“Mainstream”, l’orrore dei social. Venezia 77 – Orizzonti
Approda a Venezia il secondo lavoro, dopo Palo Alto, di Gia Coppola, quarta regista della famiglia che sembra destinata a ricalcare le orme del nonno Francis.
Mainstream può sembrare un teen movie ma presto si comprende che ha le carte in regola per essere un film per adulti, specialmente trentenni figli degli anni Novanta che hanno visto l’ascesa dei social network.
Il linguaggio è fresco pieno di faccine (le famose emoticon), colori e immagini animate (GIF) che riportano alle origini della regista. Ovvero la fotografia a cui si è appassionata grazie alla madre, Jacqui Getty, per poi laurearsi alle Belle Arti nel 2009. Nell’opera si rintracciano numerose citazioni sia di cultura cinematografica che artistica.
ll film inizia subito con una scena impressionista che ricorda Il bar delle Folies-Bergère di Édouard Manet. Per poi proseguire citando Kandinskij e slogan come “mangia l’arte”.
Il lungometraggio è una critica del mondo di internet, della differenza enorme con le produzioni indipendenti ed evidenzia cosa accade quando la fama ti travolge e ti uniforma al sistema. Racconta la storia tenera di Frankie (Maya Hawke) una ragazza di vent’anni che non sa ancora quale strada intraprendere, scoraggiata e addolorata soprattutto a causa della recente scomparsa del padre. Per sopravvivere lavora come barista in un locale ai confini di Hollywood, insieme al suo migliore amico Jake e critica i falsi valori del mondo moderno.
La sua routine viene stravolto quando conosce un ragazzo misterioso che si fa chiamare Link (Andrew Garfield), un soprannome come i nickname che usiamo nella rete. Insieme a lui la ragazza potrà rappresentare le sue invettive contro la globalizzazione filmandolo e pubblicando i video su Youtube. Anche grazie a Jake conquisteranno la fama a tal punto da essere contattati da un manager che li aiuterà a incrementare le entrate.
A causa del legame sentimentale con Link Frankie non si accorge che tutto questo la sta trascinando verso quel mondo che poco prima odiava e condannava. Solo quando Jake abbandonerà il gruppo – anche per gelosia verso Link, lui stesso ammette di provare qualcosa per Frankie – e dopo che “Nessuno di speciale” (il nome della nostra star appena nata) umilia, ubriacato dalla sua celebrità, una giovane fan, la protagonista si accorge di aver creato quel mostro a cui non avrebbe mai voluto dar vita.
Notevoli le interpretazioni dei protagonisti. Maya Hawke con la sua bravura ben rappresenta come il sentimento per Link la sta distraendo dalla realtà e nasconde a se stessa i difetti del suo fidanzato non solo come figurina standard della società moderna. Allo stesso modo Andrew Garfield è il vero mattatore del film. Non cattivo ma un narcisista tale da far dimenticare i suoi esordi di feroce critico di quel sistema di cui poi entra a fa parte. Al punto di trattare Frankie come una qualsiasi sua fan.
Esordisce come un commediante talentuoso e geniale. Per conquistare Frankie urla in un centro commerciale a tutta la gente di fermarsi a guardare un quadro di Kandinskij. Poi con la popolarità diventa egoista e bugiardo. Un film quindi che è un monito per ricordarci come l’immagine che esce fuori dai social sia distorta rispetto a quella reale. Spesso le più famose star del web sono prive di valori, poco utili al mondo circostante e dotate semmai di talento commerciale.