L’isola di Ventotene e i suoi tesori
Storie di terra, vino, sapori, liberazione e anarchia. Santo Stefano di nuovo visitabile.
L’isola di Ventotene, una delle isole ponziane, è ciò che emerge dal mare di un vulcano. Una sirena lunga 2900 m e larga meno di 800 m. Ventotene è un’isola discreta, non è fashion come Ponza, ed è ricca di tutto ciò che desideri trovare su un’isola: mare pulito, natura incontaminata, tranquillità e cibo buono. Ma è molto di più di questo: è ricca di storia e di tesori da scoprire. Proverò a raccontarvene alcuni… Da giugno ha riaperto il carcere di Santo Stefano che è tornato di nuovo visitabile.
Storia di terra, lenticchie e sapori
Nonostante il mare intorno il sostentamento sull’isola di Ventotene, come di Santo Stefano, è stato sempre garantito più dall’agricoltura che non dalla pesca. Orti per la produzione di cipolle, melanzane, pomodori, carciofi, broccoletti e leguminose, soprattutto lenticchie. Questo legume, conosciuto oltre 7000 anni fa, è stato il primo ad essere coltivato e consumato dall’uomo. Alcune sue tracce sono state rinvenute in alcuni scavi in Turchia risalenti al 5500 a.C. Le lenticchie, originarie della Siria, si diffusero nel Mediterraneo, divenendo il cibo base dei Greci e dei Romani per il loro alto valore nutritivo.
Al Museo del Louvre di Parigi sono conservati tre semi di lenticchia ritrovati in una tomba del 2200 a.C. In epoca romana Catone indicò come cucinarle e Galeno, celebre medico di allora, ne sottolineò le virtù terapeutiche. Apicio nel suo De re conquinaria ne riporta diverse ricette. Fino a qualche anno fa erano definite la “carne dei poveri”. Caligola le usò come imballaggio (40 d.C.) per il trasporto dell’obelisco (alto 25 m)a Roma, da Alessandria di Egitto fino al circo di Nerone per poi essere posto in piazza San Pietro per volere di papa Sisto V. Nel Medioevo le lenticchie erano il cibo dei monasteri per il loro apporto nutritivo.
La lenticchia di Ventotene è di piccole dimensioni (da 1 a 2,5 mm) e il suo colore è marrone chiaro con leggere venature rosate. La semina può essere fatta da dicembre fino a febbraio secondo la tipologia di terreno: in anticipo su quelli sabbiosi lungo solchi, successivamente su quelli argillosi dove si scavano piccole buche. La raccolta (scippatura, la pianta viene ‘scippata’, estirpata dal terreno) avviene all’alba tra maggio e giugno. Si raccoglie dalle 4 alle 10 del mattino in modo che il baccello, umido e morbido, non si apra facendo fuoriuscire i semi durante lo strappo. Questa faticosa attività si svolge in ginocchio sul terreno.
I baccelli si lasciano essiccare su grandi telai alcuni giorni per poi procedere con la spulatura, che avviene all’aria aperta, senza l’ausilio di macchine ma utilizzando la forza del vento, che si ritrova nel nome dell’isola. Viene coltivata con metodi naturali nel fertile terreno vulcanico, ricco di tufi gialli, trachiti e basalti. Gli anziani o i più esperti, servendosi di una pala di legno (vivillo) e seguendo una determinata angolazione, lanciano in aria semi e paglia, con il risultato della separazione di quest’ultima, più leggera, e la ricaduta delle lenticchie pulite, sul terreno.
Anche l’isola di Santo Stefano (0,27 Kmq), quando il carcere era in funzione, era coltivata da due coloni. Uno di questi due coloni era il nonno di Andrea Biondo, che oggi, oltre a coltivare lenticchie, gestisce, insieme alla moglie Giuseppina Musella, Un Mare di Sapori, sosta golosa al porto romano e vendita di prodotti di eccellenza. Andrea era abituato a lavorare in inverno con il papà e il nonno e da loro ha imparato a coltivare le lenticchie per uso familiare. Usa dei semi tramandati da tre generazioni.
