74. Mostra del Cinema di Venezia. ‘First Reformed’ di Paul Schrader
Nonostante l’interpretazione convincente di Ethan Hawke il film di Paul Schrader, First Reformed, non ha conquistato la giuria e il pubblico.
Padre Toller (Ethan Hawke), ex cappellano militare, ha scelto l’esilio volontario in una parrocchia al confine con il Canada. Porta con sé il fardello di un passato tremendo e doloroso (un figlio mandato a morire nella guerra sbagliata in Iraq) che tenta di lenire con alcol e preghiera. In chiesa è avvicinato da Mary (Amanda Seyfried), incinta, che gli chiede di parlare con il marito, un ambientalista estremista e pessimista. Lei aspetta un bambino ma lui non lo vuole perché è convinto che su questo mondo si stia per abbattere l’apocalisse.
Le vite dei tre protagonisti sono allacciate dal dolore, dalla ricerca di bellezza e del perdono. Padre Toller scrive un diario, beve, ha pulsioni suicide. La sua anima è troppo provata, fragile e viene contagiata dal fanatismo ambientalista.
In First Reformed Schrader sintetizza il lavoro di una vita, come regista, critico e sceneggiatore (Taxi Driver, Toro Scatenato e L’ultima tentazione di Cristo per Martin Scorsese).
Anche lui è pessimista: “Non credo che la nostra specie arriverà alla fine di questo secolo. Il mondo se la caverà, noi no”. Il diario di un curato di campagna, uscendo dal contesto spirituale, cambia registro e si infiamma colorandosi della passione di Uccelli di Rovo.
I punti di forza del film, che ci riconnette a una spiritualità fin troppo calpestata, sono, oltre al finale, le tematiche importanti che affronta: l’ecologia, l’ingiusta guerra in Iraq, la decisione colma di responsabilità di mettere al mondo un figlio e il puritanesimo made in USA.
I punti deboli sono il fanatismo religioso spinto fino all’autoflagellazione e i riferimenti cinematografici che ne fanno un esercizio di cinema, razionale, un po’ freddo, che toglie allo spettatore la possibilità di identificazione.
Il rapporto con la religione è stato fondamentale nella vita del regista, cresciuto in una comunità calvinista in Michigan: “Non si può scappare dal proprio software originale. Alla fine, a settant’anni, ho deciso di affrontare la questione nel modo più diretto”.
Paul Schrader è consapevole del capovolgimento di opinione nei confronti dell’America, se prima c’era chi la riteneva una risorsa per il mondo oggi gli americani: “hanno scoperto di essere il contrario: un problema per il mondo. Dobbiamo chiederci come questo sia potuto succedere, e in un modo così facile e veloce”.
Molti critici lo avevano già inserito nel palmarès della Mostra ma il film non ha convinto fino in fondo né la giuria né il pubblico.
Sito Mostra del Cinema: https://www.labiennale.org/it/cinema/2017