RomaFF16. Quentin Tarantino alla Festa del Cinema di Roma
L’effervescente regista, e scrittore, conquista il pubblico dell’Auditorium
Sala Petrassi piena per la conferenza stampa con Quentin Tarantino. Il regista, con la sua solita camicia a righe, si è presentato in forma smagliante non mancando di incantare e divertire i presenti.
D. Perchè ha espanso il suo mondo con un libro (C’era una volta a Hollywood pubblicato da La nave di Teseo) piuttosto che con un sequel?
R. “Sono cresciuto leggendo libri che erano basati su film, che spesso non avevo nemmeno visto, mi piacevano tantissimo. Tre anni fa ho cominciato a pensarci. Ho immaginato che sarebbe stato divertente fare un libro a partire da un mio film. Questo si ricollega al mio discorso sull’arte alta e bassa. E questa è la forma pià bassa di letteratura. Inizialmente avevo pensato di partire da Le Iene, ma dopo i primi capitoli mi son chiesto che senso avesse. C’era una volta a… Hollywood era andato talmente bene che ho pensato che sarebbe piaciuto. Anche perché la ricerca fatta sui personaggi, e tutti gli elementi che non avevo incluso nel film, avrebbero permesso di imparare qualcosa di più sui protagonisti”.
A chi gli ha chiesto come reagisce alle critiche che gli sono state mosse Tarantino ha risposto che non bisogna rifletterci troppo. Quando ha fatto Pulp Fiction ha ricevuto molta attenzione e critiche, anche dure. Non bisogna essere troppo sensibili. “Ci saranno persone a cui un film non piacerà ma non bisogna prenderlo come un attacco personale. Se ci dedicano 10.000 parole il tuo film aveva un senso. Le critiche fanno parte del dibattito”.
A chi gli ha chiesto se la pandemia ha ucciso il cinema, se lo streaming ha preso il suo posto Quentin ha risposto così: “Ho una sala a Los Angeles, il New Beverly, e da quando abbiamo riaperto dopo la pandemia ha avuto una affluenza incredibile. Tanto che ne ho acquistata un’altra! Ma la loro programmazione è di nicchia”. A proposito di un Kill Bill 3: “non so quale sarà il mio prossimo film, potrebbe anche essere quello”.
Gli è stato chiesto se diventando padre sono cambiate le sue priorità. Parlando del figlio Leo (il nome del nonno di sua moglie Daniella) afferma di averlo avuto tardi “arrivato verso la fine della mia carriera”.
Ha evitato di rispondere alla domanda “quanto sono importanti l’epica e la morale nella sua vita”. Ha chiesto più volte che venisse riformulata per poi ritenere che la domanda fosse “troppo pesante”.
Riguardo al suo processo creativo il regista ha affermato: “Quando scrivo un film, penso solo alla pagina su cui sto scrivendo, ai personaggi. Quello che conta è la qualità narrativa. Sono poi i personaggi a prendere il comando. Quando vado sul set e inizio a girare viene il resto, vengono aggiunti gli elementi cinematici”.
Un giornalista anglosassone ha domandato al regista chi ucciderebbe se potesse farlo senza conseguenze, o quale film cancellerebbe dalla storia. Tarantino ha affermato di ritenere la Nascita di una nazione di David Griffith il film peggiore: “Come tanti, ho un grosso problema con quel film, per il suo razzismo, ma soprattutto perché ha portato alla rinascita del Ku Klux Klan negli Stati Uniti. Se avessero giudicato Griffith a Norimberga, o almeno secondo i principi di quel processo, credo lo avrebbero dichiarato colpevole. Non ucciderei nessuno, ma ci sono persone che se non ci fossero state non sarebbe stata una grande perdita”. Alla fine Tarantino è stato assalito dai suoi numerosissimi fan a caccia di autografi.