Flores, un’isola con una natura pazzesca
6. Indonesia. Flores, a wild island, vulcani e villaggi dove si torna indietro nel tempo
Dopo i profumi e la dolcezza dell’induista Bali sono stata attratta dalla selvaggia e cattolica Flores (arcipelago dell Piccole Isole della Sonda). Qui i primi coloni portoghesi arrivarono già nel XVI secolo e lasciarono la loro impronta linguistica e religiosa. Così un sincretismo tra cattolicesimo, animismo e credi ancestrali sopravvive ancora oggi. L’isola si estende in lunghezza (380 km circa) a est di Bali. L’abbiamo percorsa da Maumere, la città principale, a Labuan Bajo lungo la Flores-Highway, l’unica strada che congiunge l’est e l’ovest dell’isola.
Ma non fatevi ingannare dal nome, poichè per percorrere i suoi 550 chilometri occorrono oltre 20 ore di guida. Il paesaggio montuoso, affascinante e indimenticabile, costringe la strada, non sempre in buone condizioni, a continui tornanti e saliscendi. Spesso la velocità media è di 20-25 chilometri l’ora e, considerate le soste e le visite, occorrono almeno quattro-cinque giorni per percorrere questo tratto.
Flores è una manifestazione della natura in tutta la sua potenza: mare, vulcani, foreste e villaggi allo stato orginario. A Flores senti il respiro della terra e hai la chiara consapevolezza che è la natura a comandare. Oltre all’omonima isola di Komodo la zona orientale di Flores è l’unica area dove è possibile avvistare i famosi draghi di Komodo. Sull’isola vivono varie etnie e si parlano sei lingue, in una popolazione di 1 milione e mezzo di abitanti. Gli uomini, prevalentemente di piccola statura e dal fisico asciutto e muscoloso, sono noti per il loro coraggio e spirito indomito, infatti vengono scelti come guardie del corpo del Presidente.
SIKKA
Partiti alla volta di Moni abbiamo fatto una sosta nel piccolo villaggio di Sikka, pochissime case e una chiesa portoghese gigantesca, quasi una cattedrale. Il suo fascino non è tanto nelle proporzioni, una grandezza inspiegabile rispetto ai pochissimi abitanti, quanto nella sua realizzazione in legno. Il suo soffitto somiglia alla chiglia capovolta di un galeone, del resto al suo interno arriva la musica delle onde. Nelle sue vicinanze pagando un non economico biglietto (ma poi abbiamo imparato che gli autisti sono soliti fare la “cresta”…) è possibile vedere le donne intente all’ikat (nuvola).
Un procedimento per la tintura dei tessuti in cui parti dei filati vengono, per non essere tinte, protette attraverso una legatura mentre le restanti parti non legate si colorano.
In realtà al nostro arrivo le donne del villaggio erano intente a fare tutt’altro e si attivano quando arriva un raro turista. Lo spettacolino per turisti, di cui esistono varie foto e filmati, ha smontato ogni mio interesse per cui ho fatto dietrofront e ho proseguito perKoka Beach.
KOKA BEACH
Koka Beach è formata da due belle baie separate da un promontorio. In zona arretrata ci sono alcuni bungalow spartani in cui si può soggiornare. I locali sconsigliano di allontanarsi a fare snorkeling nella baia di sinistra.
KELIMUTU
L’Indonesia è terra di vulcani tutt’altro che spenti. Per capire la loro potenza basta citare l’eruzione del vulcano Tambora (Sumbawa) che sconvolse a tal punto il clima sul pianeta da impedire, nel 1816, l’avvento dell’estate. La loro potenza distruttiva ha fatto sì che nel tempo le popolazioni sono abituate a considerarli sedi di spiriti e divinità. Il vulcano Kelimutu, nella lingua locale significa montagna (keli) in ebollizione (mutu), dista circa 8 km da Moni. È lui il magnete che mi ha attirato quaggiù: un vulcano inattivo con tre crateri pieni d’acqua, tre laghi di diverso colore!
Partiamo di notte per raggiungere la cima prima dell’alba. Solo in due immersi nel buio del bosco senza l’aiuto della luna, cercando con una torcia di non perdere il sentiero. All’improvviso un bivio, voltiamo a destra sperando sia la strada giusta. Più avanti ci voltiamo indietro e vediamo sotto di noi come tre piccole lucciole che salgono nella nostra direzione, segno che siamo sul sentiero giusto. Il vento inizia a sferzare le guance, segno che la vetta è vicina, ma il buio ancora ti avvolge come una coperta. Nè luna, nè stelle, segno che il cielo è coperto di nuvole. Chissà se riusciremo a vedere i laghi, il vulcano?!
