L’oro di Crivelli. Gioielli d’arte in mostra ai Musei Vaticani
Un nucleo prezioso di opere restaurate di Carlo Crivelli in mostra ai Musei Vaticani, fino al 21 gennaio 2020.
Città del Vaticano. L’oro di Crivelli (Crivelli’s Gold) è il titolo di una piccola ma preziosa mostra ospitata negli spazi della Sala XVII della Pinacoteca dei Musei Vaticani. Spazi destinati, con grande successo di pubblico, alle iniziative culturali della rassegna Museums at Work che ha lo scopo di mostrare le attività di restauro dei Musei Vaticani, quale centro propulsivo di ricerca.
In mostra un ristretto gruppo di opere-gioiello di Carlo Crivelli (Venezia 1430 – Ascoli Piceno 1495). Artista che ha lavorato in Dalmazia, in Veneto e soprattutto nelle Marche, lontano dai grandi centri di pittura. Esposti i tre capolavori del pittore veneto recentemente restaurati presso i Laboratori dei Musei Vaticani grazie al generoso contributo dei benefattori americani Patrons of the Arts in the Vatican Museums.
Il sapiente e complesso intervento di restauro, che ha eliminato l’offuscamento dei secoli e restituito la brillantezza dei colori e delle velature, è stato condotto da Francesca Persegati, direttrice del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei. Quest’ultimo è stato supportato dalle indagini scientifiche del Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione e il Restauro e dalla consulenza dell’Ufficio del Conservatore.
Questa mostra è stata fortemente voluta dall’Ambasciatrice Callista Gringirch per celebrare il trentacinquesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America. Le tre opere del grande artista veneziano sono, dalla prima metà dell’Ottocento, conservate presso i Musei Vaticani.
Carlo Crivelli, benché nato a Venezia, è influenzato dalle opere tardogotiche di Jacopo Bellini, Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna. Successivamente si accosta alle novità dei toscani (Donatello, Filippo Lippi, Andrea del Castagno e Paolo Uccello) importate a Padova e a Venezia. La tavolozza brillante e le figure scultoree di Andrea Mantegna furono per la sua arte apporti decisivi.
Il pittore unisce l’uso elegante dell’oro, di gusto tardogotico, con le conquiste rinascimentali della prospettiva e della modellazione dei volumi. Le sue figure appaiono inavvicinabili nella loro distaccata umanità, fuori dal tempo. Si tratta di immagini bloccate, paragonabili alla iconicità e preziosità bizantina. I colori di Crivelli non assorbono la luce ma la riflettono come fossero smalti.
Il polittico a cinque scomparti della Madonna con il Bambino e Santi (1481) esprime una padronanza della tecnica pittorica e una qualità formale di alto livello. Nonostante sia stato, negli anni, manomesso (mancano alcuni elementi della struttura in pioppo e della cornice in tiglio) il polittico si presenta nei suoi dipinti pressoché integro.
Il restauro ha liberato le pitture dalle vernici, che avevano formato una patina monocolore. Le tavole sono state dotate di un nuovo sistema di assemblaggio. La riflettografia evidenzia il disegno preparatorio dell’artista che risulta particolarmente minuzioso. Il dipinto è datato: 31 luglio 1481, “1481 DIE ULTIMA IULII“.
La Madonna con il Bambino (1482), forse elemento centrale di un polittico smembrato, è un’opera che riporta firma e data: “OPUS CAROLI CRIVELLI VENETI 1482″. Anche in questo dipinto la preziosità dei tessuti e gli inserti decorativi risultano particolarmente eleganti e luminosi. In basso, a sinistra, la piccola figura di un frate francescano è la probabile rappresentazione del committente. La stessa raffigurazione, retaggio di prototipi tardomedievali, si ritrova nella Madonna con il Bambino e Santi.
L’opera è su un’unica grande tavola di pioppo dipinta a tempera con velature ad olio, mentre la cornice è moderna. Il restauro ha consentito di recuperare la policromia originale. L’allestimento pregevole, che fa emergere i dipinti dal buio della sala, è uno sfavillio d’oro e colori brillanti che denotano l’eleganza e la perizia pittorica del Crivelli. Davanti a tale spettacolo il visitatore rimane a bocca aperta. Probabilmente il pittore è stato, in passato, sottovalutato dalla critica anche per le patine delle vernici che negli anni hanno offuscato la bellezza delle sue opere.
La splendida Pietà (1488-1489) era forse la lunetta della pala d’altare con la Consegna delle chiavi (1488 – 1489) per la chiesa di San Pietro di Muralto a Camerino (conservata alla Gemäldegalerie di Berlino). Quello che immediatamente colpisce è il pathos della scena, le lacrime che solcano le gote dei personaggi. Il dramma si ricompone e trova la sua compensazione nella graziosa decorazione, testine angeliche su foglie d’oro. Il restauro ha restituito tutta la policromia dell’opera: l’azzurrite, il cinabro, l’indaco, le lacche rosso e l’oro.
I restauri accurati delle tre le tavole hanno aperto la strada a nuove interpretazioni e spunti critici prima impensabili. La mostra è stata curata da Guido Cornini (responsabile Dipartimento delle Arti Musei Vaticani), con la collaborazione di Fabrizio Biferali.
INFORMAZIONI
L’oro di Crivelli
In mostra fino al 21 gennaio 2020
Musei Vaticani – Pinacoteca
Il biglietto d’ingresso ai Musei Vaticani include anche l’ingresso alla mostra
Orari: dal lunedì al sabato, ore 9-18 (ultimo accesso ore 16).