La magia dei vetri di Murano
L’incantesimo dei vetri di Murano e le donne del vetro. Un viaggio tra mostre, maestri vetrai e perlere
INDICE: VENEZIA e lo STUDIO GLASS AMERICANO – VENEZIA e lo STUDIO GLASS AMERICANO – ALESSIA FUGA, PERLERA – LE DONNE DEL VETRO – AGNESE TEGON E GIANCARLO SIGNORETTO – Informazioni
Per favore non chiamatela arte minore, quella dei vetri di Murano, oltre a richiedere una notevole abilità tecnica, è se unita a gusto estetico e creatività un’arte a tutti gli effetti. Venezia e Murano regalano rispettivamente attraverso due mostre: Venezia e lo Studio Glass Americano (sull’isola di San Giorgio Maggiore fino al 10 gennaio 2021) e Unbreakable: Women in Glass (fino al 7 gennaio 2021) insieme a visite presso atelier, laboratori e fornaci, delle emozioni uniche. Sarete catapultati in un mondo alchemico e fiabesco, dove colori, bellezza, eleganza vi lasceranno a bocca aperta.
Dal 5 al 13 settembre 2020 si è svolta la quarta edizione di The Venice Glass Week (#TheHeartOfGlass), il festival internazionale creato nel 2017 per supportare e promuovere l’arte del vetro, con particolare attenzione a quello di Murano, un settore provato da mesi di chiusura a causa del Covid-19. Per una intera settimana la città ha ospitato mostre, convegni, seminari, attività didattiche, proiezioni, feste, fornaci aperte e altre manifestazioni, il cui focus è stato il vetro artistico. Tra le più suggestive le dimostrazioni sulle fornaci galleggianti.
VENEZIA e lo STUDIO GLASS AMERICANO
La diciottesima mostra (curata da Tina Oldknow e William Warmus), del progetto Le Stanze del Vetro della Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung, presenta 155 eccezionali pezzi provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa, tra cui vasi, sculture e installazioni in vetro create da 60 artisti, americani e veneziani. La mostra evidenzia l’influenza che l’estetica e le tecniche di lavorazione del vetro veneziano hanno avuto sullo Studio Glass americano dagli anni Sessanta ad oggi.
In particolare nella Sala Carnelutti è possibile ammirare Laguna Murano Chandelier (1996), monumentale installazione mai esposta prima d’ora al di fuori degli Stati Uniti, realizzata a Murano da Dale Chihuly insieme Pino Signoretto e Lino Tagliapietra. L’opera è costituita da cinque componenti, due appese al soffitto e tre montate su armature fisse. Nello Chandelier è possibile individuare elementi che rinviano alla laguna veneziana: un granchio, una medusa, una stella marina, un polpo, un pesce palla, squali, una sirena e perfino Nettuno. Per chi non potrà recarsi a Venezia è disponibile un virtual tour della sala cliccando qui (con Chrome).
Alla fine degli anni Sessanta alcuni artisti americani iniziarono a soffiare il vetro per realizzare opere sperimentali. Fu così che gli artisti dello Studio Glass scelsero come guida i soffiatori di vetro di Murano.
Le contaminazioni tra gli artisti americani e i maestri veneziani – soprattutto Lino Tagliapietra e Pino Signoretto – hanno rinnovato e vivacizzato un linguaggio storico ma artigianale, arrivando a creare vere e proprie opere d’arte.
Artisti all’avanguardia come Dale Chihuly sono andati a Venezia, hanno imparato le tecniche e poi hanno invitato i maestri veneziani negli Stati Uniti per tenere dei corsi.
Anche Richard Marquis è stato a Venezia sviluppando usi totalmente innovativi della tecnica del mosaico veneziano (murrina) per le sue opere. Queste, ispirate alla bandiera americana, sono un mix di tecnica raffinata, bellezza e stravaganza, come le teiere e i vasi Marquiscarpa.
