Saint-Émilion, la collina dai mille Châteaux
Saint-Émilion, pittoresco borgo medievale, si trova nel dipartimento della Gironda (regione dell’Aquitania) a mezz’ora di treno da Bordeaux. Famoso per i suoi châteux , è patrimonio mondiale dell’umanità Unesco per il suo paesaggio culturale (vigneti storici),
Si racconta che l’antica città di Ascumbas fu fondata nell’VIII secolo dal monaco bretone Emilian. Divenuto monaco benedettino visse gli ultimi anni della sua vita in un eremo intorno al quale sorse la città di Saint-Émilion. Situata su una collina da dove si ammira un panorama vitivinicolo unico. I primi vigneti risalgono al II e al IV secolo, già per i Romani era una zona vocata alla viticoltura. Ma presto si scopre che esiste un’altra città, quella sotterranea, con chilometri di gallerie.
Tra l’XI e XII secolo i Benedettini scavarono la chiesa monolitica più grande d’Europa (38 m x 20 m e alta 11 m), un monumento grandioso con rilievi che rimandano a un sincretismo religioso e astrologico. Su questa è impostato il monumento più alto della città, il campanile, mentre quello più antico (VIII secolo) è la grotta naturale dell’eremo dove il santo pregò e compì alcuni miracoli.
All’interno una seduta, ritenuta la poltrona del Santo, si crede abbia poteri miracolosi. Renderebbe feconda ogni donna che ci si siede sopra facendola rimanere incinta. Si suppone che i monaci seppellissero i loro morti nelle catacombe (utilizzate tra il IX e XV secolo) vicino alla prima sepoltura di Saint-Émilion. Nelle catacombe erano praticate delle aperture sulla volta per consentire la resurrezione delle anime.
Fu Giovanni senza Terra (re inglese) a edificare, nel 1199, la città dandogli l’organizzazione di Jurade.
La Jurade era un privilegio (in vigore fino alla Rivoluzione francese, 1789) di delega dei poteri economici, politici e giudiziari ai notabili e magistrati santemilionesi che amministravano la regione giurando fedeltà al re. In cambio l’Inghilterra godeva del ‘privilegio dei vini di Saint-Émilion’ che importava al di là della Manica. Nel 1453 la regione e il privilegio passarono nelle mani del re di Francia.
La cittadina si arricchì grazie alla produzione e commercio del vino. Le barche partivano piene di botti di vino e tornavano con i ciottoli con cui sono state lastricate le stradine del paese. I ricchi proprietari conservavano il vino per l’invecchiamento in gallerie sotterranee, utilizzate allo stesso modo ancora oggi e, in buona parte, visitabili.
La Jurade è stata rifondata nel 1948 come confraternita del vino, con una diversa funzione. Oggi i compiti della confraternita sono quelli di garantire l’autenticità e la qualità dei vini, la reputazione delle denominazioni e l’organizzazione della Festa di primavera nel mese di giugno e della vendemmia a settembre. Inoltre detiene il marchio di fuoco ‘vinetier’ stampato su ogni barile.
Il sigillo reca la scritta ‘Sigillum com si emiliani’, ovvero ”Sigillum comunitatis sancti Emiliani’, che significa: “il sigillo del comune di Saint-Emilion”. In occasione di eventi i membri della Jurade sfilano, attraverso la città, vestiti nei tradizionali abiti rossi.
Dopo la visita nella città sotterranea camminare per le stradine acciottolate e impervie del borgo – chiamate tertres (sono quattro) – e scoprirne i negozi e le enoteche ricercate ha un fascino particolare. La Collegiata (XII – XV sec.) ospitò i monaci agostiniani fino alla Rivoluzione francese. È interessante per le stratificazioni stilistiche, tra romanico e gotico, che presenta.
La parte più suggestiva è il chiostro che ospita antiche sepolture. Qui i monaci coltivavano erbe medicinali. Un personaggio scolpito su un sepolcro è identificabile con un cavaliere inglese per il leone sulla spalla. Giace con la spada sul petto e la testa è stata tagliata durante il periodo della Rivoluzione. La Grande Muraglia è ciò che resta del convento domenicano del XIII sec. ed è rappresentativa dello stretto legame tra gli ordini monastici e la viticoltura.
Per godere di un panorama a 360 gradi si può salire sul campanile (XII – XV sec.) della chiesa monolitica (chiedere le chiavi all’ufficio turistico) alto 68 m con 196 gradini.
Con la sua altezza costituiva un punto di riferimento visivo per i pellegrini che si recavano a Santiago de Compostela. Il panorama è superbo e il borgo è circondato da distese di vigneti.
La viticoltura, in questa zona, è favorita dal clima oceanico, mite in inverno, moderato per la vicinanza del fiume. Saint-Émilion si trova sulla riva destra della Dordogna in un territorio di diversa composizione (terreni argillo-calcarei, sabbio-fangosi o calcarei), una zona ideale per la produzione di vini rossi (AOC, Designazione di Origine Protetta) soprattutto Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Vini color porpora, aromatici (frutti di bosco, leggera speziatura, vaniglia e cuoio) e tannini eleganti che donano una struttura destinata a durare nel tempo. Su una superficie di circa 1450 ettari vengono prodotti circa 82000 ettolitri di vino.
Châteu Guadet, i cui vigneti si trovano a pochi metri dalla porta della città, era proprietà di un avvocato e deputato girondino. Durante la Rivoluzione francese, con i suoi compagni, si sarebbe nascosto nelle grotte sotto la proprietà. Fu ghigliottinato nel 1794. Guy Petrus Lignac, nipote di Marie-Louise Loubat fondatrice del famoso Petrus, gestisce il vigneto.
