Colette, la storia di una donna “un passo avanti”
Così il regista Wash Westmoreland definisce la scrittrice più innovativa e famosa della Belle Époque parigina, Colette
Un film sulla storia di ogni donna intelligente, sensibile e creativa, affossata, oggi come allora, dai luoghi comuni maschilisti e retrogradi. A chi vuole portarci ancora indietro, a chi abusa delle nostre capacità, Colette dice: ‘no’. Un film bello e necessario, ancora oggi le donne hanno un salario più basso di quello degli uominie e la loro creatività è accettata solo per procreare un figlio.
Nel film, come spesso nella realtà, si afferma l’ipocrisia invece della sincerità, la famiglia ‘normale’, in cui si annidano spesso sopraffazioni e falsità di ogni tipo, invece che preferire, come Colette, l’onestà, l’accettazione e il rispetto dell’altro. Per tutti questi valori, che dovrebbero essere eticamente normali, la scrittrice ha dovuto lottare, soffrire, trasgredire…
Ma ha trasgredito cosa? La legge? No, ha trasgredito i pregiudizi, i privilegi di una società maschilista, le ipocrisie del perbenismo borghese. Una donna solo per essere se stessa ‘trasgredisce’ l’immaginario maschile, sedimentato nei secoli, ovvero come gli uomini concepicono una donna o come la vorrebbero. Ma esistono donne infinite quanto il loro numero e non lo stereotipo tranquilizzante e banale dell’omologazione maschile, quella che fa dire al protagonista, Willy, per giustificare ogni libertinaggio: “ma gli uomini son fatti così!”.
Il film racconta la storia vera di Sidonie-Gabrielle Colette, famosa scrittrice nata in un piccolo centro della campagna francese, che si innamora di Willy, un ambizioso impresario letterario, e della Parigi di fine Ottocento. Colette è una potenzialità in crescita, la sua intelligenza le fa oltrepassare i limiti della sua origine e della sua iniziale timidezza. La sua vita a Parigi, dove è affascinata dalla vivacità e dalle proposte dei salotti della capitale, è un viaggio di iniziazione che la trasformerà, da una ragazza di provincia, in una audace donna e scrittrice.
Lei è spinta dal marito a scrivere, ma con il nome di lui. Colette cresce insieme al suo successo e alla sua sete di autonomia. Diventa un riferimento per una pletora di lettori e i suoi romanzi sono un vero e proprio fenomeno letterario. Claudine, la protagonista, si trasforma in un simbolo di libertà femminile. Colette, sempre più consapevole delle sue capacità, cresce insieme a Claudine. Stanca di vivere all’ombra di un uomo che non la merita e che ne sfrutta le capacità decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere, in quanto il marito, Henry Gauthier-Villars (noto a tutti come ‘Willy’), pubblicava con il proprio nome i romanzi semi-autobiografici di Colette.
Col tempo lei trovò la forza di rinunciare a quel legame malsano, raggiungendo la meritata notorietà. Chéri (1920) e Gigi (1944) furono pubblicati con il suo vero nome, e furono così acclamati dal pubblico che la MGM ne fece un famoso musical.
Wash Westmoreland, il regista di “Still Alice” (2014) con Julianne Moore premio Oscar, riferendosi al coraggio con cui Colette esponeva, attraverso velati riferimenti, elementi scandalosi della sua vita privata, ha dichiarato: “Per molti anni ho lavorato con il mio partner Richard Glatzer (n.d.r. morto per complicazioni dovute alla SLA). eravamo co-autori, co-registi e compagni di vita. Intorno al 1999, Richard cominciò a leggere Colette – i suoi romanzi, ma anche varie biografie – e mi convinse a fare lo stesso.
Capimmo che poteva venirne fuori un grande film, specialmente se incentrato sul suo primo matrimonio. Era un periodo davvero cruciale, l’inizio dell’era moderna: si assisteva a movimenti tettonici nella definizione dei ruoli di genere, le donne chiedevano maggior potere in ogni ambito e gli uomini resistevano con tutta la loro forza. Tutto ciò sembrava essere rappresentato alla perfezione dal matrimonio tra due personaggi formidabili Colette e Willy”.
Il film, dopo diciotto anni di incubazione, è ora in sala, magistralmente interpretato da Keira Knightley, perfetta nel rendere le sfumature e l’ambiguità di Colette, e Dominic West nei panni di Willy. Non è un film per donne ma soprattutto per uomini che sicuramente riconosceranno in alcune battute, molto sagaci e curati i dialoghi, il quotidiano universo maschile.