Le opere in mostra non finiscono di stupire come gli eleganti Birds with Rubies di Dan Dailey, paralumi art déco in vetro soffiato, sabbiato, lucidato ad acido; creste, becchi, ali e code in pâte de verre e dettagli in vetro lavorato a lume.
La mostra ha il pregio di esporre opere realizzate con varie tecniche. Come quella strabiliante dell’incalmo (tecnica muranese, XVI-XVII sec., basata sulla saldatura a caldo di due soffiati aperti) usata dall’artista Sonja Blomdahi (allieva di Dan Dailey) per la realizzazione di un vaso color ambra/foglia di tè che sembra un drappo di seta dorata.
La Blomdahl ha appreso la tecnica dell’incalmo dal maestro vetraio veneziano Checco Ongaro. In vetro soffiato è l’opera di Dale Chihuly (realizzata con Lino Tagliapietra) con fantasiose e colorate decorazioni applicate.
I calici soffiati a mano di Michael Schunke sono famosi per la loro cifra espressiva. Schunke, un ex professore associato del Toyama City Institute of Glass Art in Giappone, ha studiato vetreria con Pino Signoretto e Lino Tagliapietra.
Difficile non rimanere stregati dall’eleganza dei vasi dagli inquietanti gambi con teschi.
Per approfondimenti testuali, fotografici e video dedicati allo Studio Glass clicca qui (con Chrome).
Il Premio ufficiale del festival, il Bonhams Prize for The Venice Glass Week del valore di € 1.000,00, viene attribuito al miglior progetto partecipante (grazie al supporto del Dipartimento di Arti Decorative del ‘900 e Design di New York della casa d’aste Bonhams, uno dei principali sponsor del Festival). Il premio ha lo scopo di promuovere progetti originali e di alta qualità nel campo dell’arte contemporanea in vetro.
Quest’anno il premio è stato assegnato alla straordinaria mostra Unbreakable:Women in Glass della Fondazione Berengo (Murano).
UNBREAKABLE: WOMEN IN GLASS
La mostra (a cura di Nadja Romain e Koen Vanmechelen), aperta al pubblico fino al 7 gennaio 2021, celebra le numerose artiste donne con cui Berengo Studio ha collaborato nel corso dei suoi trenta anni di storia. In passato l’arte del vetro è stata prettamente maschile ma nel tempo sempre più donne si sono cimentate con le infinite possibilità creative di questa straordinaria materia. Spesso le artiste donne – come Laure Prouvost, Renate Bertlmann e Monica Bonvicini – hanno indotto i Maestri dello Studio a sperimentare tecniche nuove, nel tentativo di oltrepassare i limiti legati alla lavorazione di questa difficile mat.
La mostra presenta oltre sessanta artiste contemporanee, provenienti da tutto il mondo, che hanno lavorato con Berengo Studio nelle sue fornaci di Murano dalla fondazione dello Studio nel 1989. La sede dell’esposizione è in un luogo incantato di Murano: la Fondazione Berengo Art Space, un’antica fornace di vetro, autentica archeologia industriale.
Entrare in questa fornace è come varcare la spelonca di un mago, la casa di un alchimista. Un ambiente vasto e inquietante, ai lati le fornaci ormai spente, dal soffitto pende un gigantesco lugubre utero, di Rina Banerjee, a cui piedi stanno conchiglie che formano disegni etnici come la maschera di piume e conchiglie, quasi i resti di un rito vudù.
In fondo alla sala Babylon di Joana Vasconcelos è come un enorme lampadario di Murano sui generis coloratissimo, realizzato con materiali disparati: vetro, lana lavorata a mano, all’uncinetto e altri oggetti.
In un’altra sala la straordinaria scultura in vetro Reclining Nocturne di Karen Lamonte, giocata su drappeggi voluttuosi del vestito che sfidano la rigidità e durezza del vetro.
L’artista italiana Chiara Dynys, dopo la sua mostra personale a Palazzo Correr alla Biennale d’Arte di Venezia 2019, presenta qui i suoi libri illuminati e illuminanti, perchè la cultura è luce.
