Castel del Monte, corona di Puglia
Il castello di Federico II, annesso al ducato di Andria, è iscritto nella World Heritage List dell’UNESCO
Architettura tra le meraviglie dell’umanità è un incantesimo che vale un viaggio: Castel del Monte, poco distante da Andria, domina la Murgia da 540 m s.l.m. L’unico documento è un mandato del 1240 con cui l’imperatore Federico II ordina, da Gubbio, a Riccardo di Montefusco (Giustiziere di Capitanata) quanto necessario per la costruzione del castello presso la chiesa di S. Maria del Monte.
Dal 1996 l’UNESCO ha inserito il monumento federiciano tra i patrimoni dell’umanità “per la perfezione delle sue forme, l’armonia e la fusione dei suoi elementi culturali venuti dal nord Europa, dal mondo musulmano e dall’antichità classica… riflette l’umanesimo del suo fondatore Federico II di Svevia”. La sua bellezza e perfezione ipnotizzano già da lontano. Appare come una corona posta sulla Puglia e la sua funzione, seppure certamente non difensiva, resta dubbia. Secondo David Abulafia “Castel del Monte merita l’appellativo di casino di caccia” (Federico II, 1990, p. 238) mentre secondo alcune recenti ricerche (v. video in fondo) potrebbe essere stato un impianto termale.
Federico II (stupor mundi), orfano di entrambi i genitori e sotto la tutela di papa Innocenzo III, eredita il Sacro Romano Impero e il Regno di Sicilia. Trascorre la sua infanzia e adolescenza a Palermo, “ospite” dei baroni locali. Dopo l’incoronazione (1220) a Roma torna nel Regno di Sicilia e nel 1221 visita la Puglia (uno dei suoi appellativi era puer Apuliae, fanciullo di Puglia) vi costruisce diversi castelli e palazzi, e trasferisce la capitale del regno a Foggia.
Di forma ottagonale, carica di significati simbolici, è la pianta del castello, il cortile e le torri angolari. I due portali di ingresso di Castel del Monte sono situati uno a est (quello monumentale) e l’altro a ovest. Il portale monumentale è dotato di una intercapedine da cui scendeva, dal piano soprastante, una saracinesca. Intono al cortile ottagonale si dispongono le otto sale trapezoidali con copertura a campata quadrata con crociera costolonata. Le chiavi di volta delle crociere sono diverse l’una dall’altra.
Il castello, che si scorge già da lontano, assume sfumature rosa secondo le varie ore del giorno, come al tramonto, grazie alla pietra calcarea locale. Questa è impreziosita dalla breccia corallina (conglomerato naturale di pietra calcarea, terra rossa e argilla, proveniente dal Gargano) con cui sono stati realizzati i portali, le finestre e le semicolonne. Effetti cromatici che impreziosiscono il piano terra.
L’eleganza, la sontuosità del castello lascia senza fiato. Altre note di colore, rosso-arancio, si rintracciano sui pilastri. Sono i residui del colore rosso (imperiale), ottenuto spesso con il porfido, con cui erano dipinti. Con ogni probabilità altre note coloristiche erano affidate ai mosaici pavimentali (di cui si possono ammirare alcuni resti) e ad altri apparati decorativi. Anche nel cortile si riscontrano note coloristiche nelle cornici delle finestre (sette monofore del piano terra) in breccia corallina e marmi.
Del corredo di antiche sculture, nel cortile, restano un bassorilievo raffigurante il Corteo dei cavalieri e un Frammento di figura antropomorfa. Al piano superiore si aprono sette bifore e una trifora che guarda verso Andria, denominata fidelis dall’imperatore. Andria dopo il dominio dei Normanni passò nel XII secolo agli Svevi. Il legame con Federico II è testimoniato dall’arco a lui dedicato e dalle sepolture nella cripta della Cattedrale della sua seconda e terza moglie, Jolanda di Brienne e Isabella d’Inghilterra.
