Sardegna 12. Nuoro e Galtellì, sulle tracce di Grazia Deledda
Itinerario deleddiano in occasione del 150° anniversario della nascita della scrittrice
Quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita di Grazia Deledda (1871-1936). Nel 1900 la scrittrice trovò l’ispirazione a Galtellì per scrivere il romanzo Canne al vento (pubblicato nel 1913) che le valse il Premio Nobel per la letteratura nel 1926. Il romanzo è ambientato nel paese della Baronia (a 30 chilometri da Nuoro) sede del Parco letterario dedicato alla scrittrice.
Grazia Maria Cosima Damiana Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871. Figlia di famiglia benestante, ancora ragazzina, inizia a scrivere e a inviare i suoi racconti a riviste, che li pubblicano. Viene però attaccata e ostacolata da chi non voleva essere rappresentato in quel modo da una donna.
A Galte, il villaggio sulla costa tirrenica della Sardegna in cui è ambientato il romanzo, vive la nobile famiglia Pintor con le sue quattro figlie. Il padre, Don Zame, rosso, violento e prepotente, è soprattutto attento all’onore e alla reputazione della famiglia. Le donne di casa sono tutte dedite ai lavori domestici. L’unica ribelle è Lia (la terza figlia) che fugge nel continente. Si sposa a Civitavecchia e ha un figlio, Giacinto.
La famiglia è travolta dallo scandalo. Il padre viene trovato morto sul ponte all’uscita dal paese. Giacinto rimane orfano di entrambi i genitori e le dame Pintor (Ruth, Ester e Noemi) conducono una vita mesta e temono la miseria, protette del servo Efix che, per favorire la fuga di Lia, aveva ucciso il padrone accidentalmente. L’arrivo di Giacinto sembra però riaccendere la speranza.
Furono il matrimonio con Palmiro Madesani (1900), che lasciò il suo lavoro per diventare agente letterario di Grazia, e il trasferimento a Roma della coppia, che cambiarono la vita della scrittrice, consentendole di distaccarsi dalla chiusa atmosfera provinciale sarda.
Nel 1926 arrivò il Nobel ma dieci anni dopo morì a causa di un tumore al seno. Le sue spoglie furono sepolte al Verano ma la famiglia le fece traslare nella sua città natale. Ora riposa in un sarcofago di granito nero nella chiesa della Madonna della Solitudine, ai piedi del monte Ortobene.
Ho vissuto coi venti, coi boschi, con le montagna, ho guardato per giorni, mesi ed anni il lento svolgersi delle nuvole sul cielo sardo, ho mille e mille volte appoggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce, per ascoltare la voce delle foglie, ciò che raccontava l’acqua corrente; ho visto l’alba, il tramonto, il sorgere della luna nell’immensa solitudine delle montagne; ho ascoltato i canti e le musiche tradizionali e le fiabe e i discorsi del popolo, e così si è formata la mia arte, come una canzone od un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo.”
Il parco letterario evidenzia i siti che hanno ispirato la scrittrice: l’ex cattedrale di San Pietro, di origine medievale e la sua necropoli; la chiesa del Santissimo Crocifisso e Vico Cagliari, un angolo suggestivo del paese. Il parco ospita, nella casa padronale, anche un interessante Museo etnografico, che ricostruisce la vita pastorale e contadina rintracciabile nelle opere della Deledda.
Uno dei luoghi dove si respira di più la natura, il vento e i paesaggi della Deledda è il Monte Tuttavista, ai cui piedi si stende Galtellì. Il suo nome non delude le aspettative: vista a 360 gradi su una vasta zona della Sardegna lascia a bocca aperta. Un panorama mozzafiato che si stende fino al golfo di Orosei. In cima si alza la statua di Cristo (alta 12 m, 40 tonnellate di bronzo) dell’artista spagnolo Pedro Terrón Manrique, riproduzione della statua lignea del santissimo Crocifisso, ospitata nell’omonima chiesa di Galtellì e citata nel romanzo della Deledda. A questa scultura in legno sono stati attribuiti alcuni eventi miracolosi.
