“The Lies of the Victors” al Festival Internazionale del Film di Roma
Quest’anno al Festival del Film vota il pubblico, niente giuria.
L’importante novità del Festival del Film in corso a Roma è la votazione per l’assegnazione dei principali premi ai film (presenti nelle quattro sezioni in concorso: Gala, Cinema d’Oggi, Mondo Genere, Prospettive Italia) affidata quest’anno al pubblico in sala e non alla giuria. Tale scelta è sicuramente più popolare, le persone sentono di poter determinare il successo dei loro film preferiti, non rimanendo al di là del red carpet. Una partecipazione di massa alla cultura è auspicabile ma può contribuire all’estinzione, nei Festival, dei film di nicchia e di qualità promossi da cinefili e da critici più sofisticati ed esigenti di un pubblico, spesso, di telespettatori.
Un equilibrio tra premi assegnati dal pubblico e quelli scelti da una giuria garantirebbe il rispetto di ogni punto di vista. Una premiazione campanilistica però rischia di squalificare la kermesse cinematografica romana, in cui i film italiani hanno deluso. Tra i film stranieri ben realizzati c’è il thriller politico: The Lies of the Victors (Le bugie dei vincitori) di Christoph Hochhäusler, che ha un buon ritmo e mette a nudo la fragilità del gigante tedesco.
Accattivante l’interpretazione di Florian David Fitz nei panni di un giornalista investigativo (Fabian Groys), che è aiutato nella sua inchiesta, sulla connessione tra uno strano suicidio e i rifiuti tossici, dalla stagista Nadja (interpretata da Lilith Stangenber). Colpi si scena e un continuo gioco di specchi, informatori, prove artefatte, lo avvicinano e lo allontanano continuamente dalla verità. Dietro questi sipari i vertici della politica, attraverso la manipolazione della comunicazione, tessono le loro trame.
Chi è più furbo, Fabian o i suoi contatti? Come nasce l’opinione pubblica, è davvero spontanea? Oppure stakeholders, spin-doctors, professionisti delle pubbliche relazioni la plasmano? Per questo film Hochhäusler, regista e sceneggiatore, si è ispirato a storie realmente accadute, come la regolazione delle sostanze chimiche (REACH) combattuta dalle lobby. Il regista si è occupato delle ‘armi’ della manipolazione digitale. Il server del Ministero della Salute in Germania è stato violato da una lobby tedesca di farmaci. In conclusione, Lawrence Ferlinghetti: “La storia è fatta delle menzogne dei vincitori, ma non riusciresti ad indovinarlo dalle copertine dei libri di testo”.