Il Sentiero del Castagno in Alto Adige, il piacere dell’evasione
Valle Isarco, il Sentiero del Castagno: slow and active life. Camminate tra boschi, panorami, arte e specialità.
INDICE: Signato – Collalbo – Barbiano – Chiusa – Monastero di Sabiona – Villandro – Castel Velturno – San Osvaldo – Castelrotto – Informazioni
Dopo aver visitato il Messner Mountain Museum a Castel Firmiano, e fatta una sosta a Bolzano (da vedere: piazza Walther, il Duomo, via dei Portici, piazza delle Erbe), si consiglia di visitare Castel Roncolo, che conserva un grande ciclo di affreschi della fine del Trecento a tema profano. Da quest’ultimo inizia il Sentiero del Castagno. In alternativa si può raggiungere in auto o in funivia (una ogni 4 minuti) Soprabolzano 1221m, da dove parte lo storico trenino rosso per Collalbo.
Il Sentiero del Castagno, circa 62 chilometri lungo la valle Isarco, arriva fino all’Abbazia di Novacella. Il periodo consigliato per percorrerlo è a settembre quando si può godere dello spettacolo dei ricci di castagne ovunque, spesso di alberi centenari ma anche in primavera/estate è piacevole. Il sentiero è percorribile comodamente e per intero in circa una settimana.
Naturalmente si può scegliere di percorrerne alcuni tratti, in quanto frequenti fermate di autobus consentono di raggiungere il luogo di sosta. Inoltre in autunno, dalla fine di settembre, è possibile partecipare al Törggelen.
Nei masi, denominati Buschenschanken, si possono gustare castagne arrostite, speck, pane nero, piatti tipici innaffiati da vino novello o da mosto non ancora fermentato. Il nome deriva da una regolazione voluta da Maria Teresa d’Austria che stabiliva che nelle zone vinicole, in tale periodo dell’anno, i masi potevano appendere all’esterno la frasca verde (Buschen) che indicava che il maso era aperto per degustazioni di vino novello e vendita.
Signato
Il nostro itinerario è iniziato dalla ridente stazione di Soprabolzano, luogo di villeggiatura ricco di ville ottocentesche. Da qui parte anche la Freudpromenade, comoda (adatta anche a passeggini) e panoramica passeggiata, che conduce al villaggio di Stella e Collalbo. Deve il suo nome al padre della psicoanalisi, Freud, che era solito percorrerla in occasione del sue vacanze a Soprabolzano nel 1911.
Abbiamo scelto come prima sosta Signato (ai piedi del Renon), piccolo borgo tranquillo affacciato su un bel panorama. Buon punto di partenza per le nostre escursioni.
La scelta è stata dettata anche dalla chiocciola assegnata da Slow Food al Signaterhof, albergo a conduzione familiare. Si tratta di un grazioso maso condotto da vent’anni con professionalità e passione da Günther ed Erika Lobiser. La colazione, con marmellate di frutta e torte fatte in casa, è servita nella storica stube contadina, calda e accogliente, rivestita in legno. Con il meteo favorevole la cena è servita sulla terrazza.
La cucina è altoatesina, basata su prodotti di qualità della zona, trattati con originalità e leggerezza. Tra i piatti che abbiamo apprezzato il Tris di canederli con parmigiano e burro fuso (di spinaci- formaggio- rape rosse) e la Guancia di manzo brasata al vino Lagrein con finferli e tagliatelle fatte di ortica.
Da Signato abbiamo fatto belle passeggiate nei boschi e, arrivando a Soprabolzano, ci siamo deliziati con il panoramico trenino a cremagliera che sale fino a Collalbo.
Collalbo
Le piramidi di terra più belle del Renon si trovano tra Longomoso e Monte di Mezzo. Da Longomoso si raggiunge un bar panoramico (Cafe Erdpyramiden) da cui parte un sentiero che in pochi minuti arriva alla vista delle piramidi di terra. In un paesaggio fatato queste colonne si stagliano fino a 30 metri di altezza.
