Sicilia 9. I parchi archeologici della Sicilia occidentale. Segesta, Selinunte e Agrigento

Scendere lungo la costa della Sicilia occidentale vuol dire immergersi nell’arte classica, camminare calpestando la storia e godere di scenari fantastici. Segesta, Selinunte e Agrigento.

La Sicilia è terra di parchi archeologici. A pochi chilometri da Trapani c’è il tempio di Segesta, uno dei luoghi di culto greci che, insieme al tempio della Concordia (Agrigento), sono tra i meglio conservati dell’isola. Fu eretto dagli Elimi, una popolazione raffinata che ha contribuito alla formazione del popolo dei Siculi. Segesta era una città culturalmente ellenizzata, in una zona di influenza cartaginese. In lotta con Selinunte quando questa fu distrutta, grazie all’intervento cartaginese nel 408 a.C. Segesta fu a sua volta conquistata e distrutta da Agatocle di Siracusa (nel 307 a.C.), che le impose il nome di “Diceopoli”, (città giusta). Nel corso della prima guerra punica passò ai Romani.

Selinunte, tempio E (tempio di Hera)

La città era situata sulla sommità del Monte Barbaro, due acropoli separate da una sella, e i suoi due monumenti principali superstiti sono il tempio dorico (430-420 a.C.) e il teatro greco (III sec. a.C.) con una cavea di 63 metri che ospitava fino a 4.000 spettatori.
SELINUNTE
A pochi chilometri a sud di Marsala si trova il Selinunte. Dove ancora cresce il prezzemolo selvatico (sélinon, in greco), a cui la città deve il suo nome e che era impresso sulle monete antiche.

Tempio E, di Hera

Fondata nel 628 a.C. visse un’età dell’oro tra il VI e V secolo a.C., evidente nelle costruzioni architettoniche. Fu recuperata dalla sabbia, sotto la quale venne sepolta dopo la sua distruzione nel 409 a.C., nel XVI secolo.
A pochi metri dall’entrata si è soggiogati dal Tempio di Hera (tempio E), greco di ordine dorico (6 x 15 colonne) del V secolo a.C., che domina su un dolce pendio vestito di erba e fiori. Lo scenario è unico perché si cammina sui prati che sovrastano la costa.
Nessuna foto rende l’idea dell’imponenza di questo tempio e dell’emozione che si prova ai suoi piedi. È il meglio conservato sulla collina orientale, anche se il suo attuale aspetto è dovuto all’anastilosi (ricostruzione) effettuata, non senza polemiche, alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso.

Tempio di Hera (E), interno

In un attimo ti riconnetti al passato, alla storia, all’arte, alle radici. La ragione fatica a ricomporre mentalmente le metope e i colori, visti al Museo Archeologico di Palermo, a questi templi a cui appartengono. Eppure è necessario visualizzare il puzzle per tentare di immaginare ‘come era’.
Quasi tutti i templi sono identificati con delle lettere dell’alfabeto perché ancora non è certo a quali divinità fossero dedicati.

Caratteristico del tempio E è l’adyton (τὸ ἄδυτον, in greco: «luogo in cui non è possibile entrare»). Era, nell’architettura dei templi greci e romani, uno spazio riservato ai sacerdoti. In genere, la statua della divinità era posta nella cella (naòs), la camera interna di un tempio greco. Ma, in alcuni casi, come nel tempio E di Selinunte, poteva trovarsi invece nell’adyton. I triglifi (formelle in pietra con tre scanalature verticali, ai lati delle metope) erano blu e il cornicione inferiore rosso scuro. Sono la prova che i templi, in origine, erano dipinti.

Museo Archeologico, Selinunte, Acropoli, Tempio C ricostruzione

Proseguendo lungo la costa su un altopiano si trova all’Acropoli, fortezza e luogo di culto, circondata da imponenti mura difensive. Il Tempio C, eretto in onore di Apollo nel VI sec. a.C., è l’edificio più antico della città, decorato con interessanti metope e con il volto colorato della Gorgone (bassorilievo in terracotta) nel timpano. La statua di culto era posta nel vano in fondo, nell’oscurità dell’adyton. Sono visibili solo 14 colonne sulle 17 totali del lato nord.

Selinunte, ricostruzione dell’Acropoli vista dal mare

Di questo tempio sono state recuperate tre metope, di dieci, e il gigantesco gorgoneion (testa di Medusa). Probabilmente l’edificio era un archivio.
Le tre metope della facciata sopravvissute, esposte a Palermo, rappresentano: la quadriga del sole, Perseo e Medusa, Eracle e i Cercopi.

AGRIGENTO
Fondata dagli abitanti di Gela e alcuni coloni d Rodi (581 a.C.), Agrigento (patrimonio dell’Umanità UNESCO, l’antica Akragas) raggiunse il massimo splendore sotto il tiranno Terone (488-472 a.C.), a seguito della vittoria sui Cartaginesi (480 a.C.) che però la riconquistarono. Pindaro la definì: “città la più bella tra le città dei mortali”.

Museo Archeologico, Selinunte, metopa Perseo e Medusa (550 a.C., tempio C)

Una visita fuori stagione è auspicabile per apprezzare le bellezza di questo parco. Si evita il caldo e si cammina con la sola musica del vento. Non ultimo in primavera c’è la fioritura dei mandorli il cui profumo si mescola con quello della brezza marina. Il tempo minimo per la visita è di due ore ma dedicare almeno mezza giornata è un investimento in bellezza.

