Nothing is Real. Quando i Beatles incontrarono l’Oriente
La mostra Nothing is Real. Quando i Beatles incontrarono l’Oriente, al MAO Museo d’Arte Orientale (Torino), è stata prorogata fino a domenica 9 ottobre, giorno del compleanno di John Lennon.
Nel dicembre 1965 il sitar, strumento a cui rimarrà legato George Harrison, fa la sua comparsa per la prima volta nei brani dei Beatles in Norwegian Wood di John Lennon. Dopo due anni (1967) il guru indiano Maharishi Mahesh Yogi arriva a Londra e in un salone dell’hotel Hilton impartisce lezioni di meditazione trascendentale (tecnica di concentrazione per astrarsi dall’affollamento di pensieri del mondo esterno e raggiungere la pace interiore).
Dopo averlo conosciuto all’Hilton i Beatles, insieme a Mick Jagger, seguono il guru nel Galles per un ritiro di dieci giorni per praticare la meditazione. Ne restano estasiati, grazie alla saggezza indiana John Lennon e George Harrison annunciano che non faranno più uso di droghe. Il richiamo mistico di George Harrison sarà sempre presente nella sua vita.
Erano gli anni della guerra del Vietnam. Nel 1968 muoiono assassinati Martin Luther King e Bob Kennedy, iniziano le rivolte dei neri negli Stati Uniti, quelle degli studenti a Parigi e, in agosto, i carri armati sovietici invadono a Praga reprimendo la Primavera democratica.
Dopo i successi di Revolver, Magical Mistery Tour e Sgt. Pepper’s, i Beatles (1968) vanno in India, seguendo la tradizione giovanile del viaggio in Oriente, per meditare nell’ashram del Maharishi a Rishikesh, cittadina sacra dove il fiume Gange scende dalle vette dell’Himalaya. L’India attira altri divi dell’epoca: Donovan, Mia Farrow con la sorella Prudence (a cui Lennon dedicherà una famosa canzone) e Marisa Berenson. I Beatles torneranno dall’India con trenta fantastiche canzoni che compongono il leggendario White Album. Ai Fab Four si deve la contaminazione della cultura pop con il misticismo orientale.
Dalle suggestioni dell’esperienza di questo viaggio nasce Nothing Is Real, mostra al MAO (Museo d’Arte Orientale di Torino) ideata da Luca Beatrice, ispirata a un verso tratto da Strawberry Fields Forever: qualcosa che sta al di là delle apparenze, la ricerca dell’altro, del diverso, cui approcciarsi con una tensione spirituale. Il viaggio ebbe un’enorme risonanza sui media internazionali ed è alla base dell’interesse verso l’Oriente, che in quegli anni investì la cultura popolare, la musica, la letteratura e il cinema, la fotografia, la moda e il costume.
In undici sale sono presentati centinaia di oggetti provenienti da diversi ambiti e linguaggi, dialoganti con opere d’arte contemporanea in un ambiente ricco di stoffe, profumi e suoni: le foto indiane di Italo Bertolasi e di Pattie Boyd, fidanzata di George Harrison e poi amante-moglie di Eric Clapton; le guide, mappe e manuali di viaggio utili a raggiungere l’India, libri (Siddharta, Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, La lunga strada per Katmandu) e il reportage del giovane Furio Colombo che si trovava a Rishikesh negli stessi giorni dei Beatles. In mostra anche le Ceramiche tantriche di Ettore Sottsass, le opere di Alighiero Boetti, Aldo Mondino, Luigi Ontani, Francesco Clemente riferite al tema dell’orientalismo; albi a fumetti, fanzines ed editoria indipendente e della controcultura.
Anche la celebre Across the Universe fu composta sulla scia del misticismo orientale, oltre al sitar è presente il noto mantra “Jai guru deva om” con cui si apre il ritornello. La frase in sanscrito significa “grazie ti saluto maestro divino”, usato dai praticanti di meditazione trascendentale, a cui segue la sillaba sacra dell’induismo Om (ॐ). Per festeggiare i cinquant’anni della NASA, e il quarantesimo anniversario della canzone, il 4 febbraio 2008 la NASA ha trasmesso via radio Across The Universe in direzione della Stella Polare, a 431 anni luce di distanza. Il brano è stato ascoltato dai fan dei Beatles al momento del suo lancio verso la stella per creare una corrente di armonia planetaria.
https://www.youtube.com/watch?v=R9O1uvlNaPA
Ad arricchire la mostra, un percorso olfattivo avvolgente a cura di Lush, che stimolerà i sensi: le note floreali del frangipani, del gelsomino e le inebrianti note legnose. Il catalogo della mostra è edito da Silvana Editoriale, con testi di Luca Beatrice, Antonio Taormina, Fulvio Ferrari, Matteo Guarnaccia, Gabriele Ferraris e Steve Della Casa.
Il finissage della mostra si svolgerà sabato 8 ottobre alle 21 con il concerto dei NUMBER 9, che proporranno le cover dei brani dei Beatles, tra psichedelia, beat e brani rock’n’roll da party vintage.
INFORMAZIONI
MAO Museo d’Arte Orientale: Via San Domenico 11 – Torino
Sito: www.maotorino.it
Telefono: 011 4436927
Email: mao@fondazionetorinomusei.it
Orario: Da martedì a domenica h 11.00-19.00
La biglietteria chiude un’ora prima. Chiuso lunedì.
Biglietti: MOSTRA Intero € 10, ridotto € 8, gratuito fino ai 5 anni compiuti e abbonati Musei Torino Piemonte e Torino + Piemonte Card
MUSEO + MOSTRA Intero € 14, ridotto € 11, gratuito abbonati Musei Torino Piemonte
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