Le piramidi di terra del Renon sono di argilla morenica di tarda era glaciale, proveniente dal ghiacciaio della Valle Isarco e da altri ghiacciai dei dintorni. Sono il risultato dell’erosione dell’acqua e del vento. Sopra le colonne sta un cappello di pietra a protezione del materiale sottostante.
Considerato il materiale non resistente di cui sono fatte il paesaggio delle piramidi può mutare secondo gli agenti atmosferici. Con la pioggia possono anche sgretolarsi.
Barbiano
Il tratto del Sentiero del Castagno da Longostagno a Barbiano non è molto attraente da fare a piedi perchè per la maggior parte è su strada asfaltata. L’ho percorso ma non lo consiglierei se non per la visita alla deliziosa chiesetta di Santa Verena, in cima a una collinetta cinta da un bosco.
Un itinerario consigliato, con partenza da Barbiano, è quello per raggiungere la località di Tre Chiese (1120 m) costruite tra il XIII e XVI sec. Grazie a una fonte ritenuta miracolosa è stato un luogo di culto fin dall’antichità. Le tre chiesette, di epoca gotica, conservano altari in legno cinquecenteschi.
Barbiano è inconfondibile grazie al campanile pendente (alto 37 m con una pendenza di 1,56 m) della chiesa parrocchiale di San Giacomo (XIII sec. e rinnovata nel XIX sec.). La località vanta anche le belle cascate Ganderbach (alte 85 m) a cui ci si può avvicinare tramite un sentiero.
Anche a Barbiano abbiamo scelto di soggiornare in un maso, perchè è la tipica casa colonica, o contadina, isolata nella natura (a volte con annessi fienili e stalle). Il suo significato va oltre quello costruttivo, si tratta di una vera e propria struttura socioeconomica. La regolamentazione tirolese che lo riguarda è stata confermata nel 1770 dalla legge, emanata da Maria Teresa d’Austria, del “maso chiuso“. Questa prevedeva il passaggio diretto e totale dell’azienda agricola al primogenito, per evitare la frammentazione tra gli eredi e il conseguente impoverimento.
I fratelli più grandi restavano a lavorare nel maso e i più piccoli andavano spesso a lavorare presso altri masi. Nonostante l’abolizione della legge durante il fascismo i contadini continuarono ad applicarla. Fu reintrodotta negli anni Cinquanta con una legge provinciale e l’erede del maso è obbligato a pagare ai fratelli una indennità. Tra tutte le aziende agricole altoatesine (19.000 circa) ancora oggi oltre 11.000 sono “masi chiusi”.
Maso Frühauf, a pochi passi dal centro di Barbiano, offre una vista spettacolare sulle Dolomiti. Originariamente, nel 1360, era sede della corte di bassa valle. Fu acquistato dalla famiglia Rabensteiner nel 1936. Autosufficiente, negli anni Cinquanta alla produzione di cereali, bestiame, frutta, castagne e vino fu aggiunta l’economia lattiera. Alla fine degli anni Sessanta hanno iniziato ad affittare delle camere turisti, poi il maso è stato ristrutturato.
Gli appartamenti sono tutti di nuova costruzione (2018), spaziosi, impeccabili, dotati di ogni comfort e attenzione all’ecosostenibilità (silvicoltura per il legname e legno da ardere ed energia verde tramite impianto fotovoltaico). L’arredamento è moderno, in legno. Il terrazzo ha una vista da sogno sulle Dolomiti ed è un piacere pranzare o fare colazione all’aperto. Per la colazione si può (con prenotazione e a pagamento) avere il latte, uova e succhi di frutta di produzione del maso.
A Barbiano la biodiversità, il tracciamento dei prodotti sono parole d’ordine. Nella fattoria Aspinger (Aspinger Raritaten) Harald Gasser & Petra Ottavi coltivano oltre 800 varietá di futta e verdura che oramai sono dimenticate o quasi perse nel tempo. Loro sono i fornitori di fiducia di tanti rinomati chef italiani, tra cui Norbert Niederkofler.
