“Tempo Barocco”, il tempo declinato nell’arte del Seicento

 

Roma. A Palazzo Barberini una mostra a tema: Tempo Barocco (15 maggio – 3 ottobre 2021)

Con questa mostra sono stati inaugurati i nuovi spazi destinati a ospitare le mostre temporanee delle Gallerie al piano terra del museo: otto sale per un totale di 750 mq completamente restaurati e rinnovati. Questi ambienti hanno ospitato, in passato, il Circolo Ufficiali delle Forze Armate e solo nel 2006 sono entrati a far parte, per una più idonea destinazione, delle Gallerie Nazionali di Arte Antica. Finalmente questi spazi sono tornati a disposizione della cultura e dei cittadini.

Aby Warburg, Mnemosyne, Tavola 48: Fortuna. Simbolo conflittuale dell’uomo che libera se stesso. Riproduzione dell’originale, The London Warburg Institute

Tempo Barocco, piccola e preziosa mostra tematica per studiosi di iconografia e appassionati d’arte, è incentrata sul concetto di Tempo. Indagato nelle sue rappresentazioni e declinazioni: l’amore, le stagioni, la bellezza e l’azione. Un concetto che si lega inesorabilmente alla caducità della giovinezza e della bellezza. Il metodo di indagine della mostra è subito dichiarato con la riproduzione di Tavole dell’Atlante Mnemosyne di Aby Warburg.

Ambito austriaco, Orologio con il Padre Tempo, XVII secolo, bronzo e legno dorato, 86x61x35 cm, Budapest, Iparművészeti Múzeum

Max Warburg (1929) racconta del fratello: “Quando aveva 13 anni, Aby mi offrì la sua primogenitura. Come primogenito era destinato a entrare nella ditta… accettai di acquistare il suo diritto di primogenitura. Non me l’offrì comunque per un piatto di lenticchie, ma in cambio dell’impegno che gli avrei comprato sempre tutti i libri che voleva… così fiducioso, gli diedi quello che oggi devo riconoscere come un assai cospicuo assegno in bianco” (da E. H. Gombrich, Aby Warburg Una biografia intellettuale, Feltrinelli, p. 27).

La storia dell’arte è la storia di una memoria visiva. Lo studioso tedesco Aby Warburg (1866-1929) ha dedicato il suo più famoso progetto, l’Atlante figurato, Mnemosyne, alla dea greca della memoria e madre delle muse.
Le tavole illustrate dell’Atlante documentano visivamente i percorsi labirintici e i legami sottesi a una storia delle immagini. Diventa immediatamente comprensibile il metodo associativo, e allo stesso tempo trasversale, adottato da Warburg. Nella tavola con la “Fortuna”, in mostra, accosta varie immagini di opere, stili e contesti diversi, con identico soggetto. Il fine ultimo è quello di distillare il significato delle immagini e come questo, in altri contesti, muta. L’iconologia mira al contenuto senza fermarsi alla qualità artistica.

Van Dyck, Antoon Van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641), Il tempo taglia le ali all’Amore, particolare, 1627 circa, olio su tela, 187 x 120,5 cm, Parigi, Institut de France. Musée Jacquemart-André

Nella mostra Tempo Barocco il protagonista è il “tempo” nelle sue rappresentazioni, attraverso le figure del mito, della storia, della metafora, dell’allegoria e del simbolo. Ma è anche il tempo delle immagini. Come queste sopravvivono, continuano a dialogare con noi, a interagire, ieri e oggi.
Il filo conduttore sono i circa quaranta capolavori esposti di artisti italiani e stranieri, per la maggior parte vissuti a Roma nel corso del Seicento. Gli autori delle opere, provenienti da musei italiani e internazionali, sono i grandi protagonisti della cultura barocca: Pietro da Cortona, Gian Lorenzo Bernini, Nicolas Poussin, Antoon Van Dyck, Domenichino, Guido Reni e altri.

Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 – Roma 1680), La verità svelata dal Tempo, c. 1646, gessetto nero su carta, Leipzig, Museum der Bildenden Künste

Il dominio del tempo è stata un’esigenza fortemente avvertita nel periodo barocco. Non solo manifestatasi nelle arti ma anche nella scienza e nella progettazione di strumenti in grado di misurarlo con precisione, come gli orologi. Alcuni preziosi orologi, alla cui decorazione erano chiamati noti pittori, sono tra i protagonisti della mostra.
La mostra è divisa in cinque sezioni. La prima è: Il mito del Tempo.
Nella mitologia greca la divinità che rappresenta il tempo è Chronos, figlio di Gea (dea della Terra) e di Urano (dio del Cielo). Mentre nella mitologia latina e rinascimentale è Saturno, in genere rappresentato come un vecchio alato, con una falce con la quale taglia la vita degli uomini.

Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642), Amor sacro e Amor profano, 1622-1623
olio su tela, 131 x 163 cm, Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola

Spesso al Tempo è associata la Verità. Questa è rappresentata come una donna nuda, giovane, sensuale che il vecchio scopre e rivela al mondo. Come nel disegno di Gian Lorenzo Bernini per un progetto scultoreo che l’artista voleva per se stesso. Una figura femminile sulla Terra (madre della Verità) si rivolge al padre Tempo che arriva alle sue spalle per svelarla.

