BlacKkKlansman, il j’accuse di Spike Lee
BlacKkKlansman di Spike Lee (Fa’ la cosa giusta e Malcolm X) si è aggiudicato il Gran Premio della giuria del Festival di Cannes 2018. Un atto di accusa chirurgico contro il razzismo. In sala.
Un film necessario, potente, emozionante, che scuote l’anima. Un lungometraggio che è un sapiente mix di vari generi, poliziesco ma con humour, e di emozioni: dolore, rabbia, ribellione e bisogno di uguali diritti per ogni essere umano. Stile Blaxploitation – black (nero) ed exploitation (sfruttamento) – un genere nato in America negli anni Settanta – che sfocia, in questo film, nel presente. Spike Lee dimostra di essere un cineasta che lavora in tempo reale, pronto a cogliere, e a proiettare, gli scandali del presente.
La narrazione entra subito nel vivo con un inquietante, e ben recitato, monologo di Alec Baldwin e poi il regista incalza lo spettatore fino alla inevitabile domanda: “Come è potuto accadere tutto questo sotto gli occhi della gente?”. Il film è ispirato alla storia vera del detective afroamericano Ron Stallworth (John David Washington, figlio di Denzel Washington) che nel 1979 riuscì, sotto copertura e con l’aiuto del suo compagno poliziotto ed ebreo Flip Zimmerman (Adam Driver), a infiltrarsi nell’organizzazione del Ku Klux Klan e dall’interno sventarne i propositi violenti.
Non manca nel film la storia d’amore, Ron quando lavora sotto copertura conosce, e si innamora, della studentessa attivista Patrice Dumas (interpretata da Laura Harrier) che sembra una sosia di Angela Davis. Le interpretazioni sono eccellenti, segno che il regista riesce a creare intorno a sè un clima favorevole.
La via di fuga dalla responsabilità individuale è il passato in cui lo spettatore può relegare i fatti, ma il regista lo tallona nel finale del film in cui mostra le immagini dei fatti di Charlottesville dell’agosto 2017, quando una donna venne travolta e uccisa da un suprematista bianco che si scagliò con la sua auto contro la manifestazione antirazzista.
Il fatto accadde dopo la fine delle riprese e il regista, dopo aver avuto l’autorizzazione della madre di Heather Heyer (la ragazza uccisa), decise di mostrare “un assassinio, una vergogna per l’America intera”. Lo conferma l’intervento di Donald Trump che non condannò le azioni dei militanti neonazisti. Ma Spike Lee ha precisato: “La crescita della destra, dei gruppi fascisti, non è solo un fenomeno americano”. Questo film è candidabile a diversi Oscar.
La colonna sonora del film fa venire la pelle d’oca, finite di vedere anche i titoli di coda. Una menzione speciale al vecchio spiritual Mary don’t you weep, che proviene dalla schiavitù, cantato da Prince. Il regista ha avuto il permesso di utilizzare questa cover inedita, registrata nei primi anni Ottanta su un’audiocassetta custodita nell’archivio dell’artista.
Il film, ora in sala in Italia, è uscito negli Stati Uniti il 10 agosto, in occasione dell’anniversario dei fatti di Charlottesville. Questo film è candidabile a diversi Oscar.