Markus, proprietario del maso Frühaufhof, e Verena, sua moglie, sono gentilissimi e disponibili a fornire informazioni e consigli sulla zona. Inoltre è possibile chiedere a Markus – quando è raggiungibile e disponibile – le indicazioni per visitare la sua malga in alta quota.
Visitare una malga isolata in alta montagna e con un panorama fantastico è una esperienza unica. La malga di Markus è raggiungibile con circa un’ora di cammino. Arrivati a destinazione, in una pace edenica, si rimane assorti a “volare” sul panorama.
Lo sguardo volteggia come un’aquila e il tempo, eterno rivale della contemplazione, diventa liquido. Soltanto la luce del sole, che impallidisce a poco a poco, rimane a scandire il tempo, quello necessario a ritornare prima che arrivi il buio.
Chiusa
Sotto la rupe di Sabiona si trova l’incantevole Chiusa, paese strategico a controllo della valle. La sua fortuna, riscontrabile nei suoi eleganti edifici del XV e XVI secolo, era dovuta all’estrazione di minerali nei dintorni, oltre alla sua importanza come stazione di posta e dogana.
Il centro è particolarmente piacevole e soltanto a Chiusa è possibile gustare una birra speciale. Avete mai assaggiato la birra di castagne? Si tratta di un’ottima birra che viene prodotta con malto d’orzo e farina di castagne. Si tratta di una produzione stagionale che è possibile gustare dalla fine di settembre per circa un paio di mesi.
Da Gassl Bräu vale la pena fermarsi per una sosta. Con il sole è piacevole mangiare all’aperto, degustare una buona birra di castagne e mangiare delle ottime zuppe. Per rimanere in tema consiglio la Zuppa di zucca e castagne ma la Zuppa di speck, cipolle croccanti e formaggio di malga fuso, più aderente alla tradizione tirolese, è ottima. E per finire in dolcezza non potevo farmi mancare una torta di castagne!
Monastero di Sabiona
La vista del Monastero di Sabiona (Kloster Säben, 729 m), dall’alto del Sentiero di Castagno, è impareggiabile. Il monastero troneggia come un castello su un’alta rupe che sovrasta la cittadina di Chiusa (Klausen). La veduta, una vallata che è una importante via di comunicazione tra il Nord dell’Europa e Italia meridionale, probabilmente incantò anche il famoso artista Albrecht Dürer. Molti identificano il paesaggio riprodotto in una delle sue più celebri incisioni, Das große Glück (La grande Fortuna), con quello della veduta di Chiusa.
La collina ospitava un insediamento già all’età della pietra e uno tardo-romanico. Dei reperti archeologici testimoniano che fu dal Monte di Sabiona che si diffuse la fede cristiana in tutto l’Alto Adige.
ll complesso, cinto da imponenti mura che nascondono orti e giardini, è raggiungibile solo a piedi.
Partendo da Chiusa si può seguire la Passeggiata di Sabiona (dalla piazza di S. Andrea si sale per la Torre del Capitano) che conduce in 45 minuti al monastero. Più breve, e agevole, è il cammino lungo la Via Crucis con cui si impiegano circa 30 minuti.
Nel Medioevo il monastero era una fortezza, sede vescovile fino al X secolo. Dal 1687 Sabiona è monastero delle Benedettine e dal 1699 abbazia. Le suore (attualmente una decina) vivono in clausura seguendo la Regola di San Benedetto da Norcia: Ora et labora et lege (Prega, lavora e leggi). Il monastero non è aperto al pubblico mentre le chiese sono visitabili.
Fanno parte del complesso, oltre alla Fontana del Giubileo, quattro chiese: la Chiesa di Nostra Signora, la Chiesa del Convento, la Cappella delle Grazie e la Chiesa Santa Croce, situata nella parte più alta del monastero, decorata con interessanti affreschi barocchi che dilatano lo spazio grazie a sfondamenti prospettici. Accanto a questa si trova l’unica costruzione del complesso medievale che non ha subito modifiche dal Duecento: la torre di S. Cassiano.