Il castello appartiene alla famiglia dal 1844. Il vigneto (di 5,5 ettari), certificato biologico dal 2012, è costituito dal 75% Merlot e 25% Cabernet Franc. Le antiche cave di estrazione, le gallerie, oggi sono utilizzate per l’invecchiamento del vino a una temperatura costante di 12° e a una umidità del 70 – 95%.
Il vino è affinato in botti di rovere francese per 18 – 21 mesi e poi imbottigliato nello Châteu. In occasione della visita, accompagnati da Guy-Petrus Lignac, abbiamo degustato due vini (80% Merlot 20% Cabernet Franc). Châteu Guadet 2007 Grand Cru Classé, color rubino, frutti rossi, ciliegia, corpo ed eleganza, gusto morbido e vellutato, rotondo e persistente, vocato all’invecchiamento. Châteu Guadet 2011 Grand Cru Classé maggiori sentori freschi di frutta, maggiore acidità, alcol pronunciato e tannini ancora ruvidi.
Un’altra prelibatezza sono i Macarons di Saint-Émilion, diversi a quelli a cui siamo abituati, sono fatti a base di pasta di mandorla tritata, bianco d’uovo montato a neve e zucchero in polvere. Le dosi rimangono un segreto inespugnabile. Volendo trovare una somiglianza ricordano i nostri migliori amaretti. La tradizione vuole che siano stati inventati dalla suore orsoline nel 1620. Si consiglia di degustarli e acquistarli da Nadia Fermigier che, senza usare conservanti e coloranti, è rimasta fedele alla ricetta autentica.
Chai Pascal è un ristorante accogliente dove sarete trattati con gentilezza. Zuppa di pesce ottima! L’andouillette (una sorta di salsiccia a grana grossa con intestino di maiale e trippa di bovino) era saporita. Il ‘piatto del giorno’ era più delicato: una sorta di gâteaux di patate su una base di funghi, cipolla e cumino.
Abbiamo degustato un calice di Chateau de Ferrand 2012 St. Émilion Grand Cru Classé (Pauline Bich). Color rubino, al naso un bouquet ricco, frutti rossi, ciliegia, buona struttura e tannino potente, poca persistenza nel finale. Un calice di Chateau Bonalgue Bel Air 2011, Pomerol Lateyron. Sentori meno accentuati, mandorla, asciutto, poca persistenza. Il vino che ci ha stupito favorevolmente è lo Château Peyrou 2012 Castillon – Côtes de Bordeaux bio di Catherine Papon-Nouvel (80% Merlot, 10% Cabernet Franc e 10% Cabernet Sauvignon). Un bel colore rubino, frutti rossi, note di quercia, buona acidità, più legato al territorio, tannini maturi e finale prolungato. Un vino biologico con personalità, meno omologato rispetto agli altri, con un ottimo rapporto qualità prezzo (15 euro a bottiglia).
Lo Château Peyrou è situato al confine di Saint-Émilion. Il vigneto di 4,5 ettari è completamente certificato biologico, è coltivato a Merlot (80%) e con due uve Cabernet. Catherine Papon è cresciuta in una famiglia di viticoltori di Bordeaux ed è stata la più giovane enologa di Saint-Émilion. Catherine effettua una raccolta manuale, fermentazione naturale e porta avanti la viticoltura bio-dinamica.
La Maison du Vin è una enoteca rappresentativa del territorio dove acquistare una bottiglia di vino, prenotare una degustazione o fare un corso. Da tener presente che solo il vino Saint-Émilion Grand Cru ha tre ulteriori suddivisioni: Grand Cru Classé, 1° Grand Cru Classé B e 1° Grand Cru Classé A (il migliore).
Per chi è appassionato di bicicletta ci sono interessanti tour da 4 a 49 km per scoprire la regione ed è possibile noleggiare bici e attrezzatura sul posto (informazioni presso l’ufficio del turismo).
Per dormire potete regalarvi un soggiorno in uno dei numerosi châteaux o un più economico hotel o B&B in paese.
Avvertenze: se andate in treno ricordate di acquistare anche il biglietto di ritorno alla stazione di Bordeaux perché non ho visto una biglietteria alla stazione di Saint-Émilion. Inoltre la stazione si trova a un paio di km dal paese. In alta stagione è in funzione un servizio bus e taxi, in partenza dalla stazione, ma fuori stagione rischiate di non trovarli.
Foto di Marco De Felicis
INDIRIZZI UTILI
Dove dormire:
Auberge de la Commanderie **
2 rue Pont Brunet, Saint-Émilion
Tel. 05 57744453
www.aubergedelacommanderie.com
Camera doppia 77 – 89 euro
Au Logis des Remparts ***
18, rue Guadet, Saint-Émilion
Tel. 05 57247043
https://logisdesremparts.com/
Camera doppia 100 – 150 euro
Logis des Jurats
6 rue des Jurats, Saint-Émilion
Tel. 06 74762038
https://www.logisdesjurats.com/
Camera doppia 99 euro con colazione
Dove mangiare:
Chai Pascal
37 Rue Guadet 33330 Saint-Émilion
www.chai-pascal.com
Tél : +33 (0)5 57 24 52 45
Vino
Château Guadet
4 rue Guadet Saint-Émilion
Tel. +33 (0) 557744004
https://www.chateau-guadet-saintemilion.fr/
Pasticceria Macarons
Nadia Fermigier
9 rue Guadet Saint-Émilion
Tel. 05 57 24 72 33
Maison du Vin de Saint-Émilion
1 Place P. Meyrat – Saint-Émilion
Tel. 0033 (0) 557555055
Ufficio Turistico
Place des Créneaux
Tel. 33 (0) 557552828
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