Le maschere policrome in vetro di Lucy Orta sembrano tracciare un filo conduttore tra passato e presente, tra arte etnica e contemporanea.
Niente di più attuale del Corona Crisolino Green di Rosemarie Benedikt, una sorta di coronavirus colorato, in vetro, bello e dall’apparenza innocua, quasi ludica.
Dopo esserci incantati sulle meraviglie che è possibile creare con il vetro, materia non facile, la nostra curiosità si è spinta oltre i risultati. Volevamo vedere, capire, come si lavora il vetro, conoscere anche le protagoniste, le donne, di questo speciale artigianato (quando si tratta di prodotti in serie) o arte quando l’abilità tecnica unità alla creatività riesce a produrre autentici capolavori.
A tal fine è stato fondamentale avere un’amica/blogger sul posto, conoscitrice di ogni argomento e meandro veneziano. Ci siamo avvalsi della preziosa, e simpatica, collaborazione di: Monica Cesarato. Siamo andati alla ricerca dei migliori artigiani e maestri vetrai di Murano.
ALESSIA FUGA, PERLERA
Alessia Fuga, perlera e insegnante dell’arte del vetro, ci ha acolto nel suo studio a Murano. Diverso il suo lavoro da quello delle impiraresse (dal vero veneziano impirar che significa: infilzare), le infilzaperle a Venezia infilavano le perle di vetro, dette “conterie”.
Quella usata da Alessia è lavorazione a lume: “Una delle tecniche per la lavorazione del vetro tra le più antiche. I primi oggetti in vetro, ritrovati in Mesopotamia, erano delle perle di vetro, realizzate con una tecnica molto simile a quella muranese. La tecnica arrivò in Laguna portata dai Romani che l’avevano imparata in Egitto.
I primi oggetti in vetro sono stati ritrovati in zona nell’isola di Torcello. Con il vetro si producevano contenitori ma anche monili. Il successo del vetro di Murano è dovuto alla sua ampia gamma di colori e al fatto di essere “morbido”. Il vetro cambia secondo la zona e quello di Murano fonde a temperature inferiori (inizia dai 720/750 gradi), rispetto ad altri sopra i 1000 gradi, dando la possibilità al vetraio, raffreddandosi lentamente, di modellarli a mano, senza stampi. Il vetro di Murano consente una lavorazione di tipo artistico”.
Lo sviluppo dei colori è iniziato intorno all’anno 1100 quando i mercanti della Serenissima iniziarono ad avere contatti commerciali con l’Oriente e Medio Oriente vendendo pietre preziose. Da queste alle finte pietre preziose in vetro il passo è stato breve. Alessia Fuga racconta come le prove della commissione ai vetrai di pietre simili ai gioielli siano: “Un editto del Doge (intorno al 1250) che vietava a chi realizzava perle di vetro di montarle su oro, per evitare falsificazioni e truffe, e i nomi dei colori che richiamano a tutt’oggi quelli delle pietre preziose: topazio, rubino, turchese, smeraldo… etc. Dal 1200 in poi è stata più che altro una ‘storia della tecnica’. Alcune di queste tecniche si usano solo a Murano”.
Alessia, che infonde passione in ogni oggetto che crea, spiega così la sua tecnica (lavorazione a lume): “Si tratta della fusione delle bacchette di vetro al calore di una fiamma per dare nuova forma a questo meraviglioso materiale. Si chiama così perchè prima veniva usato un lumicino, una lampada alimentata ad olio o grasso, che veniva ravvivato da un soffio d’aria che veniva dato dal vetraio soffiando con una cannuccia sulla fiamma mentre oggi il cannello muranese funziona a gas e aria e sviluppa una temperatura di 780 gradi. Non è sufficiente per tutti i colori ma non stressa il vetro e gli altri materiali che possono essere aggiunti. Per le perle veneziane vengono usate le foglie d’oro, d’argento e la venturina (scagliette di rame in sospensione)”.