Villandro
Il Sentiero del Castagno prosegue per il borgo di Villandro. Abbiamo preferito lasciare la vallata e salire su in montagna per fare escursioni a quote più alte. Abbiamo scelto come base per un breve soggiono la Baita Gasser, gestita dall’efficiente Urban e dalla sorella.
L’albergo ha poche camere confortevoli e panoramiche. Sono arredate con legno di cembro e abete locale.
Il pino cembro (o più comunemente chiamato cirmolo) è un albero tipico delle montagne dell’Europa centrale. Può raggiungere i 25 metri di altezza e cresce dai 1.800 fino ai 2.000 metri di altitudine, resiste fino a temperature freddissime: -40° C / -50° C. Cresce lentamente e vive centinaia di anni.
Il profumo di bosco, di fresco, di natura, dona relax e pace interiore. Questo legno è particolarmente adatto ad essere usato per la conservazione in quanto inibisce parassiti e batteri. Inoltre ha un’azione calmante e defaticante per il sistema cardiaco.
Sottoposte a test alcune persone, dopo sforzi fisici all’interno di stanze con cirmolo, hanno evidenziato minore frequenza cardiaca. Il cirmolo favorisce il sonno con effetti che possono durare anche la giornata successiva. La diffusione del pino cembro è prevalentemente assicurata dai “forestali volanti”, le nocciolaie. Questi uccellini raccolgono in autunno i pinoli del cembro e li mettono sotto terra per l’inverno. Riescono a nasconderne fino 100.000 (25 kg.) in posti diversi che riescono a ritrovare grazie alla loro memoria. Da quelli dimenticati nascono i nuovi alberi di pino cembro.
Gasthof Gasser Hutte è un ottimo punto di partenze per belle escursioni e rigeneranti passeggiate. Tra le più impegnative quella che sale a 2260 m al rifugio Corno di Renon. Un’altra passeggiata molto bella è quella lungo il sentiero 6 che sale a Am Toten (2186 m), alla Cappella Totenkirchl (la Chiesetta del Morto).
La Chiesetta del Morto si trova sulla linea di confine tra la Valle Isarco e la Val Sarentino. Oltre ad essere una meta di pellegrinaggio offre anche una magnifca vista. Da qui si può proseguire (sentiero 2A) verso il lago Totensee (Lago dei Morti) a 2200 m è circondato da blocchi di roccia e prati. Nella sua accezione agricola “tot” (morto) sta a significare “improduttivo”. Arrivati alla Chiesetta del Morto è possibile camminare lungo un crinale, il sentiero 16, per scendere verso Gasser Hutte. Durante la discesa è possibile fare incontri insoliti con lama altezzosi e spettinati alpaca. Prima di rientrare ci si può rifocillare ad Am Rinderplatz sul bel terrazzo con panorama.
Un altro percorso ad anello, meno impegnativo e tutto nei boschi, è quello che sale dal sentiero 6, volta a destra verso il sentiero 23 per tornare poi alla baita Gasser attraverso il sentiero 24.
Per quanto possiate stancarvi e avere appetito i piatti di Urban, il suo “dolce a sorpresa” (rito serale che fa venire l’acquolina in bocca agli ospiti), e le sue abbondanti colazioni sapranno soddisfare il vostro appetito. Non dimenticate di chiedere alla Baita Gasser di assaggiare una grappa di pino mugo. SI tratta di una grappa che solo in montagna viene prodotta e risulta gradevole. Il pino mugo è un cespuglio aghiforme sempreverde. È stato inserito nell’elenco delle piante officinali spontanee.
