I Macchiaioli. Le collezioni svelate in mostra a Roma
Originale allestimento al Chiostro del Bramante dei dipinti dei Macchiaioli riuniti, per l’occasione, sulla base delle antiche collezioni che li ospitarono. Dal 16 marzo – 4 settembre
Ciò che rende questa mostra speciale, che la differenzia dalla precedente sui Macchiaioli (movimento del XIX secolo) tenutasi a Roma nel 2007, è la collocazione delle oltre 110 opere in base all’appartenenza, in passato, ad una collezione e l’allestimento che intende ricreare gli ambienti dove queste opere si trovavano (attraverso la riproduzione di tappezzeria d’epoca e foto che ripropongono l’antica collocazione). Sicuramente alcune opere, forse le meno note, stupiranno i visitatori per la loro modernità, per il loro carattere intimo, la delicata sensibilità e il rapporto solare e gioioso con una natura che nel tempo ha subito cambiamenti, come a Castiglioncello, rifugio di questi artisti. Al centro la ‘macchia’ (che precede l’impressionismo) ovvero l’accentuazione del chiaroscuro per dare più struttura alla luce-colore che diviene costruttiva e la predilezione, per alcuni artisti come Fattori, per il formato orizzontale e ridotto come nel caso di Odoardo Borrani.
I dipinti che arricchivano le collezioni del passato – molte di veri e propri mecenati: Cristiano Banti, Diego Martelli, Rinaldo Carnielo, Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, Mario Galli, Enrico Checcucci, Camillo Giussani e Mario Borgiotti – sono ora disseminati in collezioni private e alcuni esposti per la prima volta. La mostra si snoda in nove sezioni, quante sono le collezioni di provenienza.
Nella collezione di Cristiano Banti spicca il dipinto Il Mattino (Le monachine) 1861- 62 di Vincenzo Cabianca e la Raccolta del fieno in Maremma (1867 – 70) di Giovanni Fattori. Il tema monastico era caro a Cabianca e la luce del sole riflessa sui copricapo inamidati delle monache dona loro un’aria spensierata. Reso forse più famoso per la sua passione per gli impressionisti, Diego Martelli critico – mecenate che ospitò molti di questi artisti nella sua tenuta a Castiglioncello. In esposizione La Senna (1876 – 77) di Alphonse Maureau (di origini americane) che testimonia la sua apertura all’arte francese.
La collezione di Rinaldo Carniello era quella che contava più dipinti (circa 300) ma venne comunque dispersa. Edoardo Bruno, ricco imprenditore, trasformò il primo piano della sua dimora fiorentina in una quadreria che accolse i suoi 140 dipinti. Tra questi, in mostra, Cucitrici di camicie rosse (1863) di Odoardo Borrani, che rispecchia l’animo patriottico del pittore che partecipò, nel 1859 insieme a Signorini, alla Seconda guerra di indipendenza. Le donne, accostate a mobili Biedermeier e ad oggetti che ricostruiscono un ‘vero’ interno fiorentino, sono dedite a cucire camicie garibaldine con chiaro riferimento alle recenti vicende storiche. Faceva parte della collezione anche l’inedito, fino ad oggi, Uliveta a Settignano (1885 ca.), al cui cospetto sembra di godere della frescura della penombra degli alberi, di Telemaco Signorini, autore anche del Ponte Vecchio a Firenze (1878 ca.), della collezione di Mario Borgiotti, capolavoro che non veniva esposto da molti anni.
Di Gustavo Sforni, intellettuale e amante di dipinti di arte orientale e dei piccoli formati di Giovanni Fattori, sono esposti: Le vedette (1863 – 65) di Fattori il Ritratto della moglie Isa (1902 ca.) di Oscar Ghiglia e di Llewelyn Lloyd Paesaggio rosa con figura (1916).
Lo scultore fiorentino Mario Galli amava autenticamente i macchiaioli ma per poterli acquistare spesso era costretto a rivenderli, come nel caso della Ciociara – Ritratto di Amalia Nollemberg (1881 ca.) di Fattori (la giovane ungherese con cui il pittore ebbe una relazione che all’epoca destò scandalo), Casa e marina a Castiglioncello (1862) di Borrani (veduta ripresa dal muro di cinta di casa Martelli) e La filatrice (1862) di Cabianca.
Nella collezione di Camillo Giussani c’erano dipinti impressionisti come Il giubbetto rosso (1895) di Federico Zandomeneghi accostati ad altri dei Macchiaioli.
Da questa mostra e dai suoi accostamenti risulta evidente come la ‘macchia’ preceda l’impressionismo e sia meritevole di una maggiore considerazione critica.
La mostra è stata realizzata con il Patrocinio dell’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Roma, curata da Francesca Dini, prodotta e organizzata da Dart – Chiostro del Bramante e Arthemisia Group.
Informazioni
Sede
Chiostro del Bramante
Via della Pace
00186 Roma
www.chiostrodelbramante.it
Orario apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Sabato e domenica dalle 10.00 alle 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Aperture straordinarie
Domenica 27 marzo 10.00 – 21.00
Lunedì 28 marzo 10.00 – 21.00
Lunedì 25 aprile 10.00 – 21.00
Domenica 1 maggio 10.00 – 21.00
Giovedì 2 giugno 10.00 – 21.00
Mercoledì 29 giugno 10.00 – 20.00
Lunedì 15 agosto 10.00 – 20-00
Biglietti
Intero € 13,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 11,00 (audioguida inclusa)
Informazioni e prenotazioni
T. +39 06 916 508 451
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