“Verrocchio, il maestro di Leonardo”, artista universale

A Firenze la prima mostra retrospettiva su Verrocchio, il maestro di Leonardo, un artista poliedrico e maestro dei maestri. Prestiti, studi e una nuova attribuzione per una terracotta straordinaria. Fino al 14 luglio 2019.

Palazzo Strozzi

Un red carpet di terrecotte una più bella dell’altra, per arrivare a una meraviglia, un unicum nel panorama della scultura rinascimentale: la Madonna col Bambino (1472 circa) ora attribuita a Leonardo giovane. La pregiata scultura esce per la prima volta, da quando è entrata a farne parte nel 1858, dalle collezioni del Victoria and Albert Museum di Londra ed è stata finora attribuita ad Antonio Rossellino
In un’affollata conferenza stampa Arturo Galansino (Direttore Generale Fondazione Palazzo Strozzi) ha presentato il Verrocchio, il maestro di Leonardo: “Una grande mostra, prima retrospettiva dedicata a Verrocchio, per la quale sono stati necessari quattro anni di lavoro e non è stato un lavoro facile. Sono presenti 120 capolavori da tutto il mondo. Sono stati concessi numerosi prestiti che hanno coinvolto una trentina di istituzioni estere, altrettante italiane e varie collezioni private. Verrocchio è stato il maestro dei maestri, di Perugino, Leonardo e Ghirlandaio.

Arturo Galansino e Francesco Caglioti
(sulla parete: Verrocchio, La Madonna di Volterra e Madonna col Bambino)

Padroneggiava tutte le tecniche artistiche. Il lungo lavoro dei curatori – il prof. Francesco Caglioti e il prof. Andrea De Marchi, due tra i massimi conoscitori del Quattrocento italiano – è iniziato nella primavera del 2015 ma poggia su decenni di studi approfonditi e meticolosi. La mostra è stata l’occasione per una serie di restauri importanti, 14 opere, come il Putto col delfino di Palazzo Vecchio. La mostra indaga al contempo gli esordi del genio di Leonardo da Vinci proprio nell’anno in cui Firenze e la Toscana diventano luoghi simbolo delle celebrazioni internazionali a lui dedicate. La coincidenza della mostra con il 500mo della morte di Leonardo è casuale ma è un’occasione per celebrare il maestro. A fine settembre la mostra andrà, in forma ridotta, in America. Su Sky arte sarà trasmesso (31 marzo) il documentario, prodotto in partnership con Palazzo Strozzi: ‘Leonardo e Verrocchio’”.

A. del Verrocchio, Giovane gentildonna (1465-66) e Dama dal mazzolino (1475)

Il prof. Francesco Caglioti ha spiegato che: “È un artista che ha subito una sfortuna critica iniziata con il Vasari, che gli dedica una biografia elogiandolo per la conoscenza di tutte le tecniche. Infatti è un artista universale, come lo sarà Leonardo. Però Vasari gli attribuisce una “maniera dura e crudetta” per far emergere Leonardo. Importante è riscoprire il suo ruolo di ultimo allievo di Donatello. Verso la fine Donatello (m. nel 1466) affida le opere in marmo a Desiderio da Settignano e i Medici offrono la bottega di Donatello a Verrocchio. Eppure Donatello aveva allievi come il Rossellino, Mino da Fiesole etc. Così come il Verrocchio decise, a metà degli anni Settanta, di lasciare il pennello a Leonardo tenendo per sé la bronzistica, si stava lanciando nell’impresa del Bartolomeo Colleoni

A. del Verrocchio, Un’eroina antica (Olimpia o Cleopatra) e Bottega del Verrocchio, Un’eroina antica (Olimpia o Cleopatra)

Il prof. Andrea De Marchi ha sottolineato come occorre: “Ridare volto a un artista imprigionato nei luoghi comuni. Vasari lo descrive come chiuso nel troppo studio. La sua grandezza sta proprio nella sua ‘religione del lavoro’ e nel suo sperimentalismo. Verrocchio incarna la sua quintessenza del clima artistico e intellettuale fiorentino. Da lui è passato anche Botticelli, non è un ‘Leonardo incompleto’. Dopo la Madonna di Volterra ha lasciato i pennelli a Perugino e Ghirlandaio. Ha lasciato spazio, come in un’accademia, ai suoi allievi”

