Mostra del Cinema di Venezia. ‘The Danish Girl’ a caccia di premi
In concorso a Venezia la storia del primo transgender della storia Einer Wegener-Lili Elbe, danese morta nel 1931, interpretata da Eddie Redmayne, premio Oscar 2015 per l’interpretazione dello scienziato Stephen Hawking (malato di Sla) nel film La teoria del tutto.
La regia è del premio Oscar (Il discorso del re) Tom Hooper, mentre nei panni della protagonista, Gerda Gottlieb, moglie di Einer, è la ventisettenne attrice svedese Alicia Vikander, convincente in ogni momento del film e per molti in ‘pole position’ per la coppa Volpi. Il film è forse melodrammatico ma sensibile ed elegante, ciò che commuove sono le diverse forme dei sentimenti di Gerda (moglie, amica e sorella) che hanno un comune denominatore: l’amore. L’ambientazione raffinata sembra suggerire in ogni fotogramma un quadro.
I veri protagonisti del film sono l’amore e la società.
L’amore incondizionato di Gerda che evoca, e stuzzica per gioco, la componente femminile del marito facendogli indossare un paio di calze e scarpe da donna per farne una modella per un suo dipinto. Ma da quel momento non sarà più possibile ricacciare indietro ciò che è emerso e che Gerda, all’inizio, combatte: la Lili che affiora in lui a poco a poco prende il sopravvento su Einer, l’uomo che ha sposato Dopo un sofferto percorso iniziatico Gerda comprende che è inutile lottare contro la femminilità emergente di Lili e che non potrà più possedere Einer, ma continua a sostenere il benessere di chi ha scelto di amare.
Einer/Lili ama sua moglie e per continuare a starle accanto cerca, all’inizio, di reprimere il suo istinto femminile, di curarsi, ma è inutile. Soffrendo insieme a lei accetta un percorso che non li separerà mai, se non sessualmente. Protagonista è l’Amore, quello con la maiuscola, “attenta partecipazione all’altro”, quello che sente ciò che fa star male l’altro e il suo contrario, quello di chi sostiene e lotta per il benessere dell’altro, dà affinché l’altro possa essere felice. Gerda non può più riavere Einer ma può continuare ad amarlo come Lili. I rapporti possono cambiare nel tempo ma le persone difficilmente cambiano.
Einer/Lili e Gerda sono persone autentiche, non fingono, si amano, hanno fiducia l’uno nell’altro, non si tradiscono, non si nascondono, vivono fino in fondo i loro problemi tentando di risolverli insieme. Il racconto di lei sul loro primo bacio è un indizio per lo spettatore: fu lei ad avvicinarlo per baciarlo e le sembrò di baciare se stessa.
Una coppia di pittori, lei ritrattista e lui paesaggista, due persone abituate ad osservarsi e a specchiarsi l’uno nell’altra. Un film sulla compassione, amore e accettazione dell’altro e non di come vorremo, per egoismo, che fosse. Un’umanità nella sua accezione più nobile che non scade mai nella mediocrità o sotterfugio ma che affronta la vita e i problemi a testa alta.
Il secondo protagonista del film è la società con i suoi pregiudizi, il suo stereotipo di normalità e la discriminazione per i ‘diversi’ che, in quanto tali, sono identificati con la malattia, ovvero la parte malata della società. Sentirsi donna in un corpo di uomo è identificato, da tutti i medici e specialisti interpellati dalla coppia, come depravazione, malattia e schizofrenia. In quanto tali da curare con ogni mezzo, internamento, bombardamento di raggi sulla zona pelvica etc. Proprio Gerda è la più convinta che il marito/Lili non è pazzo/a o depravato/a. Lei salva Lili sottraendola alle torture dell’ignoranza.
Tom Hooper ha spiegato in conferenza stampa come: “Quelli erano davvero anni impossibili per chi si fosse trovato in una situazione del genere. Oggi il mondo è cambiato molto e in meglio, anche se non del tutto”.
Per avere la sua identità Lili si sottopose, a Dresda, a più di un intervento, all’epoca sperimentale, di riassegnazione sessuale (asportazione degli organi maschili e successiva ricostruzione dell’apparato femminile).
Alla domanda sul perché non avesse scritturato, per la parte del protagonista, un attore trans, Hooper ha risposto: “Con questo film abbiamo coinvolto le comunità trans di Copenhagen, Bruxelles, Londra e ci sono diverse partecipazioni come attori e comparse nel film, ad esempio quella dell’attrice trans Rebecca Hoot”, nella parte dell’infermiera di Lili, un ruolo simbolico dal momento che l’accompagna nel suo percorso verso la sua vera/nuova identità.
Di questa esperienza sono rimasti i diari, da cui è stato tratto il romanzo scritto da David Ebersoff a cui è ispirato il film, che sarà proiettato nelle sale in Italia a febbraio 2016.