74. Mostra del Cinema di Venezia. ‘Human Flow’, 65 milioni di uomini in fuga
Human Flow è il lungometraggio dell’artista Ai Weiwei, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e ancora in sala, che racconta la tragedia planetaria delle migrazioni.
L’artista – presente a Firenze (2016) con una mostra che ha fatto molto discutere) – ha girato un vero e proprio documentario seguendo, in ventitré Paesi, le catene umane (65 milioni di persone) di disperati costretti a lasciare le proprie case per fuggire da carestie, guerre o desertificazioni. Molti i profughi addossati alle frontiere in varie parti del mondo. Il film ha il merito di alzare, come un drone, il punto di vista al di sopra degli interessi locali per mettere in evidenza che la migrazione dei profughi riguarda l’intero pianeta, in molte zone sofferente.
Gli esseri umani sono sempre stati una specie migratoria ma questi milioni di persone stanno
fuggendo da qualcosa che mette a rischio la loro vita ed esistenza. Sempre di più è importante una presa di coscienza per affrontare questa tragedia umanitaria che ha bisogno di soluzioni internazionali. Nel 2015 e 2016 si contano 300.000 bambini che hanno viaggiato da soli, senza un adulto accanto. La macchina da presa osserva con compassione (sentire e soffrire insieme) questi viaggi di disperati che spesso hanno perso tutto. Ognuno ha un volto e una storia da raccontare.
Ai Weiwei non è soltanto dietro l’obiettivo, a volte si pone davanti, dialogando con queste persone che intraprendono viaggi di disperazione e speranza.
L’arstista, che recentemente si è occupato di comunicazione e cinema, ha dichiarato: “Mi trovo al centro di una ricerca, di una lotta. Ho usato il telefonino per iniziare a girare. È stato un percorso creativo. Lavoravo soprattutto a livello individuale ma realizzare un film su questa scala comporta il coinvolgimento di un macchinario, una industria. È parte della natura dell’uomo ascoltare le storie. Ho lavorato con una troupe che ha cercato di seguire storie personali, poi abbiamo montato”.
Il lungometraggio, della durata di 2 ore e 20 minuti, forse avrebbe potuto fare meno di qualche lentezza e ridondanza e avvicinarsi, senza stancare la visione, alle due ore canoniche.
A chi gli ha fatto presente che gli eventi, da quando ha girato Human Flow, sono diversi e la realtà è cambiata, Ai Weiwei ha risposto che: “Bisogna trovare un linguaggio correlato alla realtà che deve trovare una prospettiva storica. Ogni film, anche un documentario come questo, è una bugia. Rispetta la prospettiva dell’autore, è come guardiamo ciò che accade. Ci sono molte tragedie. Noi come esseri umani e artisti possiamo creare una luce speciale per questo”.
Qesto film è indubbiamente importante per il momento storico e i temi trattati con compassione e respiro. È una di quelle pellicole che serviva. Forse l’autore, un artista abituato a essere il centro di ogni sua opera e soggetto delle migliaia di foto scattate (in mostra e sui social), ha peccato un po’ di narcisismo nel porsi in più occasioni davanti la macchina da presa, seppure con discrezione e rispetto.
Una scena banale quella dello scambio del suo passaporto con quello di un profugo. Quando (in conferenza stampa) gli hanno domandato “Quando ha deciso di fare la guida in questo film?” lui ha risposto: “Facevo parte del film fin dall’inizio. Ero in vacanza con mio figlio e ho iniziato a usare l’iphone”.
Al contempo il fatto di aver condiviso il viaggio e le giornate con questi uomini in fuga rende questo film epico. L’autore è dentro il problema.
A chi gli ha chiesto quale potrebbe essere la soluzione, ha risposto: “Il problema è globale. L’umanità è un unicum”.
Anche a Venezia non ha mancato di sottolineare l’importanza del ruolo dell’arte e degli artisti: “Gli artisti dovrebbero essere sensibili alla bellezza e quando ci sono queste tragedie dovrebbero essere sensibili a queste. Sono sicuro che ci sono molti artisti che vorrebbero essere coinvolti. Io sono fortunato perché posso fare un certo rumore”.
Ringraziamo per ogni volta che l’arte sveglia la nostra sensibilità con il suo bellissimo ‘rumore’.
Sito Mostra del Cinema: https://www.labiennale.org/it/cinema/2017