Leonardo da Vinci, Teste e figure a mezzo busto, una delle quali tagliata a tre quarti (verso), particolare, 1478, Castello di Windsor, Royal Library, The Royal Collection (concesso in prestito da Sua Maestà la Regina Elisabetta II)

La mostra ha il merito di porre in un confronto serrato le opere di Andrea di Michele di Francesco Cioni, detto il Verrocchio (1435 circa – 1488) – definito: “orefice”, “dipintore”, “architettore”, “scarpellatore”, “intagliatore”, “lapidarius” e “marmorarius” – e quelle dei suoi precursori, degli artisti a lui contemporanei e dei suoi discepoli. Basta citare Desiderio da Settignano (morto prematuramente a 36 anni nel 1464), Domenico del Ghirlandaio, Perugino, Lorenzo di Credi e Leonardo da Vinci. Di quest’ultimo, star della mostra e genio indiscusso, sono esposte sette opere straordinarie dei suoi esordi (alcune per la prima volta in Italia).

Leonardo da Vinci, Teste e figure a mezzo busto, una delle quali tagliata a tre quarti (verso), particolare, 1478, Castello di Windsor, Royal Library, The Royal Collection (concesso in prestito da Sua Maestà la Regina Elisabetta II)

Se Leonardo è riconosciuto ‘genio universale’ il suo maestro (presso la cui bottega ha lavorato negli anni Settanta), sperimentatore di tecniche e materiali diversi, non può che definirsi ‘artista universale’. Lo stesso Vasari racconta che anche per la musica “fu pure perfettissimo… alle scienze e particularmente alla geometria”. La mostra è scandita in undici sezioni. Nella prima è possibile ammirare l’interessante confronto tra i busti femminili marmorei. Nella seconda è dato spazio ai ritratti marmorei di profilo a forma di cammeo o con taglio numismatico, eseguiti in omaggio alla cultura antiquaria dell’epoca. Tendenza che si protrasse fino al Sei e Settecento, tanto che alcune famiglie patrizie ne conservavano originali o copie ritenendole di epoca classica.

A. del Verrocchio, Madonna col Bambino, particolare, Berlino, 1470-75

Nella terza sezione sono esposte le opere in pittura a cui Verrocchio si dedicò piuttosto tardi (verso il 1470). La tenerezza delle sue Madonne, eleganti e raffinate, è velata dall’espressione assorta di una madre che conosce la sorte del proprio Figlio. L’artista riesce, con la precisione dell’orafo, a rappresentare ogni particolare o gioiello, persino il velo in tulle (rete trasparente di fili). Così attrae nella sua bottega artisti come Perugino, Leonardo e il Ghirlandaio. Non manca la testimonianza della sua bravura come frescante (sezione quarta).

A. del Verrocchio, Putto con delfino (1470-75)

Del Perugino – che esportò lo stile verrocchiesco in Umbria, Abruzzo e Roma – sono esposte le raffinate Storie di san Bernardino (1473) dall’atmosfera tersa e luminosa. Domenico del Ghirlandaio distillò tutta la dolcezza dei volti femminili del Verrocchio per trasporla nelle sue Madonne (Madonna Ruskin e Madonna del Louvre in mostra).
Verrocchio entrò in rapporto con Roma e la scultura classica, eseguendo alcune statue di Apostoli in argento per l’altare della Cappella Sistina. Nella settima sezione tra gli esempi di scultura classica lo Spiritello con pesce (Putto con delfino) di Careggi, restaurato in occasione di questa mostra, fu commissionato, secondo il Vasari, da Lorenzo il Magnifico. La fontana, di cui faceva parte, rimpiazzò a Palazzo Vecchio (nel sesto decennio del Cinquecento) addirittura il David di Donatello (scultore dei Medici fino alla sua morte, 1466). La padronanza della tecnica consente all’artista una libertà espressiva che dona naturalezza, brio ed energia alla figura.

