Trama doppia: Maria Lai e Antonio Marras a Matera, dal 18 maggio di nuovo visitabile

Il 2019 è stato l’anno di Maria Lai: cinque mostre ancora in corso. TRAMA DOPPIA: Maria Lai, Antonio Marras, la trama artistica di un’amicizia, in mostra a Palazzo Lanfranchi (Matera). Una mostra sull’artista a Roma (MAXXI), due a Ulassai e un’altra a Parigi.

A Matera (capitale della cultura 2019), il Museo nazionale d’arte medievale e moderna della Basilicata – Palazzo Lanfranchi, ospita la mostra Trama doppia: Maria Lai, Antonio Marras, una trama d’arte e di amicizia. “Ti ho lasciato bambino e ti ritrovo artista”, in questa frase di Maria Lai (Ulassai 1919 – Cardedu 2013) c’è il profondo legame artistico e umano tra lei e Antonio Marras. Un’altra trama ha intessuto la vita e l’arte di Maria Lai: quella della sua terra, la Sardegna, con la sua cultura, i suoi tessuti, la sua poesia, i suoi telai. Non a caso l’artista è stata spesso identificata con la fata benevola del folclore sardo, la Jana, che tesse miti e usanze dalla notte dei tempi.

Trama doppia: Maria Lai, Antonio Marras , ingresso

Secondo Maria Lai: “L’uomo ha bisogno di mettere insieme il visibile e l’invisibile perciò elabora fiabe, miti, leggende, feste, canti, arte” (1999).
Con questa mostra Matera ha reso omaggio a questa artista, a cui era dedicata la candidatura di Cagliari (una delle città finaliste alla selezione della Capitale Europea della Cultura) nell’anno in cui ricorre il centenario della sua nascita. Dalla fine degli anni Sessanta Maria Lai assembla fili, brandelli di stoffa, legno, libri e oggetti di uso comune (vedi i Telai), brani della cultura ancestrale e materiale della sua isola, come i pani e le terracotte. Arte che si confronta con i collage materici delle avanguardie del Novecento e le novità dell’Arte Povera. Queste premesse sfociano nella potente performance collettiva del 1981: Legarsi alla montagna, in cui l’arte entra prepotente nella sfera pubblica ed è il primo episodio di arte relazionale in Italia.

Maria Lai e Antonio Marras Alghero 2003 ©daniela zedda

L’installazione urbana parte da una fiaba locale in cui una bambina salva, inseguendo un nastro, la propria comunità dalla frana di una montagna. Strisce di tela collegavano le case alla montagna e le persone tra loro, tra le quali esiste un forte legame.
Recente l’esposizione di alcune opere di Maria alla Biennale di Venezia del 2017, tra cui l’Enciclopedia Pane (2008), nel Padiglione dello Spazio Comune all’Arsenale. La mostra di Matera, ideata insieme a Francesco Maggiore, è stata fortemente voluta da Antonio Marras, che ha visto in Maria Lai “una compagna di viaggio, una musa, un’amica geniale affettuosa e custode dell’anima”. Marras ha sperimentato tutti i tipi di linguaggio: arte, musica, teatro, cinema, danza e moda (è stato direttore artistico di Kenzo). La sua creatività è prolifica e trasversale.

Geppi Cucciari e Antonio Marras all’inaugurazione della mostra

Quali trame lo legano a Maria Lai? Innanzi tutto il rapporto personale, la terra di origine comune: la Sardegna e poi l’insopprimibile flusso continuo e dialogante di espressione artistica. In mostra sono esposte oltre 300 opere di Maria Lai e di Antonio Marras. Lavori inediti dell’artista sarda – selezionati dall’archivio personale di Antonio Marras e dall’Archivio Maria Lai (grazie alla collaborazione e all’impegno di Maria Sofia Pisu, nipote e membro del comitato scientifico dell’Archivio) – che dialogano con le opere e le installazioni di Antonio Marras e con opere realizzate da entrambi a quattro mani.
Un progetto espositivo speciale, la narrazione della relazione tra Antonio Marras e Maria, due spiriti liberi, estranei a ogni etichetta e uniti dalla capacità di assemblare, tenere insieme pensieri, esistenze, luoghi, persone e progetti.

Orfanelle installazione 2016 © daniela zedda_4

Il legame tra Maria Lai e Antonio Marras ha radici profonde. L’ha incontrata molti anni fa a Roma e poi in un’altra occasione le ha regalato un sasso ed è scappato. L’ha ospitata poi nella “casina di Maria Lai” dove ci sono tracce del loro rapporto. Ha conservato i pezzetti di carta dove Maria scriveva e ritrovato 90 federe dimenticate in scatole, dove Maria aveva scritto dei messaggi con una grafia inventata. Lei è stata la prima persona ad aver apprezzato e sostenuto le opere di Antonio e una passione unisce entrambi: la capacità di ridare vita a scarti e frammenti, di ridare nuovi significati a oggetti dismessi.

