“One Night in Miami” dell’attrice premio Oscar Regina King. Venezia 77 – Out of competition
In una stanza d’albergo di Miami una serata,tra amici speciali: il pugile Cassius Clay, l’attivista Malcolm X, il giocatore di football Jim Brown e il cantante Sam Cooke
Presentanto nella sezione “Fuori Concorso” alla 77 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il film One Night in Miami di Regina King, al suo esordio cinematografico come regista, è ispirato all’omonima pièce teatrale di Kemp Powers (anche sceneggiatore del film). I dialoghi e lo scontro dialettico, non a caso, costituiscono l’ossatura dell’opera. Il film sarà distribuito, probabilmente poco prima di Natale, da Amazon Prime Video.
Il film racconta una serata tra amici (il pugile Cassius Clay, l’attivista Malcolm X, il giocatore di football Jim Brown e il cantante Sam Cooke) che si riuniscono in una stanza d’albergo di Miami per festeggiare la vittoria di Cassius Clay, campione del mondo dei pesi massimi (al Miami Beach Convention Center), contro Sonny Liston. A causa delle segregazione razziale il campione con i suoi amici sono costretti a festeggiare la vittoria in una stanza dell’Hampton House Motel.
Era, non molti anni fa, il 25 febbraio 1964. Quasi interamente girato in una stanza il film fa emergere le differenze dei quattro protagonisti afroamericani. Purtroppo i problemi razziali degli afroamericani dagli anni Sessanta a oggi non sono ancora risolti. Prova ne è il movimento Black Live Matter (le vite dei neri sono importanti).
Ognuno dei protagonisti affronta il problema razziale e dei diritti civili in modo diverso, da qui l’origine dei conflitti tra loro. Malcolm X era ancora all’interno della “Nazione Musulmana“, che poi lascerà e i cui membri lo uccideranno nel 1965. Il leader vuole coinvolgere Cassius Clay (Eli Goree) nel nuovo movimento che si accinge a formare. Clay non è ancora Mohammed Alì ma è giovane (ventidue anni) e considera Malcolm la sua guida spirituale. I pugni di Alì affondano come i discorsi taglienti di Malcom X.
Jim Brown (Aldis Hodge) si contrappone al razzismo in modo individuale.Malcolm X è un predicatore militante duro e puro che considera i bianchi “demoni”. Mentre Sam Cooke (Leslie Odom Jr.), leggenda del soul, si esibisce al Copacabana, locale prima vietato agli afroamericani, ed è riuscito a diventare un produttore discografico indipendente che può aiutare i talenti della sua comunità ad emergere e tenere per sé i diritti delle proprie canzoni. A lui sembra bastare l’affermazione sociale ed economica come riscatto della comunità afroamericana.
La regista, Regina King, affronta il problema all’interno della comunità afroamericano. Sarebbe stato più facile schierarsi contro i bianchi quali causa di discriminazioni, invece scava nelle debolezze e contraddizioni degli stessi afroamericani. Problemi che hanno indebolito il movimento impedendogli di affermarsi con forza e raggiungere gli obiettivi. L’amicizia tra i quattro è il collante che tiene insieme, nonostante le loro diversità, i “fratelli”. Il film sembra rivolgersi soprattutto, quale appello all’unità, alla comunità afroamericana.
Kingsley Ben-Adir è perfetto nei panni di Malcolm X, non soltanto per la somiglianza fisica, ma anche per il carattere determinato, ma allo stesso tempo vulnerabile, del leader. Ottima la prova degli attori, tutti emergenti. La musica è l’altra protagonista del film, i brani di Sam Cooke, dell’epoca fanno da splendido filo conduttore, creando una colonna sonora che è una pezzo della trama del film. Regina King – già premio Oscar come attrice non protagonista 2019 e vincitrice di due Emmy – sembra essere destinata a diventare la prima regista nera candidata agli Oscar. il film si è già aggiudicato al Toronto International Film Festival il secondo posto per il Premio del pubblico
Regina King ha rilasciato questa dichiarazione sulle motivazioni del film: “Questo film è una lettera d’amore dedicata all’esperienza vissuta dagli uomini di colore in America. Avendo io stessa un figlio, ho ritenuto importante mostrare al mondo cosa significhi. È stata un’opportunità per mostrare queste icone prima di tutto come uomini e fratelli. Amici che possono parlare liberamente e dichiarare che il momento del cambiamento è ora. Questo messaggio incentrato sul cambiamento riecheggia ancora oggi a distanza di decenni. Purtroppo, la recente uccisione di George Floyd e Breonna Taylor ci ha mostrato che la lotta per l’uguaglianza razziale è lungi dall’essere arrivata a conclusione. Abbiamo più che mai bisogno l’uno dell’altro, dobbiamo alzare le nostre voci all’unisono così che non possano essere ignorate, e far sì che queste voci siano finalmente sentite”.
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