A. del Verrocchio, Due angeli volanti, Parigi, Musée du Louvre

La sezione nove porta al culmine l’entusiasmo. Qui il poliedrico maestro e il genio si sfidano nella raffigurazione dei panneggi. Nel cogliere il trascorrere della luce sui lini il Verrocchio risulta più meticolosamente cristallino mentre i panneggi di Leonardo appaiono più morbidi e sfumati. Cattura tutta l’attenzione la Madonna col Bambino del Victoria and Albert Museum, assegnata ad Antonio Rossellino, anche se la gioia del Bambino, il profilo e il naso sottile della Madonna rimandano più a Desiderio da Settignano. Ora la scultura è attribuita al giovane Leonardo, nel periodo in cui era a bottega dal Verrocchio. Unica scultura, finora, attribuita al genio. La Madonna non è preveggente ma sorridente e in totale simbiosi con un Bambino allegro, quasi scanzonato. L’espressione e il volto del Bambino ricordano quello del Putto con il delfino.

Leonardo da Vinci, Madonna col Bambino (1472 circa), Londra, Victoria and Albert Museum

Sulla testa della Madonna sta una testa alata di serafino. La posa della mano destra della Vergine, in particolare la presa delle dita, ricorda, secondo il prof. Caglioti, quella della mano della Vergine delle Rocce di Parigi. Difficile immaginare espressione più tenera e amorevole di questa Madonna. La sua gioia procreatrice esplode nel sorriso del Figlio.
La mostra prosegue con importanti sculture al Museo Nazionale del Bargello. Tutte le opere monumentali del Verrocchio ebbero una lunga gestazione. Per l’Incredulità di San Tommaso impiegò sedici anni, fu svelata al pubblico nel 1483. Fu realizzata per il tabernacolo esterno di Orsanmichele dove era collocato il San Ludovico di Tolosa di Donatello. Lì, oggi, è presente una copia che non le rende giustizia, l’originale è stato ritirato in museo sin dal 1988-92 per difenderlo dall’inquinamento atmosferico.

Leonardo da Vinci, Madonna col Bambino (1472 circa), Londra, Victoria and Albert Museum (particolare)

Le figure si muovono liberamente, varcando, con il piede destro di San Tommaso, lo spazio dell’osservatore. Le sue sculture si prestano, come anche il Putto con delfino, a moltepolici punti di vista e invitano lo spettatore a girarci intorno. Oltre al dialogo dei gesti vale la pena soffermarsi sui calzari all’antica, opera di cesello da orafo. Nell’ultima sezione sono presenti alcuni Crocifissi a confronto, tra cui il raro Crocifisso del Verrocchio (1475) in legno, sughero, gesso e lino dipinti. All’epoca c’erano due importanti botteghe di legnaioli, quella dei fratelli da Sangallo, Giuliano e Antonio, e quella dei fratelli da Maiano, Giuliano e Benedetto.

Incredulità di San Tommaso

La mostra promuove varie iniziative: una postazione multimediale, attività educative, audioguida per adulti e bambini tra i 7 e 12 anni, vari laboratori e un interessante ciclo di conferenze a maggio. Il catalogo, edito da Marsilio, contiene i saggi dei curatori ed è suddiviso nelle stesse sezioni del percorso espositivo.
Si consiglia la visita a San Lorenzo per vedere le mirabili tombe di Piero e Giovanni de’ Medici del Verrocchio.

Foto di Antonella Cecconi e Marco De Felicis

INFORMAZIONI
Periodo dal 9 marzo al 14 luglio 2019
Sede: Firenze, Palazzo Strozzi
Indirizzo: Piazza degli Strozzi
Tel. 055 2645155
www.palazzostrozzi.org
Orari: tutti i giorni 10 – 20, giovedì 10 – 23. Dalle ore 9 solo su prenotazione. Accesso consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura.
Biglietti: intero 13 euro; ridotto 10 euro; 4 euro scuole.

Sede: Firenze, Museo Nazionale del Bargello
Indirizzo: Via del Proconsolo, 4
Tel. 055 294883
www.bargellomusei.beniculturali.it
Orari: domenica – giovedì 8.15 – 17 (ultimo ingresso 16.20); venerdì – sabato 8.15 – 19 (ultimo ingresso 18.20).
Chiusura settimanale: la 2. e la 4. domenica del mese e il 1. 3.e 5. lunedì del mese
Biglietti: intero 9 euro; ridotto possessori di biglietto Palazzo Strozzi 6 euro.
Curatori: Francesco Caglioti e Andrea De Marchi
Catalogo Marsilio