Selinunte, strada lastricata

Un suggerimento: fatevi un regalo e alloggiate (camera vista tempio) presso l’hotel Villa Athena all’interno del parco. In bassa stagione il costo non è stratosferico. Da lì è possibile ammirare anche la notte il favoloso Tempio della Concordia, l’unica controindicazione è che forse non riuscirete a dormire rapiti dall’incantesimo. Inoltre dall’hotel è possibile accedere, attraverso un breve sentiero, e cancello, direttamente al parco archeologico (biglietto in hotel).

Agrigento, Tempio della Concordia

Quello della Concordia è uno dei templi più completi e meglio conservati. La sua visione è spettacolare e l’illuminazione serale vi impedirà di rivolgere lo sguardo altrove. Nel VII secolo fu trasformato in una basilica cristiana e gli interstizi tra le colonne vennero murati. Nel XVIII secolo venne ripristinata la sua forma originale. Si tratta di un tipico tempio greco dalle dimensioni imponenti: quasi 20 m x 42 m e alto 13,5 m. rivolto a oriente, come voleva la tradizione secondo la quale il dio, che abitava all’interno, doveva guardare il sole nascente.

Agrigento, Tempio della Concordia, notturno

Proseguendo la passeggiata si raggiunge il più antico dei templi agrigentini, il Tempio di Eracle (Ercole, 500 a.C.) di cui rimangono molti resti e alcune colonne innalzate agli inizi del XX secolo, la piattaforma è di dimensioni maggiori del tempio della Concordia (lunghezza quasi 74 m). Al di là del ponte pedonale inizia la parte occidentale della vallata dove si trovano i ruderi del più grande tempio dorico dell’Occidente (piattaforma: 113 m x 57 m, alto quasi 33 m), il Tempio di Giove Olimpico (la divinità più importante tra quelle agrigentine).

Tempio della Concordia visto dall’hotel Athena

Il tiranno Terone lo fece costruire dai prigionieri di guerra cartaginesi, forse per questo quando i Cartaginesi conquistarono, dopo 76 anni, la città rasero al suolo il tempio. Secondo la descrizione di Diodoro Siculo il frontone scolpito era decorato su un lato da una giagantomachia e sull’altro dalla presa di Troia. Le colonne avevano un diametro di 4 m e un’altezza di circa 18 m, negli spazi tra queste erano collocate statue di pietra (telamoni alti 8 m) che dovevano sostenere la trabeazione. Erano interpretati come simbolo dei “barbari”, ovvero i Cartaginesi sconfitti.

Tempio della Concordia visto dai giardini dell’hotel Athena

La copia di un telamone con un cappello frigio si trova davanti ai resti del tempio (l’originale è al museo). Molti dei materiali e pietre dell’edificio furono utilizzate dai cistercensi per costruire la Chiesa di San Nicola e da Carlo III per il molo di Porto Empedocle. Più avanti i resti del Tempio dei Dioscuri (Castore e Polluce). In questa zona si trova il Giardino di Kolymbethra, una vallata fertile in cui l’acqua venne convogliata in condutture sotterranee. Vi si trovano aranceti, limoneti, ulivi, carrubi, mandorli, fichi e melograni. Dalla parte opposta il Tempio di Era Lacinia (Giunone), protettrice delle nozze, la cui attribuzione non è certa.

Tempio della Concordia visto dalla finestra del bagno della camera dell’hotel Athena

Recentemente a Villa Aurea, residenza all’interno del Parco archeologico di Sir Alexander Hardcastle (illustre magnate inglese impegnato nella ricerca e nel restauro del patrimonio archeologico della Valle dei Templi), si è svolta l’interessante mostra Tesori di Akragas. Le collezioni del British Museum. Per la prima volta sono tornati alcuni reperti (oggetti antichi, vasi, monete d’oro, gioielli etc.) – qui rinvenuti e che, attraverso il mercato antiquario illegale, sono entrati nelle collezioni del British Museum.

Telamone

Diverso è il discorso dei calchi del museo londinese. L’ammiraglio inglese Alexander Hardcastle, in osservanza delle leggi di tutela emanate dall’Italia, inviò al British Museum soltanto le copie dei reperti ritrovati durante le campagne di scavo da lui finanziate, lasciando in loco l’immenso patrimonio recuperato.

Foto di Marco De Felicis

INFORMAZIONI

Segesta:
https://www.segestawelcome.com/main/segesta-parco-archeologico/
ORARI:
09.00  19.00 dal 27 marzo al 30 settembre
09.00  18.00 dal 1 al 31 ottobre
09.00  17.00 dal 1 novembre al 28 febbraio
09.00  18.00dal 1 marzo al 26 marzo
Biglietti: ingresso 6/3 euro

Selinunte:
https://www.visitselinunte.com/parco-archeologico/
ORARI: lunedì – domenica 9 – 18
Biglietti: ingresso 6/3 euro.

Agrigento:
https://www.parcovalledeitempli.it/
Orari: le aree archeologiche della via Sacra e del Tempio di Giove, rimarranno aperte al pubblico tutti i giorni dalle ore 8,30 alle ore 19,00
Biglietti: 13,50 euro, ridotto 7,00.
https://www.agrigento-sicilia.it/