Maria Lai

Sostiene, infatti, Marras: “La cosa che più mi appassiona e mi interessa è dar voce a degli elementi che apparentemente sono muti e forse colpiscono solo me, ma poi lavorandoci cerco di creare un linguaggio perché questa ispirazione diventi cosa reale e si traduca negli ‘oggetti’ che mostro…”.
Palazzo Lanfranchi, al centro della rete del Polo museale della Basilicata e del processo di Matera-Basilicata 2019, si è aperto ai linguaggi contemporanei e ha accolto la sfida di una mostra che indaga il rapporto umano e artistico tra due protagonisti che hanno trovato nel fare insieme la cifra di un’intesa che si riverbera ben oltre la produzione di opere. Rispecchiamenti, rimandi e suggestioni che fanno luce su questo legame generativo, che rappresenta la ragione di questa mostra.

Antonio Marras, arazzi

L’allestimento è incredibilmente seducente e suggestivo, sembra di entrare nel mondo magico di Maria Lai, tra buio, penombre, luci sulle opere, come una grotta incantata che affascina il visitatore.
Il percorso espositivo si snoda su tre livelli.
La prima sala ospita libri sfilacciati, pagine ricamate, disegni, acquerelli e un grande lenzuolo con fogli cuciti, opere realizzate nel corso degli anni da Maria Lai e che oggi Antonio Marras fa dialogare con le sue Orfanelle, creature luminose e suggestive che occupano lo spazio espositivo. Fino ad arrivare all’abito Fililailai, realizzato da Antonio in omaggio a Maria e qui allestito come un dipinto.

Opera di Maria Lai

Il lungo corridoio d’ingresso del Museo è scandito da nove grandi ed eleganti arazzi di Marras, tessuti in Afganistan e ricamati in Sardegna con l’applicazione di pezzi di vecchie giacche.

Gli abitanti del borgo La Martella di Antonio Marras

Al primo piano 120 disegni che ritraggono gli abitanti del borgo La Martella, sembrano polifemi con un solo occhio, realizzati a più riprese da Marras nel corso del 2019 durante i suoi soggiorni materani. La Martella, frazione di Matera, fu realizzata (1952-1954) per accogliere gli sfollati dei Sassi. Fu un importante intervento urbanistico che vide il coinvolgimento di Adriano Olivetti e la collaborazione Federico Gorio e Ludovico Quaroni. La Martella è un luogo a parte dove Marras ha “passato delle mattinate a lavorare nell’unico bar realizzando una serie di ritratti”.

Installazione

Per continuare la visita dell’esposizione è necessario attraversare un passaggio simbolico, fatto di camicie e campanacci, che introduce alle 88 federe dipinte da Maria Lai che Marras fa dialogare con un suo grande arazzo bianco e nero che incornicia una scultura in ceramica realizzata in omaggio a Maria Lai, sostenitrice dei lavori a quattro mani in argilla.

Passaggio tra camicie e campanacci

In una sala sta un cuore di stoffa di Maria Lai, 73 ritratti con vecchie cornici e due telai realizzati da Antonio Marras che dialogano con quelli di Maria Lai. Patrizia Sardo Marras (moglie di Antonio), ha declinato qualche regola di Maria tra cui “L’arte è come una pozzanghera che riflette il cielo”.

Cuore di stoffa di Maria Lai

Al secondo piano il visitatore è idealmente accolto da 14 braccia in ceramica, opere in stoffa, un vecchio sportello disegnato, 20 campane di vetro disposte su tavoli di ferro con all’interno i taccuini di Marras, circondati da trenta bozzetti preparatori di Maria Lai per la realizzazione dell’opera sul grande muro di casa Marras Tra fili e pensieri (2004).

Maria Lai

Nella grande Sala delle Arcate interagiscono diversi lavori realizzati dai due artisti: camicie rifinite da Maria con il filo rosso, cuscini su cui ha dipinto, sottovesti fatte ricamare da Marras con le frasi recuperate da Lai in un lavoro con i bambini delle elementari “…prima che la scuola li rovinasse…” diceva Maria. Quindi teche con lavori di Maria realizzati con ricami ed elementi di stoffa, i dizionari d’artista e una scatola con un lavoro di Maria fatto di nodi e corde.

Antonio Marras

Chiude il percorso espositivo la grande installazione Llencols de aigua: su un grande telo bianco, lavoro a quattro mani di Antonio Marras e Maria Lai, sono cucite vecchie sottovesti, lo sfondo di 200 Janas (le piccole fate della mitologia sarda), piccoli abiti sospesi davanti al lenzuolo.
In mostra anche alcune fotografie di Daniela Zedda, che testimoniano gli incontri dei due artisti e il loro profondo legame.