Le lenticchie sono passate dall’uso uso domestico a opportunità economica e brand. Il percorso iniziatico di conoscenza è partito dai piatti di Pina. Una ristorazione unica sull’isola per l’abbinamento strepitoso di legumi e pescato.
Nel menù: Cicerchie cozze e vongole, gusto delicato esaltato dalla sapidità dei frutti di mare; Crostone di lenticchie e polpo, sapori di terra e mare che gareggiano senza sovrapporsi trovando un punto di perfetto equilibrio e prelibatezza, Sconcigli (molluschi da cui si ricava la porpora reale), ceci e rucola. Appagato il gusto ho voluto conoscere i protagonisti di queste scelte audaci e sane, Pina & Andrea, la loro storia e il forte legame con la loro isola. Idee ed energie contagiose, dietro a una esperienza positiva ci sono sempre persone valide.
I prodotti utilizzati sono prevalentemente i propri, dell’Azienda Agricola “Sott’o mur nuov”, nata nel 2003, ma l’attività è iniziata nel 1997. Pina e Andrea condividono la passione per il mangiare bene e sano e per la campagna. Producono lenticchie, capperi, origano e tante altre specialità. L’origine vulcanica del terreno dona ai prodotti un sapore intenso e unico. Dopo aver raggiunto un buon livello produttivo hanno aperto il punto vendita nel 2010. Una sorta di enoteca nell’antico Porto Romano. In una grotta romana hanno iniziato a proporre la zuppa di lenticchie insieme a un buon bicchiere di vino. Con il tempo la vendita si è arricchita anche di altri prodotti tipici e di eccellenza, selezionati nel territorio pontino: vini, olii, biscotti, paté etc.
Punto di forza nel locale è rimasta la “lenticchia di Ventotene”, coltivata in appezzamenti di terreno molto piccoli, sparsi sul territorio dell’isola. La sua produzione, ancora oggi, è fatta rigorosamente a mano e con processi biologici, una tradizione che risale, da certificazione storica, agli inizi del 1800, ma che presumibilmente era già praticata dai Romani ai tempi della colonizzazione dell’isola. Questa produzione, che aveva raggiunto circa 1500 quintali annui (si esportava anche in America), in seguito allo spopolamento di Ventotene, nel dopoguerra, ha subito un forte calo fino a divenire una produzione a carattere familiare per uso domestico.
Oggi, grazie a una inversione di tendenza la lenticchia è diventata un prodotto agroalimentare tradizionale di punta. L’Azienda ventotenese, nonostante le difficoltà del frazionamento dei campi, coltiva circa dieci ettari di terra con una produzione che si aggira intorno ai 50 quintali. L’estensione totale dell’isola è di 127 ettari, di cui 70 di terreno coltivabile. Dopo circa due mesi dalla semina viene effettuata la zappettatura dei filari e l’estirpazione delle erbacce, operazione ripetuta almeno due volte. Tra la fine di maggio e la seconda decade di giugno la lenticchia è pronta per essere mietuta e trebbiata, procedimento effettuato a mano e senza prodotti chimici.
Il sapore e la consistenza inconfondibili sono dovuti alla buccia molto tenera di colore marroncino chiaro. Dopo la loro cottura le lenticchie risultano cremose pur conservando la loro integrità. Le caratteristiche organolettiche ne fanno un prodotto pregiato per il loro contenuto in ferro (grazie all’origine vulcanica dei terreni su cui vengono coltivate). Proprio questo terreno vulcanico e la presenza vicina del mare donano ai prodotti dell’isola un sapore unico. Anche le semplici albicocche hanno un gusto esponenziale.
