“Where’s My Roy Cohn?”, il documentario imperdibile sull’avvocato più inquietante d’America. RomaFF14
Il titolo è l’invocazione di Donald Trump, “Where’s my Roy Cohn?”, alla ricerca dell’avvocato più temuto d’America.
“Dov’è il mio Roy Cohn ?” è la domanda a voce alta di Donald Trump in occasione dell’avvio da parte dei federali dell’indagine sulle interferenze russe nelle elezioni del 2016. Matt Tyrnauer ha scelto questa domanda quale titolo del suo sensazionale documentario che speriamo di vedere presto in sala. Dopo il successo al Sundance Film Festival il documentario è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma. L’opera ripercorre la vita e le malefatte di Roy Cohn, l’avvocato manipolatore di cui si è servita la destra americana.
Per oltre quarantanni Roy Cohn, l’avvocato più temuto d’America, ha tenuto in scacco le sorti della politica americana. Dal processo per spionaggio contro i coniugi Rosenberg fino all’attuale presidente della Casa Bianca, di cui è stato legale di fiducia, dal 1973 al 1985, quando Trump era un ambizioso costruttore.
Nato da un padre giudice, in una famiglia ebrea benestante, grazie alle conoscenze politiche della famiglia, il giorno dopo la sua iscrizione all’ordine degli avvocati, inizia a lavorare a Manhattan come viceprocuratore. Diventa presto famoso per la sua mancanza di scrupoli e per le numerose condanne a carico di persone sospettate di essere agenti comunisti. Diventa, a soli 23 anni, l’avvocato d’accusa contro i Rosenberg. In seguito dichiarò di aver suggerito lui stesso al giudice di condannare a morte i due coniugi. Per il suo accanimento anticomunista il rampante ventiquattrenne avvocato viene raccomandato dal direttore dell’FBI, Edgar Hoover, a Joseph McCarthy.
Fa entrare, però, come consulente nello staff di McCarthy il suo amico G. David Schine. Quando questo viene arruolato nell’esercito Cohn mette in atto forti pressioni per fargli avere un trattamento di favore. Questo portò alle audizioni del 1954 “Esercito-McCarthy”, che causarono il declino di McCarthy e le dimissioni di Cohn dal suo staff.
Per i successivi trenta anni si dedicò, come avvocato con studio a New York, agli affari di clienti altolocati. Tra questi soprattutto mafiosi. Riesce a far condannare John Ciotti, accusato di omicidio, a soli due anni di carcere. Cohn, con vantato disprezzo per la gente e per la legge, era solito affermare: “non ditemi cosa dice la legge fatemi sapere chi è il giudice!”.
Negli anni Settanta lavora per la famiglia Trump, legata ai Gambino e ai Genovese. Il suo motto era: attaccare gli attaccanti. Sta dietro il patto tra Murdoch e Reagan e controlla la stampa di destra.
Ne 1973 il governo accusa la società di Trump di offrire agli afroamericani condizioni di affitto diverse e di dichiarare falsamente la indisponibilità di appartamenti liberi nelle zone del centro. Cohn intenta causa contro il governo e la questione si risolve in via stragiudiziale. Riesce a risolvere i guai legali legati alla Trump Tower. Alla fine Cohn fu radiato dall’Albo degli avvocati per furto e raggiro ai danni dei suoi stessi clienti.
All’epoca dello scandalo “Schine” il diabolico avvocato fu sospettato di essere omosessuale ma lui negò per tutta la vita nonostante morì di AIDS nel 1986, malattia che nascose fino all’ultimo dichiarando di avere un cancro al fegato. Accanito omofobo fu rinnegato anche dalla comunità gay. Insieme a McCarthy fu responsabile del licenziamento, da posizioni governative, di molti omosessuali. La “caccia alle streghe” non era solo contro i comunisti ma anche contro gli omosessuali.
Il personaggio romanzato di Roy Cohn è stato già rappresentato a teatro nell’opera Angels in America – Fantasia gay di Tony Kushner, in cui Cohn è presentato come un individuo falso, affamato di potere, omosessuale non dichiarato ed è perseguitato dal fantasma di Ethel Rosenberg mentre muore di AIDS. Da questa opera teatrale è stata tratta una miniserie televisiva: Angels in America in cui Cohn è interpretato da Al Pacino.
Il documentario ha il ritmo di un thriller ed evidenzia il potere occulto e mafioso dietro l’ascesa di una destra fortemente reazionaria. Questo diabolico manipolatore è riuscito, dietro le quinte, a determinare l’attuale assetto politico degli Stati Uniti che ha visto Donald J. Trump arrivare al potere. La scia delle sue manipolazioni non si è estinta con la sua morte ma arriva così fino ai giorni nostri e così l’attacco indiscriminato alle minoranze continua.