Teatro dell’Opera di Roma – GISELLE
La neo Direttrice del balletto del Teatro dell’Opera di Roma, Eleonora Abbagnato (étoile parigina), ha promesso, di portare il corpo di ballo capitolino “al livello della Scala”.
La sua determinazione siciliana sembra destinata al successo: ha rinnovato il corpo di ballo, annunciato un team di supporto di medici e fisioterapisti per i ballerini e scelto per Giselle la coreografia (da Jean Coralli e Jules Perrot di tradizione classica) di Patricia Ruanne (ballerina del Royal Ballet e Maître all’Opéra di Parigi, con cui ha lavorato in passato).
Théophile Gautier rimase colpito, nel 1841, dal capitolo sugli “spiriti elementari” (dell’Ueber Deutschland di Heine) e decise di farne un soggetto per un balletto, tragedia d’amore e saga delle Villi. Adolphe Adam musicò l’opera che andò in scena all’Opéra il 28.6.1841, interpretata da Carlotta Grisi (22 anni) e Lucien Petipa, con la coreografia di Jean Coralli Peracini. Fu un successo e il teatro Mariinskij di Pietroburgo non la tolse mai dal suo repertorio, fissandone la versione ‘ufficiale’ a cura di Marius Petipa.
Giselle è il mito dell’amore romantico: impazzita per essersi innamorata di un giovane che ha tradito la sua fiducia, danza fino alla morte. Sepolta in un bosco (territorio sconsacrato perché suicida) si trasforma in una Villi. Sono gli spiriti delle ragazze (tradite) morte prima del matrimonio della mitologia germanica, che, vestite dell’abito nuziale, si aggirano di notte per costringere gli uomini a danzare con loro fino alla morte facendogli scoppiare il cuore. Ma quando le Villi adocchiano Albrecht, recatosi sulla tomba di Giselle, questa intercede per lui e gli suggerisce di abbracciare la croce a cui le Villi non possono avvicinarsi. Giselle è costretta da Myrtha (la regina) a cercare di sedurlo con la sua danza, a cui il giovane cede. Ma arriva l’alba e le Villi tornano ad abitare gli anfratti di roccia e gli alberi, Albrecht è salvo e Giselle svanisce. Il protagonista è l’amore ma il soggetto di questo amore è l’irresistibile impulso alla danza, frustrato sulla terra e appagato nel mondo soprannaturale.
Il secondo atto, che inizia con il risveglio di Giselle da parte della regina delle Villi, è poetico, commovente e introduce in una atmosfera onirica sottolineata dalle note dell’arpa e dall’ambiente magico del bosco. In queste scene i miglioramenti del corpo di ballo sono risultati evidenti nelle geometrie disegnate sul palcoscenico dalle ballerine vestite di bianco come raggi di luna. Solo qualche rigidità nell’interpretazione della regina delle Villi.
L’ultima rappresentazione di Giselle al Teatro dell’Opera di Roma, con Rebecca Bianchi e Claudio Coviello (nei panni di Albrecht), si è conclusa con grandi scrosci di applausi.
Claudio Coviello ha dichiarato: “Giselle è un balletto a cui sono molto legato e Albrecht è uno dei primi ruoli che ho ballato e con il quale sono stato nominato primo ballerino al Teatro alla Scala di Milano. Ritornare da professionista e ballare come ospite qui al Teatro dell’Opera di Roma che mi ha cresciuto, è per me una grande emozione e soddisfazione”.
Molto suggestive le scene e i costumi di Anna Anni ed impeccabile l’esecuzione della partitura musicale di Adolphe Adam dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma diretta dal maestro David Garforth.
Attesa per il debutto, il 30 ottobre, di Coppélia nella versione di Roland Petit.