con terrazza in un elegante edificio.
Hotel Joli (***)
Via Michele Amari, 11
tel. 091 6111765
https://www.hoteljoli.com/it/
Camera doppia: da 70 euro
Appena fuori dal centro, raggiungibile a piedi, facile il parcheggio. Ha mantenuto il suo carattere déco. Stanze curate e pulite a prezzi onesti.
B&B del Massimo
via Bara all’Olivella 70,
tel. +39 091326416
https://www.bbdelmassimo.it/
Centrale, di fronte al Teatro lirico, stanze spaziose e curate, pavimenti d’epoca, economico. Consigliata la suite spaziosa con terrazza.
Hammam
Via Torrearsa, 17d
tel. 091 320783
www.hammam.pa.it
ingresso 40 euro – massaggi 40-60 euro.