Si narra che nel 1600 la statua fu vista almeno tre volte sudare sangue. Una leggenda racconta che la statua del Cristo, regalata dall’arcivescovo di Pisa a Sarule, fu collocata nell’allora chiesa di santa Maria delle Torri perché i buoi, che trainavano il carro che la trasportava, non ne vollero sapere, giunti davanti alla chiesa di Galtellì, di muoversi. Il fatto fu interpretato come la volontà del Cristo di fermarsi lì.
Altro luogo (vicino all’ex cattedrale di San Pietro) legato al romanzo e alla Deledda, che vi ha soggiornato, è la settecentesca casa Marras (Sa domo’e sos Marras).
Questa è stata ristrutturata e, attualmente, ospita il museo etnografico con migliaia di oggetti che testimoniano la cultura popolare di Galtellì. La visita alla casa-museo di Grazia Deledda è una tappa obbligata. Al piano terra è stato collocato il salotto della sua casa romana, mentre all’ultimo piano trovano posto le testimonianze del suo premio Nobel. Un raro video ci permette di sentire la voce della scrittrice. La chiesa della Solitudine (all’inizio della salita per il monte Ortobene), che custodisce il sarcofago con le spoglie della scrittrice, dà anche il titolo al suo ultimo romanzo, in cui la protagonista soffre dello stesso male incurabile dell’autrice.
All’uscita del centro abitato, vicino al cimitero, sorge l’ex cattedrale di San Pietro (nel 1138 sede vescovile, trasferita a Nuoro nel 1496). La grande cattedrale romanica rimase però incompiuta per mancanza di fondi. Così il vescovo continuò a risiedere nella chiesa minore, decorata lungo le pareti da affreschi dei primi decenni del XIII secolo (con storie del Vecchio e Nuovo Testamento).
All’ombra del monte, tra siepi di rovi e di euforbie, gli avanzi di un antico cimitero e della Basilica pisana in rovina (Canne al vento)
Anche Nuoro merita una visita. In particolare il ricco Museo etnografico sardo, per approfondire la cultura, le tradizioni, i costumi e la ritualità sarda. Per apprezzarne la modernità basta recarsi in piazza Satta (nel centro storico), abitata dalle sculture di Costantino Nivola. L’artista fu incaricato dal Comune di Nuoro (1965) di progettare un monumento all’amico poeta di Grazia Deledda, Sebastiano Satta, la cui abitazione si affaccia sulla piazza.
La piazza fu realizzata (1967) da Nivola che ricoprì di lastroni squadrati il pavimento e vi pose grandi blocchi di granito grezzi in cui incastonò delle statuette di bronzo. Uno spazio vissuto, irregolare, uno spazio artistico da abitare.
DA VEDERE
Museo Etnografico della Sardegna
Indirizzo: Via A. Mereu, 56 – 08100 Nuoro
Tel. 0784 257035 – 242900
Orari: Dal 1 ottobre al 15 marzo apertura dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 – Chiuso il lunedì
Dal 16 marzo al 30 settembre apertura dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00 – Chiuso il lunedì
Biglietto intero: 5 euro – ridotto 3 euro
Biglietto cumulativo: 7 euro per la visita al Museo del Costume e al Museo – Casa Deledda
Sito: https://www.isresardegna.it/
Museo Deleddiano
Indirizzo: via Grazia Deledda, 42 – 08100 Nuoro
Tel. 0784 242900 – 258088
Orari: Dal 1 ottobre al 15 marzo apertura dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00 – Chiuso il lunedì
Dal 16 marzo al 30 settembre apertura dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 20.00 – Chiuso il lunedì
Biglietto intero: 3 euro – ridotto: 2 euro
Biglietto cumulativo: 7 euro per la visita al Museo – Casa Deledda e al Museo del Costume
Sito: https://www.isresardegna.it/index.php?xsl=565&s=16&v=9&c=4094&nodesc=1
DA LEGGERE
Grazia Deledda, Canne al vento, Garzanti
Grazia Deledda, La chiesa della Solitudine, Il Maestrale
DOVE MANGIARE
Il Rifugio
Via A. Mereu, 28/36 Nuoro
Tel. 0784.232355
Sito: https://www.trattoriarifugio.com