Lazio. Il Castello di Torre in Pietra, fatto per stupire

 

A pochi chilometri da Roma un castello ricco di storia, arte e bellezza.

Domenica 22 maggio 2022, grazie alla Giornata Nazionale A.D.S.I. (Associazione Dimore storiche Italiane) è stato possibile visitare gratuitamente 500 dimore storiche (castelli, rocche, ville, parchi e giardini). Il più grande museo diffuso d’Italia. In questa occasione abbiamo visitato il Castello di Torre in Pietra, un gioiello architettonico e pittorico del Lazio, e Palazzo Ruspoli a Cerveteri. Situato in un importante crocevia commerciale durante il periodo etrusco. Nel giardino si conservano una fontana seicentesca, platani e pini secolari. Parte della pavimentazione esterna sono basolati romani dell’Aurelia antica, trasportai qui quando la predetta via è stata asfaltata.

Fontana del giardino
Fontana del giardino

All’esterno la presenza delle torri, delle mura di cinta e del fossato (ormai colmato) testimoniano un’origine medioevale. Nel 1254 viene citato tra i possedimenti della nobile famiglia Normanni Alberteschi. Poi diviene proprietà degli Anguillara, dei Massimo e dei Peretti (famiglia originaria delle Marche). Massimo di Lello di Cecco, molto facoltoso inizia a pagare dei biografi per cercare delle nobili origini. Alla fine i biografi riescono a far risalire la sua famiglia alla gens repubblicana. Diventano così i principi Massimo (quelli del Palazzo omonimo a corso Vittorio dell’architetto Baldassare Peruzzi).

Stemma Peretti
Stemma Peretti

Acquistano la zona di Torre in Pietra e creano un castrum, un’azienda agricola. Utilizzano un bando di Sisto IV che obbliga le transumanze a fermarsi nella zona di Torre in Pietra. Arrivano così i marchigiani e questa zona diventa particolarmente ricca. Alla fine del Cinquecento vendono la tenuta ai Peretti, di origini umili. Proprio sopra l’entrata del castello è collocato lo stemma della famiglia Peretti. Presenta al centro un leone che tiene tra le zampe delle pere (allusione al nome della famiglia).

Castello di Torre in Pietra, Salone del piano nobile
Castello di Torre in Pietra, , Salone del piano nobile

Felice Peretti diventa papa (Sisto V) anche grazie anche a scaltre manovre politiche. La sorella Camilla arriva a essere una delle donne più potenti d’Europa. Il mercato dell’edilizia diventa praticamente suo. Non a caso nel 1590 acquista anche la tenuta del Castello di Torre in Pietra.

All’inizio del XVII secolo il Principe Michele Peretti, nipote di Sisto V, fa costruire una nuova, sfarzosa residenza signorile dall’architetto Michele Peperelli. Sposa una Cesi (duchi di Ceri). Il castello diventa luogo di sontuosi banchetti e battute di caccia, con variopinti pavoni che passeggiano in giardino tra alberi di cedro e reperti archeologici.

Castello di Torre in Pietra, Salone del piano nobile, particolare
Castello di Torre in Pietra, Salone del piano nobile, particolare

Ma l’altissimo tenore di vita manda in crisi il patrimonio familiare e così, nel 1639, la tenuta e il castello vengono venduti ai Principi Falconieri, tra le più ricche famiglie della Roma barocca. Essi chiamano a Torre in Pietra l’architetto Ferdinando Fuga, che realizza la chiesa e il nuovo scalone di accesso al piano nobile, e il pittore Pier Leone Ghezzi a cui viene affidata la decorazione degli interni.

Castello di Torre in Pietra, Salone del piano nobile, particolare
Castello di Torre in Pietra, Salone del piano nobile, particolare

Il Castello che oggi ammiriamo è sostanzialmente lo stesso che hanno lasciato i Falconieri. Gli affreschi sono perfettamente conservati. Alessandro Falconieri commissiona a Ghezzi la decorarazione del piano nobile con scene celebrative della visita al castello di Papa Benedetto XIII (ex vescovo di Porto). Anche gli affreschi sugli altari laterali sono da attribuire al pittore. La chiesa all’esterno è la prima opera di Ferdinando Fuga. Il papa nomina Alessandro Falconieri cardinale e prefetto delle carceri romane. Le lunette sono straordinarie, sembrano palchi teatrali. Rispondono al gusto barocco dell’epoca e le pareti sembrano sfondate per aprirsi sulla natura circostante.

Probabile autoritratto di Pier Leone Ghezzi
Probabile autoritratto di Pier Leone Ghezzi

Nella Stanza della passeggiata della principessa Falconieri i personaggi sono molto piccoli rispetto alla natura circostante. Si tratta di una scena intima e conviviale.
Benedetto XIII, un papa poco amato dai romani, era soprattutto dedito alla preghiera e aveva scelto di non abitare nelle stanze vaticane. A lui si deve l’ospedale San Gallicano. Pier Leone Ghezzi gioca persino con il carattere austero del papa. Nella Stanza dedicata a San Francesco dipinge una immaginetta (datata, falsamente, 1705 mentre gli affreschi sono del 1724) della Madonna come se fosse un santino sbiadito attaccato alla parete.