Per produrre l’olio vengono raccolti e triturati assieme le pigne e gli aghi del pino. L’estrazione dell’olio avviene attraverso una lenta distillazione in corrente di vapore. Poche gocce di olio essenziale di pino mugo sul cuscino favoriscono il sonno e la respirazione. L’olio ha proprietà analgesiche, mucolitiche, antibatteriche e stimolanti della circolazione sanguigna. Per attenuarlo si può miscelare con olio di mandorle.
Esiste un itinerario ad esso dedicato: il “Sentiero di pino mugo” di circa sette chilometri (260 m di dislivello) sull’Alpe di Villandro. Oltre a regalare bei panorami sulle Dolomiti riempie i polmoni del profumo delle resine e pigne di pino mugo. Per saperene di più è possibile includere anche la visita alla distilleria Marzuner Schupfe produttrice dell’olio di pino mugo.
Castel Velturno
Il Castello venne edificato, nel 1580, come residenza estiva del principe vescovo di Bressanone: Johann Thomas von Spaur. L’edificio, il più prezioso monumento dell’Alto Adige, ancora oggi meraviglia per la conservazione dei suoi arredamenti e decorazioni. L’edificio è stato utilizzato poco e comunque sempre con grande cura pertanto non è stato necessario, nel tempo, sottoporlo a ristrutturazioni e modifiche radicali.
All’inizio dell’XI secolo divenne proprietà dei vescovi di Sabiona-Bressanone. Nel 1875 venne ceduto al principe Johann von Lichtenstein che nel 1904 lo donò al Comune di Bolzano. Negli anni a seguire il palazzo venne adibito, purtroppo, ad asilo nido, scuola, centrale telefonica e teatro. Nel 1979 il prezioso immobile divenne proprietà dell’Alto Adige e tra il 1980 e il 1983 è stato restaurato.
Castel Velturno conserva boiseries, pitture, stufe in maiolica e stupisce per il suo sfarzo. Presso la porta d’ingresso, quella che conduce al cortile, è stato apposto lo stemma del principe vescovo. L’iscrizione sulla pietra ricorda il committente: IOANNES THOMAS EX BARONIBVS A / SPAVR EP(ISCOP)VS BRIXIN(ENSIS) DOMVM HANC VNA / CV(M) MOENIBVS A FVNDAMENTIS ERE / XIT ET ORNAVIT AN(N)O D(OMI)NI MDLXXX.
Il castello conta ben 175 finestre per le quali Spaur ordinò 150 tondi in vetro ad Augusta. La copertura a scandole di larice invece non è originale ma del 1980.
In due sale al piano terra sono esposte alcune opere d’arte che erano collocate provvisoriamente al Castello del Buonconsiglio di Trento. In una, che ospita una serie di tavole appartenenti al periodo dal XVII al XX secolo, sono esposte le portelle di un altare tardogotico di Mules del 1510 che mostrano all’esterno una straordinaria Sacra Famiglia nella casa di Nazareth del Maestro di Bressanone (Vigil Raber?), dove si vede Maria intenta a cucire e San Giuseppe che bada a Gesù Bambino, in alto i suoi attrezzi da falegname.
Al primo piano gli ambienti sono rivestiti con boiserie in legno. Nella stanza situata all’angolo sud-ovest il programma pittorico è dedicato alla raffigurazione dei vizi e delle virtù. Ancora oggi sono riconoscibili: la Justitia con la bilancia, un piede appoggiato sul pavimento e uno sul globo; la Caritas raffigurata come madre con scettro, monili e un bambino con corona, ai suoi piedi i simboli del crollo del dominio, un re con una spada rivolta verso il basso e la Temperantia che versa dell’acqua da un boccale in una ciotola.
La stanza centrale voltata – definita negli inventari: Kaminkammerle (la stanzetta del camino) – nel XVIII secolo veniva usata come Sala dell’Argenteria, qui venivano depositati gli oggetti della mensa vescovile.
La stanza all’angolo nord-ovest, che serviva da camera da letto per il cappellano del palazzo, è incentrata sul tema della superiorità della fede cristiana sul culto pagano e sul regno degli Dei.
