“Tempo Divino, i Sarcofagi di Bethesda” ai Musei Vaticani. Leggere le Sacre Scritture sui sarcofagi.
Tempo Divino. I Sarcofagi di Bethesda e l’avvento del Salvatore nel Mediterraneo antico, al Museo Pio Cristiano dei Musei Vaticani fino al 29 marzo. Al Museo Diocesano di Ischia dal 4 aprile al 27 settembre 2020.
Vaticano. Già dal IV secolo abbiamo rappresentazioni del trionfo glorioso di Cristo. Questa mostra, al Museo Pio Cristiano, offre la preziosa opportunità di ammirare a confronto sarcofagi di una stessa serie – realizzati durante i pontificati di Damaso e Siricio (366 – 399 d.C.) – in cui il Salvatore è protagonista soprattutto nella raffigurazione centrale della guarigione giovannea del paralitico alla piscina di Betzatà o Bethesda in Gerusalemme (Gv 5, 1-18). Di tali sarcofagi esistono almeno sedici esemplari, di cui soltanto tre presentano la loro fronte integralmente conservata (in Vaticano, Ischia e Tarragona).
I sarcofagi di Bethesda presentano anche altre scene evangeliche leggibili sulla parte frontale. La guarigione di due ciechi a Cafarnao (solo in Mt 9, 27-31); la guarigione dell’emorroissa, donna che perde sangue, (in Mt 9, 20-22 e paralleli); la chiamata di Zaccheo (cfr. Lc 19, 1-10) e l’ingresso di Gesù in Gerusalemme (cfr. Lc 19, 29-38 e paralleli). Queste scene insieme formano un preciso programma iconografico incentrato sul Signore taumaturgo che benefica e risana tutti, anche i fedeli dalla morte e traccia una ‘Storia di Salvezza’. Il significato salvifico dei sarcofagi è confermato dalla meridiana posta sulla colonna al centro, accanto a Gesù, che sta a indicare che è giunto il “tempo divino” della fede (simboleggiata dalla colonna) e della salvezza.
“In verità, in verità vi dico: viene un’ora, ed è adesso, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l’avranno ascoltata vivranno” (Gv. 25).
Questa tipologia di sarcofagi, ideata a Roma, si diffuse sulle sponde del Mediterraneo, fino a Ischia (Pithecusa) dove, fin dal 1866, un prezioso esemplare (ora visibile in mostra) era stato murato nel Palazzo Vescovile. Ischia, per la sua posizione strategica nel Mediterraneo, era nell’antichità un importante centro di scambi commerciali e culturali.
Non a caso nello specchio d’acqua chiuso tra il Castello Aragonese e gli scogli di S. Anna, ad una profondità di circa 9 metri, sono stati ritrovati i resti di una colonia romana. Si chiamava Aenaria (dal latino aenum che significa ‘metallo’). Una cittadella romana esistita dal IV secolo a.C. fino al 130-150 d.C., che venne distrutta da una eruzione vulcanica o da un terremoto. Era un centro industriale, e porto, dove si lavorava il metallo (piombo, ferro, rame) e l’argilla.
In occasione del distacco del sarcofago ischitano, per il suo restauro e musealizzazione, è nata l’idea di presentarlo in una mostra, prima in Vaticano e poi nel Museo Diocesano di Ischia a partire dalla primavera del 2020.
Questo è esposto accanto a un altro raro sarcofago di Bethesda, sostanzialmente integro, rinvenuto in Vaticano durante i lavori di costruzione della cinquecentesca Basilica di San Pietro. Bosio lo attesta prima nel palazzo del cardinale Sforza poi nella raccolta antiquaria di Marzio Milesio.
La loro esposizione congiunta offre la preziosa opportunità di ammirare insieme due tombe lussuose dello stesso tipo, di Bethesda, che testimoniano anche il diffondersi della nuova concezione cristiana della morte (dies natalis di una nuova vita).
In mostra è anche possibile il confronto con altri due esemplari, attraverso una riproduzione fotografica al vero: quello sulla facciata della Cattedrale di Tarragona (Spagna) e quello della Catacomba di Pretestato (via Ardeatina a Roma). Questa tipologia di sarcofagi erano destinati a una committenza raffinata e competente sul piano dottrinale.
La guarigione di due ciechi a Cafarnao, in cui la comunità cristiana antica leggeva l’illuminazione del Battesimo e interpretava i ciechi come battezzati salvati dall’oscurità del peccato, è raccontata nel Vangelo secondo Matteo 9, 27-31. “Gesù usciva di là, e due ciechi si misero a seguirlo gridando: ‘Pietà di noi, Figlio di Davide!’. Quando arrivò a casa, i ciechi gli andarono vicino e Gesù domandò: – Credete che io possa fare quello che mi chiedete? Essi risposero: – Si, Signore. Allora egli toccò i loro occhi e disse: – Come avete creduto, così avvenga! E i loro occhi cominciarono a vedere. Poi Gesù, parlando severamente, disse loro: – Ascoltatemi bene: fate in modo che nessuno lo sappia! Ma quelli, appena usciti, parlarono di lui in tutta la regione”.