L’isola-carcere ha una estensione di 27 ettari e a ogni colono ne venivano assegnati 8 da coltivare. I carcerati con buona condotta lavoravano per i coloni. Il papà di Andrea coltivava l’orto per la famiglia. Andrea racconta come: «a giugno quando finiva la scuola iniziava la raccolta delle lenticchie e io andavo ad aiutare il nonno». La buccia tenera delle lenticchie dell’isola ne rende superfluo il bagno in acqua prima della cottura. Ventotene condivide con Ustica questa prelibatezza ma quelle di Ustica sono più grandi e il drenaggio del terreno, benché vulcanico, è diverso.
Andrea produce anche cicerchie e ceci, circa 4-5 quintali per tipo, capperi, coltivati nelle parracine e con la rughetta selvatica viene prodotto un buon amaro dalle proprietà digestive. Il seme delle lenticchie di Ventotene è depositato. Andrea e Giuseppina hanno, con impegno e fatica, messo in piedi un’attività che i figli possono portare avanti per un futuro sull’isola, da cui partono molti giovani. Per fortuna i figli di Andrea e Pina hanno ereditato lo stesso attaccamento dei genitori all’isola ed è Vito che, con la sua simpatia e gentilezza, a guidarvi alla scoperta dei sapori isolani.
Se le generazioni precedenti producevano lenticchie per uso familiare nel tempo sono diventate un prodotto di nicchia e oggi, usate in molti piatti nel ristorante e sull’isola, sono diventate un’attrattiva per il turismo gastronomico, sempre in aumento. I prodotti della terra possono essere un’opportunità economica e un brand dell’isola di Ventotene, un segno distintivo e identitario. I dietologi consigliano il consumo di lenticchie perché oltre ad essere digeribili sono un alimento privo di grassi e di colesterolo, sono considerate legumi ad alto valore nutritivo. Contengono circa il 25% di proteine, il 53% di carboidrati e il 2% di olii vegetali. Sono ricche di fosforo, ferro e vitamine del gruppo B. Da un punto di vista nutrizionale 100 grammi di lenticchie equivalgono a 215 grammi di carne.
Anche il mare è protagonista dell’offerta cibo di qualità a Ventotene. C’è un ristorante per me irrinunciabile ogni volta che vado. La location spettacolare è una garanzia, come la gentilezza e cortesia, l’unica variabile è la qualità dei piatti: migliora ogni anno. L’affaccio sulla spiaggia di Calanave è impagabile, specie arrivando prima del tramonto. La luna che si specchia sul mare e Santo Stefano all’orizzonte arricchiscono di poesia qualunque cena. Mast’Aniello è un ristorante del cuore, dove torni sempre volentieri. Il pescato proposto è spesso vivo e viene cucinato nel migliore dei modi. La carta dei vini – del tipo che preferisco – è ricca di qualità e non di quantità, un’ottima selezione curata da Gianluca. Il dessert al bicchiere è un peccato di gola vacanziero. Anche gli appassionati della pizza non rimarrano delusi. Sbarcare su quest’isola ripulisce l’anima dalla terraferma.
“Pandataria’ – il nome di Ventotene in epoca romana (“dispensatrice di ogni bene”) – definisce questa isola in modo perfetto. Bene lo sanno i suoi abitanti (Pandataria è il nome del vino che si inizia a produrre sull’isola) e gli uccelli migratori che la prediligono come sosta durante le loro traversate. Un altro unicum di Ventotene è il suo Museo della Migrazione ed Osservatorio Ornitologico, che svolge anche attività di ricerca e inanellamento. Su queste due isole molti uccelli vengono a riprodursi per la facilità di trovare cibo. In primavera si riescono a catturare (solo per inanellarli e verificarne le condizioni) 700 uccelli al giorno. La notte gli uccelli che volano da un continente all’altro seguono il campo magnetico terrestre. Non è raro, sull’isola, sentire un “pianto di bambino”, o come narra la leggenda “delle sirene”, sono i versi delle berte che in tal modo ritrovano, anche di notte, il loro nido sulla scogliera.