Patrizia Sardo Marras

Dichiara Antonio Marras: “L’incontro con Maria Lai. Una vera e propria svolta. Con lei ho sempre avuto un rapporto speciale, una sintonia di interessi e di idee che continuano a vivere, immutati. Un dialogo ininterrotto. Una volta le dissi che avevo copiato un suo disegno. Mi rispose: ‘Fare arte è un continuo rubare. Non preoccuparti, io rubo dappertutto. Nel momento in cui la rubi, l’opera diventa tua’. Maria Lai è stata una presenza straordinaria nella mia vita. Una vagabonda.

Antonio Marras, sculture in ceramica

La jana che tiene per mano il sole e l’ombra. Cuce e ci lega alle favole, ai sogni e all’infinito. Dice che le montagne non sono tanto terribili se, oltre ai precipizi e ai lupi, ci sono anche le nuvole. L’incontro con Maria ha segnato il mio approccio con l’arte e non solo… Ha dato spazio alle mie visioni. Ci siamo divertiti a confondere spazi e tempi, a tessere fili e trame. Mi ha dato il coraggio di esplorare me stesso; mi ha traghettato verso un universo che mi affascinava e mi faceva paura. ‘Ti ho lasciato bambino e ti ritrovo artista’, mi ha detto un giorno. Conservo gelosamente questa frase dentro di me. Lei mi ha dato la forza di parlare attraverso le immagini”.

Geppi Cucciari e Marta Ragozzino

L’inaugurazione della mostra è stata brillantemente condotta da Geppi Cucciari. Presenti molte autorità tra cui Michele Emiliano (presidente della Regione Puglia) e Marta Ragozzino, direttore del Polo Museale della Basilicata che ha coprodotto, organizzato e coordinato la mostra insieme alla Fondazione Matera-Basilicata 2019 nell’ambito del programma culturale della Capitale Europea della Cultura.

In occasione del centenario della nascita il MAXXI, a Roma, ha dedicato una grande mostra all’artista: Maria Lai. Tenendo per mano il sole (titolo della prima fiaba cucita), con 200 opere, visitabile fino al 12 gennaio 2020.

La mostra: Maria Lai. Lente sul mondo intende evidenziare l’attitudine dell’artista a riflettere su macrocosmi a partire da microcosmi. L’esposizione è in programma fino al 22 marzo 2020 alla Stazione dell’Arte di Ulassai (suo paese natale). Nella stessa sede l’altra mostra, prorogata fino al 9 febbraio 2020: Maria Lai. Tenendo per mano l’ombra ha lo scopo di ripercorrere la produzione di fiabe, miti e leggende presenti nell’opera dell’artista per svelarne i significati profondi celati dietro le immagini metaforiche impiegate nei racconti. Il museo è stato istituito nel 2006 grazie a una donazione dell’artista di oltre 150 opere. Secondo Maria: “Ulassai è una metafora straordinaria, perché è minacciata da frane, come il mondo”.

Infine una retrospettiva dedicata all’artista all’Istituto Italiano di Cultura a Parigi, fino al 10 gennaio: Maria Lai: Seguite il ritmo. Il titolo si riferisce all’insegnamento impartito a Maria dallo scrittore e suo professore di italiano alle medie, Salvatore Cambosu, che le faceva solo leggere poesie: «Poco importa se non capisci, segui il ritmo».

INFORMAZIONI

1) Titolo: TRAMA DOPPIA: Maria Lai, Antonio Marras
Sede: Palazzo Lanfranchi, piazzetta Pascoli, Matera
Apertura al pubblico: fino all’8 marzo 2020
Orari: tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 20.00; il mercoledì dalle ore 11.00 alle ore 20.00.
Ingresso: Passaporto per Matera 2019

2) Titolo: Maria Lai. Tenendo per mano il sole
Sede: MAXXI – Via Guido Reni, 4/A Roma
Periodo: fino al 12 gennaio 2020
Telefono 06 3201954
Orario Museo: martedì 11:00 – 20:00; mercoledì 11:00 – 19:00; giovedì 11:00 – 19:00; venerdì 11:00 – 20:00; sabato 11:00 – 20:00; domenica 11:00 – 19:00
6 GENNAIO 11:00 – 20:00
Biglietto: 14 euro per tutte le mostre inclusa prevendita
La biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo
CHIUSURE: Tutti i lunedì, 1 maggio, 25 dicembre

3) Titolo: Maria Lai. Lente sul mondo
Periodo: fino al 22 marzo 2020
4) Titolo: Maria Lai. Tenendo per mano l’ombra
Periodo: prorogata fino al 9 febbraio 2020
Sede: Stazione dell’Arte, Ulassai
Orari: lunedì – domenica 9:30 – 19:30
Apertura straordinaria: 6 gennaio 2020

5) Titolo: Maria Lai: Seguite il ritmo
Sede: Istituto Italiano di Cultura a Parigi
Indirizzo: 50, rue de Varenne – Paris
Periodo: fino al 10 gennaio 2020
Orario: Dalle 10:00 alle 18:00
Ingresso : Libero