Castello di Torre in Pietra, stanza della passeggiata della principessa Falconieri
Castello di Torre in Pietra, stanza della passeggiata della principessa Falconieri

Mentre nel salottino, dipinge tutte le pareti con una prospettiva a 360 gradi, per cui si vede tutta la natura circostante, che corrispondeva al paesaggio reale. Infatti si scorge la Torre del Pagliaccetto, che si vede ancora dall’Aurelia. Sul Pagliaccetto si racconta una leggenda romana. Era il fattore dei Falconieri e pare avesse delle doti magiche e in una notte creò 99 fontanili. Ne sono stati rinvenuti 30, che testimoniano che la zona era particolarmente florida.

"Rifugium peccatorum", ironica allusione di Pier Leone Ghezzi
“Rifugium peccatorum”, ironica allusione di Pier Leone Ghezzi

Falconieri, invaghitosi della moglie del Pagliaccetto, organizzò una sfida con il fattore di un’altra azienda. Avrebbe vinto chi riusciva a fare il solco più dritto. In palio c’era la signora. Pagliaccetto comprese l’inganno perchè a lui toccò tirare il solco al tramonto con il sole negli occhi. Prese l’aratro, iniziò a cantare, entrò dentro l’acqua con tutti gli animali al seguito che perirono.

Corridoio con affreschi
Corridoio con affreschi

Nella seconda metà dell’Ottocento, i Falconieri si estinguono e Torre in Pietra conosce un’epoca di decadenza. Fino a quando nel 1926 diviene proprietà di Luigi Albertini. Il senatore, costretto a lasciare il Corriere della Sera perché in conflitto con il fascismo, investe quasi tutta la sua liquidazione nell’acquisto della tenuta di Torre in Pietra e nella sua trasformazione in una azienda agricola modello.

Salotto dipinto
Salotto dipinto

All’annuncio dell’arrivo dei tedeschi i lavoranti dell’azienda vengono sfollati nelle grotte e l’argenteria nascosta. Ma l’esercito nazista arriva e occupa per un anno il castello. Forse per noia sparano agli uccelli dipinti, se ne vedono ancora i fori. Il risanamento della zona – paludosa, malarica e abbandonata – richiede notevoli investimenti ma dà vitto, alloggio e lavoro a centinaia di salariati provenienti soprattutto dalle zone depresse della Lombardia e del Veneto.

Affresco con Castello di Torre in Pietra
Affresco con Castello di Torre in Pietra

Albertini restaura il castello e ripristina il complesso dell’antico borgo facendone sede di abitazioni per i dipendenti. Avvia attività produttive (la cantina e la stalla) e di servizio all’azienda (officina, selleria, falegnameria). Il suo obiettivo è quello di creare una grande azienda agricola e zootecnica all’avanguardia. Scopre in Inghilterra le prime mungitrici e la pubblicità di una stalla americana di Phoenix. Passano mesi per l’acquisto dei bovini che arrivano con un piroscafo.

Sopraporta
Sopraporta

Il toro acquistato diventa un campione e mette al mondo campionesse mondiali di produzione di latte. Diventano fornitori dello Stato vaticano e iniziano a produrre yogurt.
I figli Leonardo, Elena e il genero Nicolò Carandini si impegnano in un’importante opera di bonifica della tenuta agricola e di restauro di castello, chiesa e borgo. I lavori sono eseguiti dall’architetto Michele Busiri Vici, con il contributo del pittore Eugenio Cisterna.

Testa di mucca
Testa di mucca

Dal 1990 i figli e nipoti eredi di Elena e Nicolò Carandini abitano il Castello e si occupano della sua manutenzione, aprendolo a visite ed eventi. Dirigono altresì l’azienda agricola e la cantina. La moderna Torre in Pietra si distingue soprattutto per l’allevamento di bovine da latte ed è famosa per la produzione di latte e yogurt.

Quando vennero fatti gli scavi archeologici furono trovati dei resti di un mammuth. Nell’adiacente “osteria dell’elefante” ancora oggi è conservato il femore del mammuth. Mentre la zanna è stata sottratta dai tedeschi durante l’occupazione.

Video di Marco De Felicis

Informazioni

Il Castello

È possibile prenotare una visita guidata in qualunque giorno della settimana. Le visite hanno una durata di circa un’ora e possono essere richieste anche in lingua straniera (inglese, francese, tedesco spagnolo e russo). Le visite sono riservate a gruppi di minimo 15 persone.
Indirizzo: Piazza Torrimpietra, 2 Torrimpietra – Fiumicino (Roma)
Telefono: +39 347 64 60 481
Per maggiori informazioni info@castelloditorreinpietra.it
Il sabato visite guidate su prenotazione di un’ora e aperitivo. Le visite sono a numero chiuso e si svolgeranno previo raggiungimento del quorum. Il costo è di 10 euro a persona, con agevolazioni per bambini sotto i 10 anni.
Visite guidate del Castello: visite@castelloditorreinpietra.it

Il Castello di Torre in Pietra è inserito nella Rete delle Dimore storiche del Lazio che, in occasione della Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, apre gratuitamente circa 400 siti esclusivi in Italia.