Antonio Trionfi Honorati, l’agritetto della Vallesina
L’agritetto Antonio Trionfi Honorati costruisce con la canapa. Prodigi delle #Marche
Antonio Trionfi Honorati svolgeva il suo lavoro di architetto a Roma fino a quando, 14 anni fa, il padre (proprietario dell’azienda che porta il suo nome e fondatore della ‘Tre Valli’) propose ai figli di vendere l’azienda o subentrare nella conduzione. L’azienda di allevamento, nata negli anni Trenta, produceva e imbottigliava latte fresco. Ma se negli anni Ottanta era un’attività redditizia (veniva pagato 800 lire al litro) oggi il latte viene pagato 38 centesimi al litro. Per tale motivo è diventato necessario trasformarlo per aumentare le entrate e non soccombere.
Così oggi Antonio, che ha un allevamento a stabulazione libera di 150 vacche frisone e 210 bufale, produce latte che rivende alla sorella Giulia che produce formaggi. La mungitura viene effettuata con le macchine. Antonio è una fucina di progetti. Si dedica alle energie rinnovabili, sui tetti aziendali c’è un impianto fotovoltaico e con il letame dei suoi animali alimenta l’impianto di biogas. Il fabbisogno energetico dell’azienda in tal modo è soddisfatto.
Antonio Trionfi Honorati ha creato una filiera corta della canapa nella Vallesina dove, fino agli Sessanta, era una coltura tradizionale. Da sei anni coltiva la canapa (ha iniziato con 5 ettari diventati 10) e la trasforma in diversi prodotti: pasta, farina, pane, biscotti, cioccolata, grissini, sapone, creme e olio, dalla molitura del seme, ricco di omega3. Un microbirrificio agricolo di un socio produce birra di canapa e di farro monococco, la Birra Vitruvio (corposa, stile trappista, non filtrata, né pastorizzata, rifermentazione in bottiglia). Antonio ricerca anche nuove colture, come i grani antichi (khorasan), che possono essere trasformati e venduti direttamente.
Ha iniziato questo percorso alternativo grazie a un incontro con un produttore di olio (poi diventato amico e socio) con cui si è trovato a parlare di canapa. Tra l’altro lui aveva bisogno di smaltire la sansa che ad Antonio serviva per il biogas, il suo impianto produce 249 kw che vengono messi in rete. Antonio spiega: “La canapa è una pianta robusta, ha un apparato radicale esteso, concima e arieggia il terreno. Cresce velocemente, in un mese raggiunge un’altezza di 60 cm. La selezione dei semi è importante: quelli più adatti per l’olio o per la fibra. Ovviamente sono privi di principio attivo”.
Ma Antonio sta sperimentando anche le potenzialità costruttive della canapa: l’agritettura (come lui la definisce) a km0. Insieme agli architetti del ‘Filo di paglia’ (per il progetto), l’interesse dell’Enea che verificherà se è possibile realizzare una casa passiva a costo zero, sta costruendo una casa di 45 mq di balle di canapa da 25 kg ognuna, telaio in legno e rivestimento di intonaco di calce e canapa dello spessore di 5 cm.
L’agritetto è entusiasta del progetto: “L’auto-costruzione consente risparmi notevoli, 20.000 € per un’abitazione di 50 mq. Garantisce l’isolamento termico e acustico, il legame con il territorio e un impatto ambientale nullo. La canapa è una coltura bio per eccellenza, non è soggetta agli attacchi di parassiti e di roditori, inoltre è anallergica e autoestinguente”. La ‘casa coltivata’ potrebbe essere il futuro sostenibile ed economico per risolvere molti problemi abitativi.
Foto di Marco De Felicis
Azienda Agraria Trionfi Honorati
Via Piandelmedico, 101 – Jesi (AN)