La “Stanza di Sotto” (definita negli inventari “untere Stube“) è la più bella stanza del primo piano ed è situata direttamente sotto la Stanza del Principe, aveva funzione abitativa. La stufa datata 1580, smaltata di verde mostra in tutte le formelle lo stemma del principe vescovo Spaur. Dietro la stufa sono rappresentati l’incendio di Troia e la scena del salvataggio di Anchise che fugge dall’incendio sulle spalle di suo figlio Enea. Il programma decorativo di questa stanza con le quattro stagioni, con il trionfo della vita e della morte, alludono alla fugacità della vita dell’uomo.
La sala al centro del secondo piano è coperta da un soffitto a cassettoni. Anche questa era stata arricchita da dipinti parietali. Pochi frammenti testimoniano la decorazione con il tema del ciclo del mondo: la pace porta il commercio, il commercio la ricchezza, la ricchezza la superbia, la superbia la lite, la lite la guerra, la guerra la povertà, la povertà l’umiltà e l’umiltà la pace. Da segnalare nella sala un fortepiano del 1825 ca.
Nella stanza situata a nord-ovest del secondo piano sono rappresentati i quattro continenti e i cinque sensi.
Il programma pittorico della Camera da Letto del Principe Vescovo è formato da scene dell’infanzia di Gesù (inizia sulla parete orientale con l’Annunciazione a Maria). Interessante il fatto che un ciclo sacro sia stato inserito in un ambiente profano. La data del ciclo, 1584, è presente nella scena della Presentazione al Tempio. La toilette è inserita all’interno della stanza.
Attigua è la Stanza del Principe che, con la sua boiserie, la stufa in maiolica dipinta di blu e la decorazione pittorica, è l’ambiente del castello che più colpisce per l’arredo prezioso. Una stanza sfarzosa, abitata per la prima volta nel 1584 dal principe vescovo Spaur. Le due porte monumentali sembrano dei mobili d’arredo intarsiati. La prima conduce nella sala, la seconda nella Camera da Letto del Principe Vescovo.
Anche i battenti presentano decorazioni con paesaggi di rovine in prospettiva tridimensionale. La varietà di legni utilizzati è straordinaria. Nella stanza si racconta che vi avrebbero lavorato sette falegnami per sette anni, sette mesi e sette giorni.
L’elegante stufa in maiolica dipinta reca lo stemma del vescovo committente con quello vescovile e quello di famiglia. Nelle altre 22 formelle sono rappresentate scene della Storia della Salvezza. Il programma dei dipinti alle pareti, “Otto Meraviglie”, si ispira all’opera Octo Mundi Miracula del 1572 contenente delle incisioni in rame realizzate da Philipp Galle. Sono rappresentati: il tempio di Zeus a Olympia, Babilonia, il Faro di Alessandria, il tempio di Diana a Efeso, il Colosso di Rodi, il Mausoleo di Alicarnasso, il Colosseo e altri edifici romani dell’Antichità.
San Osvaldo – Castelrotto
Abbiamo concluso il nostro percorso con una deviazione dal Sentiero del Castagno che, soprattutto a ottobre in occasione della Desmagalgada (festa per il rientro delle mucche dall’alpeggio estivo), può essere interessante per esplorare un’altra zona. Abbiamo fatto sosta a San Osvaldo presso Gasthof zu Tschötsch per visitare Castelrotto e dintorni.
Il proprietario dell’accogliente maso rustico ha allestito nel tempo anche un museo contadino visitabile. Oltre al vino di produzione propria vengono coltivati diversi prodotti: frutta e verdura, asparagi, erbe varie e insalate dall’orto. Una ventina di mucche da latte forniscono ogni giorno il latte fresco. Carne, aceto, deliziose marmellate e succhi fanno parte integrante della produzione diretta del maso Tschötscherhof.