Arrivati in cima (1690 m) il vento e il freddo sono forti. Sarebbe stato meglio mettere calze, pantaloni pesanti e un bel maglione, ma resistiamo dentro il nostro K-Way, che non ci scalda e ci protegge appena. Per fortuna le divinità del vulcano vengono in nostro aiuto e una vecchina avvolta in coperte è lì per vendere tè bollente. Così con le mani incollate al bicchiere del tè cerchiamo di scrutare qualcosa nel buio. All’improvviso una lama di luce (vedi foto sopra) taglia orizzonatalmente in due il cielo nero e pesante di nubi. Sembriamo destinati a vedere solo quelle ma a poco a poco il chiarore si fa sempre più forte e il calore inizia a far salire l’intensa nebbia che ricopre i crateri del vulcano e appaiono loro.
Tre laghi dai colori cangianti a causa dei minerali e gas che vengono in superficie (upwelling), gemme incastonate nella montagna. Inoltre i colori cambiano secondo la luce, impermanenti come questa meravigliosa natura in continuo mutamento che, ogni volta che si svela, meraviglia. Uno spettacolo unico dei gioielli di madre terra. Tiwu Ata Bupu, il lago nero, un tempo blu scuro, dalle pareti scoscese e distaccato rispetto agli altri due, è il lago dove riposano le anime dei vecchi che si sono rifugiati qui dopo la morte, secondo la credenza locale.
Mentre le anime dei giovani e delle fanciulle abitano il Tiwu Nuwa Muri Koo Fai, il suo colore è turchese o bianco/verde. Il Tiwu Ata Polo (verde scuro) è il lago delle streghe, qui l’anima del peccatore attende e poi con il vento vola per distruggere ogni intruso. Questi due laghi sono vicini e condividono una parete vulcanica. Sembra di essere sulla corona di un re longobardo mentre sentori di zolfo dilatano le narici. Emozioni indescrivibili che ti fanno abbracciare il vulcano, i laghi e la magia che hai intorno, gioia pura. Ma questo non è l’unico vulcano, a Flores ce ne sono altri dodici.
BLUE STONE BEACH
Dopo Kelimutu una sosta sulla Blue Stone Beach con la brezza di mare e del buon pesce alla griglia offre un bel momento di relax. La spiaggia non è realmente blu, come il suo nome promette, però ci sono molti ciottoli celesti e azzurrini. Qui il pesce alla griglia non è cotto intero, come si usa da noi, ma è aperto come un libro, senza essere diviso.
WOLOGAI
Visitare i villagi tradizionali è un viaggio antropologico a ritroso nel tempo e nello spazio. Gruppi etnici che vivono con e della natura. Wologai, con le sue capanne di bambù e tetti di paglia, è un villaggio immerso nelle piantagioni di caffè. Sulle pietre davanti le abitazioni vengono stesi (come si vede nella foto) i chicchi di caffè ad asciugare. Tutti gli abitanti sono fuori impegnati nelle loro attività della giornata e il villaggio è pressochè deserto.
BENA
La zona centro meridionale di Flores è dominata dal vulcano Inierie, il più alto dell’isola (2245 m). Il suo cono perfetto e levigato, senza vegetazione, sembra disegnato. Alle pendice dell’Inierie è insediato un villaggio tradizionale: Bena, dove vive la tribù Ngada. Vivono qui nove clan. Sono arrivata nel pomeriggio, gli anziani e le donne erano impegnati nelle loro attività quotidiane.
Le capanne hanno una disposizione ovale e al centro c’è il cuore del villaggio. Nella loro semplicità sono ecologiche e funzionali, il materiale (paglia e bambù) mantiene fresca la casa. Il tetto alto funge da ripostiglio e serve per la ventilazione, sia che si tratti del fumo del fuoco acceso al centro o dell’aria fresca migliore di un climatizzatore.
Sono le donne Ngada, ospitali e disposte all’incontro, ad accettare di farmi entrare nelle loro case e a darmi spiegazioni a gesti quando ponevo domande usando anche io mimica e segni.
I pavimenti a canne di bambù accostate che rotolano sotto i piedi pongono immediatamente a confronto le nostre difficoltà di stranieri con la loro facilità e semplicità nella vita quotidiana.
Nonostante la modestia di queste abitazioni non ce n’è una che non sia decorata e abbellita con disegni stilizzati in bianco e nero. Tutte le raffigurazioni hanno un significato: il serpente sacro protegge le case dal male, il cavallo rappresenta la forza. Molte donne sono intente nella tessitura dell’ikat. Il riferimento alle corna di bufalo è pressoché ovunque.