Il Tempo e l’Amore” è la seconda sezione. Antagonista del Tempo è Cupido (dio dell’amore). Alato, armato di arco e frecce è ineluttabile e non si arrende davanti a ogni ostacolo: “Amor vincit omnia” (Virgilio, Bucoliche X, 69). Dopo l’Amore Vincitore del Caravaggio gli strumenti del potere, della conoscenza, delle arti e delle scienze (clessidre, tavolozze, armi e libri) erano raffigurati come succubi della forza dell’Amore, capace di sconfiggere il Tempo. In mostra il dipinto di Guido Reni in cui è raffigurato l’Amor sacro, nudo e in ginocchio, che brucia la faretra e le frecce dell’Amor profano, bendato e disarmato. Nel dipinto di Antoon Van Dyck è il Tempo che taglia le ali all’Amore.

Nicolas Poussin (Les Andelys, 1594 – Roma, 1665), Elio e Fetonte con Saturno e le Quattro Stagioni, particolare, 1635, olio su tela, 122 x 153 cm, Berlino, Staatliche Museen zu Berlin

La terza sezione è dedicata al Tempo tra calcolo e allegoria. Il vecchio Saturno è spesso raffigurato come divoratore, come nel dipinto di Poussin in cui sta mangiando una pietra. Oppure è proposto insieme alle personificazioni delle Ore e delle Stagioni che rappresentano il tempo naturale. Nel dipinto di Simon Vouet il vecchio Crono, con ai piedi la falce e in mano la clessidra, lotta con la Bellezza, con la lancia in mano, che lo afferra per i capelli mentre la Speranza, con l’aiuto di due amorini, tenta di afferrare con un’ancora le ali del tempo.

Simon Vouet (Parigi, 1590 – 1649), Il Tempo sconfitto dalla Speranza e dalla Bellezza, 1627, olio su tela, 107 x 142 cm, Madrid, Museo Nacional del Prado

La quarta sezione è dedicata alla Vanitas, tema legato al passar del tempo. La caducità della gioventù, l’impermanenza delle cose terrene è rappresentata nella natura morta. Un repertorio di oggetti: candele, orologi, clessidre, fiori appassiti o frutti troppo maturi sono l’emblema della bellezza effimera e della fragilità umana. Lo stesso movimento meccanico e ripetitivo degli orologi ben rappresenta lo scorrere fuggente e inarrestabile degli attimi. L’orologio di Giessenbeck, sormontato da uno scheletro diventa un monito. Così la precarietà dell’esistenza assume una valenza morale e religiosa.

Christian Berentz (Amburgo, 1658 – Roma, 1722), La mosca, 1715, olio su tela, cm 61 x 44,5, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma

La quinta sezione: Fermare il Tempo, cogliere l’azione. Nel tentativo di bloccare il Tempo gli artisti tentano di bloccare l’azione al suo culmine. Come oggi nella fotografia i pittori del Seicento tentano di congelare l’istante e fissare la scena in movimento. Come nell’opera di Bernardino Mei, ispirata a un racconto di Diogene Laerzio, dove la personificazione della Fortuna, in piedi sopra una ruota, sta di fronte all’Occasione, inginocchiata con una mano tra i capelli.

Christian Giessenbeck (Augusta, att. 1640 – 1660), Orologio con scheletro, 1640–1660, oro, smalti e pietre preziose, h. 10 cm, Zurigo, Museo Nazionale Svizzero

“Il progetto Tempo Barocco nasce da un’idea che Francesca Cappelletti ha condiviso con me nel 2017 e che lei ha sviluppato in questi anni”, afferma Flaminia Gennari Santori (direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini e Corsini) che prosegue: “Costruire insieme questa mostra con la quale inauguriamo il nuovo spazio per le esposizioni temporanee è stato davvero entusiasmante. Ora che Francesca dirige la Galleria Borghese, questa mostra diventa anche una magnifica occasione per dare avvio ad una relazione e ad un confronto proficui tra due musei che con il loro patrimonio sono certamente tra i più rilevanti nel racconto di un’epoca e della sua arte, nel contesto nazionale e internazionale”.

Bernardino Mei (Siena 1612 – Roma 1676), Cratete e la sorte (Allegoria della Fortuna), 1660-1670, olio su tela, 179×271 cm, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma

Le ampie sale, che consentono l’esposizione di opere anche al centro con una illuminazione adeguata, l’allestimento e la suddivisione delle sezioni, corredate da un apparato didascalico, rendono questa mostra interessante e “circolare”. Si trovano lungo il percorso stimoli, associazioni e connessioni che inducono il visitatore a rivedere alcune opere, tutte legate da un tema declinato in diverse accezioni e rappresentazioni.

Informazioni

Palazzo Barberini Corsini

SEDE: Roma, Palazzo Barberini, via delle Quattro Fontane, 13
APERTURA AL PUBBLICO: 15 maggio – 3 ottobre 2021
ORARI: martedì – domenica 10.00 – 18.00. Ultimo ingresso alle ore 17.00. Sabato e festivi prenotazione obbligatoria
BIGLIETTO: Solo mostra: Intero 7 € – Ridotto 2 € (ragazzi dai 18 ai 25 anni).
Mostra e museo: Intero 12 € – Ridotto 4 € (ragazzi dai 18 ai 25 anni).
Solo museo: Intero 10 € – Ridotto 2 € (ragazzi dai 18 ai 25 anni).
La prenotazione è obbligatoria il sabato e nei giorni festivi al seguente link: https://www.ticketone.it/city/roma-216/venue/palazzo-barberini-16406/
Oppure contattando il numero: 06-32810

Libro consigliato: Ernst H. Gombrich, Aby Warburg Una biografia intellettuale, Feltrinelli