Il menù è basato sui prodotti di stagione. Una comoda fermata di autobus è proprio davanti al maso, consentendo di raggiungere, senza dover prendere la macchina, Castelrotto e Alpe di Siusi. Quest’ultimo è un esteso altopiano dolomitico a quota 2000 m, tra il massiccio dello Sciliar, gruppo del Sasso Lungo e la Val Gardena.
Una caratteristica che ho apprezzatto molto sono le fermate di autobus in legno, valido riparo in caso di pioggia, dove è possibile lasciare a o prendere un libro. La pratica del bookcrossing sembra essere apprezzata in zona, seppure con testi quasi esclusivamente in lingua tedesca.
Castelrotto è un paese elegante e piacevole. Il centro storico è ricco di palazzi affrescati del XVI e XVII secolo. Il campanile a bulbo della chiesa dei Ss. Pietro o Paolo è il punto di riferimento visivo del cenro abitato.
Il suo curioso nome deriva dai ruderi del castello dei Kraus, signori di Castelrotto. I suoi resti sono stati incorporati nel percorso del monte Calvario, via crucis che parte da piazza Kraus.
Informazioni
TRASPORTI, MUSEI E RIDUZIONI
Con la RittenCard è possibile viaggiare gratuitamente su tutti gli autobus, treni regionali dell’Alto Adige e su alcune funivie. Ingressi gratuiti anche in 80 musei, castelli, mostre e monasteri. La card è valida 7 giorni ed è rilasciata dagli esercizi affiliati, vedi QUI.
DOVE DORMIRE E MANGIARE
Gallo Rosso
Sito utile per scegliere un maso/agriturismo per soggiorni e osterie contadine dove gustare cucina tipica. 1600 masi a disposizione in tutta la provincia. Tra questi molti offrono una ricca colazione contadina con prodotti di produzione propria. Strutture piccole con al massimo cinque appartamenti oppure otto camere doppie. Da 1 a 5 l’indicatore di qualità e del valore della struttura. Buono il rapporto qualità/prezzo.
Signaterhof
Località Signato, 166 – Renon (BZ)
Telefono: 0471 365353
Baita Gasser – Alpe di Villandro
di Gasser Urban
Alpe 1 – 39040 Villandro
+39 0472 843510
Gasthof zu Tschötsch – Jaider Andreas
San Osvaldo 19 / I-39040 Siusi allo Sciliar – Castelrotto (BZ)
Telefono: +39 0471 706 013
DOVE DORMIRE
Frühaufhof
Fam. Markus Rabensteiner
Via Ganderbach 10 – 39040 Barbiano
Telefono: 0471 654382
DOVE MANGIARE
Macelleria Weissensteiner Werner
Paese, 9 I-39054 Sprabolzano
Telefono:. +39 0471 345188
Dove mangiare e fare acquisti. Macelleria, salumeria, specialità altoatesine, forno. Una piacevole sosta golosa per gustare salumi e piatti locali. Gastronomia con catering e grill-service. Per una sosta golosa, di qualità ed economica.
Restaurant Rösslwirt
Via Paese, Dorf, 6, 39040 Barbiano BZ
Telefono: 0471 654188
Gassl Bräu
Gerbergasse 18 – 39043 Klausen
Telefono: 0472 523623
COSA VEDERE
Monastero di Sabiona – Chiusa
La chiesa del convento, la chiesa di Santa Croce e il Santuario sono aperti tutto l’anno dalle 8 alle 17.
Per la visita della Chiesa di Nostra Signora, solo d’estate martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle ore 14.00 alle 18.00. Rivolgersi all’uffficio informazioni a Chiusa
Telefono: +39 0472 847424
info@klausen.it
Castel Velturno
via Paese, 1 – I-39040 Velturno (BZ)
Telefono: +39 0472 855525
Aperto da metà marzo a novembre ore 10 -17. Chiuso lunedì.
Abbazia di Novacella
Via Abbazia 1
39040 Varna (BZ)
Telefono: +39 0472 836189
Visitabili: la chiesa barocca e la biblioteca.