La sterna dell’Artico impiega 6 mesi per il viaggio di andata e ritorno (30.000 chilometri). Lasciate le coste del nord Africa gli uccelli volano ininterrottamente per 500 chilometri prima di poggiarsi a terra. La visita guidata al museo è interessante non tanto per ciò che è esposto ma per le numerose informazioni, che lasciano a bocca aperta, sulle specie di uccelli e il fenomeno straordinario delle migrazioni.
Non a caso Cesare Ottaviano Augusto scelse di costruire la sua villa su quest’isola, nel 27 a.C., per l’otium, lontano dai negotia (affari). La visita guidata a Villa Giulia è utile per ricostruire il periodo romano dell’isola, immaginare la grandiosità di una villa con fontane, giochi d’acqua, terme e cisterne per l’approvvigionamento idrico. Qui furono mandate in esilio illustri donne di stirpe imperiale: Giulia, invisa a Livia (seconda moglie di Cesare Ottaviano), Agrippina Maggiore (confinata qui da Tiberio), Claudia Ottavia (esiliata da Nerone) e Flavia Domitilla, scacciata dallo zio Domiziano per la sua conversione al Cristianesimo… ma non voglio svelarvi tutti i tesori dell’isola, lascio a voi scoprirne qualcuno.
Il filo rosso, o i sei gradi di prossimità, che uniscono Santo Stefano, Ventotene, le lenticchie, gli anarchici, il vino e Veronelli, qui si chiude. Il minimo comun denominatore è la natura, la terra, ricchezza e sostentamento da sempre, il bene e il buono dell’uomo.
Si ringrazia Elena Schiano per le interessanti visite guidate.
INFORMAZIONI
Per arrivare:
Laziomar partenze anche da Formia
Da visitare
Carcere di Santo Stefano
piazza Castello 1 Tel. 0771 85345
Museo Storico Archeologico
piazza Castello 1 Tel. 0771 85345
Villa Giulia
a.terramaris@libero.it
Museo della Migrazione ed Osservatorio Ornitologico
Località Il Semaforo, via Olivi
Tel. 0771 85275
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Dormire
Hotel Mezza Torre
Piazza Castello, 5/6
Tel. 0771 85294
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Camere con vista sull’isola di Santo Stefano. Centralissimo. Colazione e ristorante su terrazza panoramica
Mangiare
Mast’Aniello
Spieggia di Cala Nave
Tel. 0771 854007
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Un Mare di Sapori
Via Porto Romano, 3
Tel. 0771 85292
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Da acquistare presso il negozio: lenticchie, cicerchie, origano, capperi e prodotti tipici.
Il Giardino di Ventotene
Via Olivi, 45
Tel. 0771-85020 e 328 7980349
Sito: https://www.ilgiardinodiventotene.it/
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Ristorante riservato all’interno di un giardino rigoglioso. Piatti di pescato locale e prodotti del luogo. Servizio accurato
Antico Forno Aiello
Via Olivi, 35
Tel. 0771 85170
Pizze, focacce, biscotti, tielle (torte salate ripiene). Tentazioni per golosi, dimenticate la parola dieta quando entrate.
Shopping
Libreria Ultima Spiaggia
Piazza Castello, 18
Tel. 0771 85295
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Libreria indipendente, anche casa editrice, raffinata selezione di testi. Tutto quello che si può leggere su Ventotene. Il titolare, Fabio Masi: “la libreria è l’avamposto quotidiano della cultura”.
Lettura consigliate
Anthony Santilli (a cura di), Biografia di una prigione – L’Ergastolo di Santo Stefano in Ventotene (secc. XVIII-XX), Centro di ricerca e documentazione sul confino politico e la detenzione Isole di Ventotene e Santo Stefano
Pier Vittorio Buffa, Non volevo morire così, Santo Stefano e Ventotene. Storie di ergastolo e di confino, Nutrimenti casa editrice
Filomena Gargiulo, Ventotene isola di confino, confinati politici e isolani sotto le leggi speciali 1926-1943, Ultima Spiaggia, Genova-Ventotene, 2013.