Non tutte le stanze del piano superiore comunicano una con l’altra. Così è stato ipotizzato, grazie a dei fori quadrangolari presenti sotto le porte-finestre, che all’interno del cortile ci fossero dei ballatoi in legno che mettevano in comunicazione le varie sale.
Alcune sale, dalle volte molto alte, presentano i resti di giganteschi camini. Da una piccola porta si accede alla Torre 2. Qui si trova uno stanzino, anch’esso ottagonale, e uno dei bagni del castello con una avveniristica, per l’epoca, latrina e bacile.
La Torre 7 è denominata anche Torre dei Telamoni. Presenta una scala a chiocciola per salire al piano superiore. La volta è suddivisa in sei spicchi da costoloni, che sono retti alle loro estremità, da telamoni. Questi sono figure nude accovacciate in diversi atteggiamenti, con varie fattezze e persino a gambe divaricate in pose irriverenti.
Delle otto torri tre servono a collegare, attraverso scale a chiocciola, i due piani del castello. Le restanti servivano per la raccolta di acqua piovana convogliata poi nella cisterna scavata nella roccia al di sotto del cortile. Un’altra cisterna si trova sotto il piazzale davanti al portale d’ingresso. Altre torri accolgono cinque ambienti dotati di latrina e lavabo. Secondo l’usanza del mondo arabo Federico II era molto attento all’igiene.
Al piano superiore le finestre sono rialzate, con alcuni scalini, dal piano di calpestio e presentano dei sedili ai lati che scorono lungo le pareti. L’impero è evocato dalle lastre di marmo che rivestivano le pareti tinte di rosso e dalla tecnica edilizia di origine romana, l’opus reticulatum (blocchetti di pietra quadrati posti in diagonale e disposti in fasce parallele).
La maestosa I sala è detta la “Sala del trono“. Sopra la bifora sta un oculo con otto cerchi all’interno, in gruppi di quattro, riferibile alla tipologia cistercense. Ai lati della bifora stanno due nicchie entro le quali delle carrucole scorrevano per azionare una saracinesca in ferro che serviva a chiudere il portale sottostante. Sulla parete di fronte è possibile affacciarsi sul cortile da una delle tre porte-finestre. Sulla chiave di volta un volto identificabile con un mago, un filosofo o altro.
Dalla II Sala si accede alla Torre dei Telamoni. Nella III Sala troviamo un enorme camino e nella chiave di volta ci sono quattro testine con diverse espressioni. Dalla IV Sala si gode l’affaccio sul cortile e, dalla bifora, sul panorama esterno. A questa sala sono collegate la Torre 6 e la Torre 5 che, oltre a collegare il piano terra al primo piano, arriva fino al terrazzo.
La VI Sala comunica con la “Torre del Falconiere” con volta tripartita i cui costoloni terminano su tre mensole. In una c’è una testa femminile dal volto sorridente, nell’altra una maschile con le orecchie appuntite di un fauno. In una delle tre vele c’è un vano oscuro utilizzato, forse, per l’allevamento dei falchi. Questi erano utilizzati da Federico II per la caccia di cui era molto appassionato.
Dalla trifora della VII Sala si vede Andria. Sulla chiave di volta dell’VIII Sala sono raffigurati quattro uccelli che si mordono le ali.
Dopo gli Svevi il castello fu trasformato in prigione dagli Angioini e nel 1552 fu acquistato, insieme alla città di Andria, dai Carafa per 100.000 ducati. Dal XVIII secolo fu abbandonato e saccheggiato. Nel 1876 lo acquistò lo Stato italiano per 25.000 lire. Oggi l’immagine del castello è riportata sulla moneta di un centesimo di euro.
Castel del Monte
Informazioni e contatti
INFOPOINT CASTEL DEL MONTE : 327/9805551
E-mail: drm-pug.casteldelmonte@beniculturali.it
Facebook: Castel del Monte – Polo Museale della Puglia