Il vetro, in bacchette precolorate usato da Alessia, è fatto, come quello in fornace, di sabbia e soda e i colori sono dati da ossidi di metallo. Qundi in base al metallo che viene aggiunto alla pasta vitrea si ottiene un colore diverso. Esistono due famiglie di colori: quelli trasparenti (leggermente più duri, fondono a temperature maggiori) e quelli pastello. Quando il Doge ha trasferito a Murano tutte le fornaci aveva vietato, pena la morte e la rovina economica di tutta la famiglia e dei discendenti, la divulgazione di qualsiasi notizia sulla lavorazione del vetro e da allora, tenendo tutto segreto, si sono persi secoli di storia. Quando un maestro vetraio moriva veniva seppellito con il libro delle sue ricette. Diversamente in America le conoscenze si condividono e ciò consente di migliorare e andare avanti mentre a Murano sono rimasti maggiormente legati alla tradizione.
Modellare il vetro è un lavoro che va fatto anche d’istinto e dopo tutte le preziose spiegazioni fornite da Alessia perchè non provare? Un’esperienza unica sotto la sua regia: fantastica. Solo così capisci la difficoltà, i tempi di realizzazione, la soddisfazione di vedere il tuo risultato scaturire da un globulo di vetro incandescente. Ma soprattutto comprendi la passione che muove quest’arte. Un lavoro simile alla meditazione, che richiede concentrazione e precisione. Non è sufficiente padroneggiare, nel tempo, la tecnica occorre, per emergere, puntare all’eccellenza, unicità e riconoscibilità, avere una tua cifra inconfondibile. Solo così ogni creazione diventa una piccola opera d’arte.
LE DONNE DEL VETRO
Ma le “donne del vetro” non sono poche e così, con Monica Cesarato, siamo andati a far visita ai loro studi. Per Muriel Balensi, che ha lasciato Parigi per Murano, l’anima della perla è l’anima del mondo, aggirarsi nel suo studio tra le sue creazioni è come veleggiare in una fiaba di colori e scintillii. Muriel fa parte del Comitato per la Salvaguardia delle Perle di Venezia, un gruppo che tutela la storia delle perle di vetro e che ha impiegato diversi anni a preparare la documentazione per la nomina delle perle a patrimonio dell’UNESCO. Sempre a Murano c’è lo studio di un’altra donna del vetro: Amy West, americana che è vissuta in quattro continenti per poi approdare alla sua passione: la lavorazione del vetro.
AGNESE TEGON E GIANCARLO SIGNORETTO
Una delle più ambiziose è senz’altro Agnese Tegon che punta a essere la prima maestra vetraia della storia. Soffiare il vetro è da sempre un mestiere riservato agli uomini. Un lavoro che implica fatica fisica, stare davanti ai forni roventi per ore e basta pensare che la sola canna pesa 10 kg. e va ruotata in continuazione durante la lavorazione. Impresa che ho sperimentato e risulta quasi impossibile. L’esile Agnese, di soli 26 anni, è anche l’unica donna veneziana che lavora nelle famose fornaci del vetro di Murano.
Il mondo del vetro di Murano è stato per secoli insulare, circoscritto, segreto e prettamente maschle. L’arte del vetro richiede anni di formazione, in passato si tramandava da padre in figlio. I ragazzi entravano nelle fornaci a nove o dieci anni come apprendisti. Ma alle donne le fornaci erano interdette, così come il banco da lavoro del maestro (scagno) dove nessun altro poteva sedersi. La tradizione di un ambiente prevalentemente maschile è forse il fattore di resistenza più difficile da superare ma la determinazione di Agnese Tegon, che ha faticato a trovare un posto in un laboratorio ma ha deciso di diventare la prima maestra vetraia della storia, può scalfirla. Insieme al maestro vetraio Giancarlo Signoretto e all’artista Emiliano Donaggio, ha riaperto un’antica vetreria storica a Murano, dove lavorava il fratello di Giancarlo, Pino Signoretto (m. 2017).
