Tantas almas, la forza di un padre. RomaFF14
La Valle delle anime, quando i gruppi paramilitari colombiani dettavano legge .
In Tantas almas (Valley of Souls) Nicolás Rincón Gille racconta il coraggio di sopravvivere dei civili alla violenza dei gruppi paramilitari (1998-2002). Al rientro da una pesca notturna sul Rio Magdalena, Josè non trova i suoi due figli, Dionisio e Rafael. Immagina che siano stati uccisi e gettati nel fiume dai paramilitari.
Josè parte così alla ricerca dei corpi dei propri figli per dare loro una giusta sepoltura. Ma cercare e recuperare i cadaveri nel fiume, a causa dei numerosi omicidi per mano dei paramilitari, è proibito.
Josè trova il primo figlio e ne nasconde il corpo, dandogli una sepoltura provvisoria, in attesa di ritrovare il secondo.
Durante la discesa del fiume però viene catturato da una banda di paramilitari. Riesce a fuggire grazie alla distrazione di quest’ultimi, esaltati dalla vittoria, trasmessa in televisione, di un campione di ciclismo nazionale.
Impegnato dalla continua ricerca del cadavere dell’ultimo figlio, Josè continua a seguire la corrente, cerca fra i rami, le insenature e dovunque il corpo possa essersi fermato, ma invano.
Incontra altri abitanti delle rive che gli consigliano di non proseguire nella suo inutile ricerca. Ma Josè non intende darsi per vinto nonostante i divieti e la prepotenza dei militari. Troverà, lungo il suo viaggio, la solidarietà di coloro che hanno avuto la sua stessa triste esperienza. Questo l’aiuterà a sentirsi meno solo.
La disperazione lo porterà a disseppellire dei cadaveri senza nome nel cimitero di un villaggio, dove la corrente del fiume meno impetuosa li ha depositati.
La Colombia è stata duramente segnata da un periodo di guerra civile iniziata negli anni Sessanta con i guerriglieri di estrema sinistra FARC ed ELN e con l’insediamento negli anni Ottanta di gruppi paramilitari di narcotrafficanti del Cartello di Medellín, i MAS di estrema destra.
Questi dettavano legge, godendo della complicità delle forze dello Stato. Alcune leggi promulgate negli anni Sessanta permettevano la formazione di queste milizie antiguerriglia private.
Organizzazioni paramilitari come i Los Tangueros, di fatto appoggiati anche da allevatori stanchi del ‘pizzo’ preteso dai guerriglieri, uccidevano anche civili inermi. Una lunga storia di disperazione e sangue, magistralmente e silenziosamente raccontata dal regista Nicolás Rincón Gille.
Un’ottima fotografia descrive la natura così come la macchina da presa imprime nello spettatore i primi piani degli abitanti del luogo. La lenta corrente del fiume è come la calma e l’indomabile determinazione di José, indiscusso protagonista. Un padre che teme che le anime dei propri figli possano rimanere intrappolate in questo tragico mondo e per questo compie un lungo viaggio, attraverso il suo dilaniato Paese, per dare loro una degna sepoltura.
Tantas almas lascia l’amaro in bocca per lo squarcio che apre su una così dura realtà inimmaginabile, che si auspica sia relegata per sempre nel passato.
Un film struggente che mostra la povertà, la disperazione e l’infinita lotta per la sopravvivenza dei martoriati Paesi sudamericani, sempre più lontani dall’utopia del Che o dalla volontà della Dichiarazione di Cuzco del 2004.