Le numerose corna di bufalo e mascelle appese, come ex voto, testimoniano l’usanza di fare sacrifici sugli altari monolitici davanti alle loro abitazioni. Il sacrificio di bufali, maiali o polli è una forma di venerazione delle anime dei morti e delle divinità. Ma tutta la piazza, attorno a cui stanno le abitazioni, è avvolta da un’atmosfera magica e simbolica. Le capanne in miniatura, Bhaga, simboli femminili, sono usate per le offerte alle antenate mentre i Ngadhu, pali di legno intagliati con tetti di foglie di palma (simili a ombrelloni), dove sopra stanno figure umane, rappresentano gli antenati maschi.
Il rapporto con gli antenati è così sentito e stretto che in alcuni villaggi le tombe degli antenati stanno davanti all’abitazione della famiglia. Presso questi villaggi tradizionali permangono i culti animisti e i riti connessi alla fertilità della terra, ai matrimoni, nascite, morti etc. Ancora oggi in occasioni speciali o feste vengono praticati, su apposite pietre, sacrifici di animali a scopo propiziatorio. I megaliti di Bena risalgono all’età della pietra.
MALANAGE HOT SPRING
Un altro luogo incantevole di Flores sono le sorgenti calde, Malanage Hot Spring. Una sorgente di acqua calda, che scorre direttamente dal vulcano, si incontra con un torrente di acqua più fresca. Questo ti consente di scegliere la temperatura dell’acqua preferita, più o meno calda, e di farti massaggiare dalle cascatelle. Sono delle terme in un contesto naturale che offrono un benefico relax. Sdraiati o seduti nell’acqua calda sembra di sentire il respiro del vulcano.
MERCATO
All’estero una visita ai mercati locali è d’obbligo e quello di Ruteng è davvero stupefacente. Sfilate di animali di ogni sorta, vivi, morti e sezionati. Tra gli animali vivi i polli suddivisi per qualità e prezzo. I più cari, bianchi e meno in carne, erano quelli destinati ai sacrifici. La visita non è consigliabile a persone troppo sensibili in quanto si assiste allo smembramento a colpi di machete di animali di ogni tipo, bovini etc. con sangue che cola dai banconi.
Banchi interminabili di pesci essiccati di ogni tipo, preferibili a quelli di pesce fresco, che viene coperto coperto da ghiaccio che con il caldo si scioglie presto lasciando in terra una poltiglia maleodorante. Le esposizioni di frutta esotica e verdura di ogni tipo incantano. Si vendono tessuti, copricapi, coltelli e foglie di tabacco essiccate, di qualità e prezzo diversi.
ARAK
Una bevanda tipica di Flores è l’arak. Si può visitare una rudimentale distilleria, e fare una degustazione di 2-3 bichierini di arak di diversa gradazione alcolica ad Aimere. Questo è un piccolo villaggio situato a un’ora di distanza da Bajawa. L’arak viene prodotto dai frutti della palma (Lontar). L’arak ha un ruolo importante nella cultura dell’isola in quanto nessun evento rituale o cerimonia si svolge senza questo distillato. Sull’isola è prodotto artigianalmente e il suo gusto non è accattivante.
SPIEDERWEB RICE FIELDS
Lungo la strada verso il porto di Labuan Bajo merita una sosta la vista, da un punto panoramico, delle singolari risaie (chiamate Lingko) a forma di ragnatela, Spiderweb Rice Fields (a Cancar). La loro forma non è casuale, è un sistema ingegnoso per suddividere gli appezzamenti di terra tra gli abitanti del villaggio e sembra che abbia anche un significato cosmogonico.
Il mercato di pesce più attraente dell’isola è quello sul lungomare di Labuan Bajo. Apre tardi, nel pomeriggio con l’arrivo delle barche e qui è possibile gustare pesce fresco, a prezzi economici, nei vari chioschi.
Il miglior hotel dell’isola in cui abbiamo sostato è lo Spring Hill Bungalow, personale gentile, stanza corrispondente agli standard occidentali e un buon ristorante con piatti tradizionali.
DOVE DORMIRE
Palm Bungalow
Jalan Moni Jopu, 86318 Kelimutu
Da evitare accuratamente, bungalow cadenti, bagno non funzionante, parete bagnata e porta che non chiudeva bene. La sistemazione migliore nei pressi del vulcano Kelimutu era al completo mesi prima… Economicissimo e comodo per partire per la passaggiata al vulcano.
Kelimutu National Park
Kelimutu Crater Lakes Eco Lodge
Moni
Costruito recentemente e all’insegna della sosteibilità è un’ottima base per il trekking nel parco vulcanico. Prenotare con molto anticipo
Bajawa-Roo Hotel
Jalan Rogangole, Ngali, 86413 Bajawa
Telefono +62 384 2223207
Spring Hill Bungalow Ruteng
Jln Kasturi N. 8 Ruteng
Telefono +62 3852420654