Su come sia iniziata la collaborazione con lei il maestro vetraio Giancarlo Signoretto racconta: “Volevo provare a insegnare a mia figlia a lavorare il vetro (sabbia e soda), ma a lei non interessava. Volevo scoprire se potevo realizzare il mio sogno di portare le donne in questo mondo”.
Giancarlo Signoretto, che ha iniziato la sua attività a quattordici anni, il più piccolo di otto figli, appartiene a una famiglia di vetrai che vanta quattro maestri vetrai, tra cui il famoso Pino. Vissuto per molti anni in America ha approfondito le differenze di lavorazione e stile. Secondo Giancarlo il trucco è: “Formare i giovani. Mi sono impegnato a formare Agnese ed è per me una doppia sfida. A Murano le donne non potevano lavorare nella fornace e Agnese è anche una giovane imprenditrice. Il mio obiettivo chè che diventi una maestra di se stessa, che faccia opere originali. A Murano sembra che ci sia un’unica fabbrica, perchè quando un oggetto ha successo viene copiato da tutti”.
Agnese è grata al suo maestro: ‘Sono davvero fortunato ad aver trovato Giancarlo. Mi ha sempre protetto e sostenuto. Se fossi andata in una fornace diversa non sarebbe stato facile durare. “
Giancarlo Signoretto: “Avevo iniziato a lavorare con Emiliano Donaggio ma c’è sempre stato qualcosa che ha remato contro, ora finalmente abbiamo iniziato a fare progetti. Magari guadagniamo meno a fine mese ma io sono un creativo come lui e facciamo ciò che ci piace. La fornace la spegniamo solo due volte l’anno per manutenzione, costa 4.000 euro al mese di gas e altrettanti di affitto. Il forno è fatto come 1000 anni fa, con tre tipi di argilla (crea in dialetto), mattoncini che sopportano fino a 1800 gradi, un refratrario al centro e uno che isola. All’interno ci sono dei crogioli. Un maestro deve avere almeno un aiutante. Per me quando è in fornace, Agnese, non è una donna ma una lavoratrice. L’ho conosciuta attraverso il suo liceo – Istituto d’arte indirizzo vetro – scegliendo il suo disegno per realizzare un progetto. Ne selezionavo cinque su venti senza sapere di chi fossero”.
Vedere al lavoro Giancarlo Signoretto, prima con un soffiato poi con la scultura di un cavallino (da realizzare in un minuto), è una esperienza che non si dimentica. La velocità, la precisione, la padronanza della tecnica di un prestigiatore unita alla magia di una creazione.
Informazioni
LE STANZE DEL VETRO
Sede: Fondazione Cini
Indirizzo: Ex convitto Isola di San Giorgio Maggiore, Sala Carnelutti – Venezia
Periodo: fino al 10/01/2021
Orario: Aperto tutti i giorni, tranne il mercoledì, 10-19.
Ingresso libero
Curatori: Tina Oldknow, William Warmus
Social Network: Facebook e Instagram @lestanzedelvetro, #lestanzedelvetro WEB: www.lestanzedelvetro.org
UNBREAKABLE: WOMEN IN GLASS
Sede: Fondazione Berengo Art Space
Periodo: fino al 07/01/2021
Indirizzo: Campiello della Pescheria 4 – 30141 Murano
Orario: Aperto tutti i giorni, tranne il mercoledì, 10-13 e 14-17.
Ingresso libero
Telefono: +39 041 739453
THE VENICE GLASS WEEK
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Alessia Fuga
Rio Terà San Salvador, 12
30141 Murano
Gianlcarlo Signoretto e Agnese Tegon
Piazzale Colonna 1/B Murano
Muriel Balensi
Fondamenta Radi 24 – 30141 Murano
Telefono +39 347 475 4187
balensimurano@gmail.com
Encounter with Glass
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Palazzo Loredan Grifalconi,
Calle dell Testa, Cannaregio 6359, Venezia
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