La guarigione del paralitico alla piscina di Betzatà o Bethesda in Gerusalemme è raccontata nel Vangelo secondo Giovanni 5, 1-9: Dopo questi fatti, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betesda (o Betzatà, o Betsaida), con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vendondolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: ‘Vuoi guarire?’. Gli rispose il malato: ‘Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me’. Gesù gli disse: ‘Alzati, prendi la tua barella e cammina’. E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
La chiamata di Zaccheo è raccontata nel Vangelo secondo Luca 19, 1-10: Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando. Qui viveva un certo Zaccheo. Era un capo degli agenti delle tasse ed era molto ricco. Desiderava però vedere chi fosse Gesù, ma non ci riusciva: c’era molta gente attorno a Gesù e lui era troppo piccolo. Allora corse un po’ avanti e si arrampicò sopra un albero in un punto dove Gesù doveva passare: sperava così di poterlo vedere. Quando arrivò in quel punto, Gesù guardò in alto e gli disse: ‘Zaccheo, scendi in fretta, perchè oggi devo fermarmi a casa tua!’ Zaccheo scese subito dall’albero e con grande gioia accolse Gesù in casa sua. I presenti vedendo queste cose si misero a mormorare contro Gesù.
Dicevano: ‘È andato ad alloggiare da uno strozzino’. Zaccheo invece, stando davanti al Signore, gli disse: – Signore, do ai poveri la metà dei miei beni e se ho rubato a qualcuno gli restituisco quattro volte tanto. Allora Gesù disse a Zaccheo: – Oggi la salvezza è entrata in questa casa. Anche tu sei un discendente di Abramo. Ora il Figlio dell’uomo è venuto proprio a cercare e a salvare quelli che erano perduti.
L‘ingresso di Gesù in Gerusalemme, che rappresenta il triono della nuova Fede sugli idoli pagani, è raccontato nel Vangelo secondo Luca 19, 29-38: Quando fu vicino ai villaggi di Bètfage e di Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò avanti due discepoli. Disse loro: ‘Andate nel villaggio che sta qui di fronte. Appena entrati, troverete un piccolo asino sul quale nessuno è mai salito. Lo troverete legato: voi slegatelo e portatelo qui.
Se qualcuno vi domanda: ‘Perchè slegate quell’asinello? Voi rispondete: ‘Perchè il Signore ne ha bisogno’. I due discepoli andarono e trovarono tutto come aveva detto Gesù. Mentre slegavano il puledro, i proprietari chiesero ai due discepoli: – Perchè lo prendete? Essi risposero: – Perchè il Signore ne ha bisogno. Allora portarono il puledro da Gesù. Poi lo coprirono con i loro mantelli e vi fecero salire Gesù. Man mano che Gesù avanzava, stendevano i mantelli sulla strada davanti a lui. Gesù scendeva dal monte degli Ulivi ed era ormai vicino alla città. Tutti i suoi discepoli, pieni di gioia e a gran voce, si misero a lodare Dio per tutti i miracoli che avevano visto. Gridavano: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore: egli è il re! In cielo sia la pace e gloria nell’alto dei cieli’.
La guarigione dell’emorroissa è raccontata nel Vangelo secondo Marco 5, 25-34: C’era là anche una donna che già da dodici anni aveva continue perdite di sangue. Si era fatta curare da molti medici che l’avevano fatta soffrire parecchio e le avevano fatto spendere tutti i suoi soldi, ma senza risultato. Anzi, stava sempre peggio. Questa donna aveva sentito parlare di Gesù e aveva pensato: ‘Se riesco anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita’. Si mise in mezzo alla folla, dietro a Gesù, e arrivò a toccare il suo mantello. Subito la perdita di sangue si fermò, ed ella si sentì guarita dal suo male.
In quell’istante Gesù si accorse che una forza era uscita da lui. Si voltà verso la folla e disse: – Chi ha toccato il mio mantello? I discepoli risposero: – Vedi bene che la gente ti stringe da ogni parte. Come puoi dire: chi mi ha toccato? Ma Gesù si guardava attorno per vedere chi lo aveva toccato. La donna aveva paura e tremava perchè sapeva quello che le era capitato. Finalmente venne fuori, si buttò ai piedi di Gesù e gli raccontò tutta la verità. Gesù le disse: ‘Figlia mia, la tua fede ti ha salvato. Ora vai in pace, guarita dal tuo male’.
Il restauro del sarcofago del Vaticano, eseguito da Valentina Lini, ha rispettato l’equilibrio delle varie parti. Si è presentato diviso in due parti, con l’evidente intervento del Cavaceppi che le ha congiunte attraverso un impasto dalla doppia funzione di adesivo e stuccatura, oltre ai suoi noti perni. La pulitura è stata delicata e gli ancoraggi sono stati fatti con magneti. Anche il sarcofago di Ischia è stato restaurato ai Musei Vaticani e pulito con agar agar (un gelificante derivato da alghe rosse) che viene cotto in acqua e se ne ricava un gel che viene applicato e poi rimosso.
La mostra è curata da Umberto Utro e da Alessandro Vella, responsabili del Reparto Antichità Cristiane dei Musei Vaticani, in collaborazione con don Emanuel Monte, Direttore del Museo Diocesano di Ischia.
INFORMAZIONI
In mostra fino al 29 marzo 2020 al Museo Pio Cristiano – Musei Vaticani e
al Museo Diocesano di Ischia dal 4 aprile al 27 settembre 2020.
Il biglietto d’ingresso ai Musei Vaticani include anche l’ingresso alla mostra
Orari: dal lunedì al sabato, ore 9-18 (ultimo accesso ore 16).
Ingresso gratuito ai Musei Vaticani e alla mostra ogni ultima domenica del mese. Orario: 9.00 – 14.00, ultimo ingresso alle ore 12.30.
In occasione della mostra, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra consente eccezionalmente la visita del Museo della Catacomba di Pretestato (via Appia Pignatelli 11, Roma), dov’è esposto un singolare sarcofago “di Bethesda”, non facilmente trasportabile, che reca incisa una bella iscrizione poetica. Info: www.catacombeditalia.va