74. Mostra del Cinema di Venezia. Concorso Venice Virtual Reality. I progressi del VR
Tre opere Virtual Reality viste a Lazzaretto Vecchio. La Camera Insabbiata (in concorso) di Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang. My Name is Peter Stillman (in concorso) di Lysander Ashton e Leo Warner. Dear Angelica (Best of VR – fuori concorso) di Saschka Unseld e Wesley Allsbrook.
Il Virtual Reality, sperimentato lo scorso anno a Venezia e tra le pareti domestiche con i videogame, si è perfezionato al punto che la Biennale Cinema ha deciso di dedicargli una sezione (concorso), una location (l’isola del Lazzaretto Vecchio, a pochi metri dalla riva di Corinto, alle spalle del Palabiennale) e un programma ad hoc.
Risulta un po’ intricato il sistema con cui sono stati raggruppate le opere per poterne prenotare la visione. Per alcune la durata di pochi minuti rende la mezz’ora prenotata, soprattutto nel caso di una mancata presenza dell’utente, un tempo sprecato. Il servizio di battello garantisce l’arrivo in pochi minuti all’isola Lazzaretto Vecchio, a pochi metri di distanza dalla riva (a cui potrebbe essere collegata attraverso un ponte). In tal modo la Biennale recupera uno spazio importante e suggestivo, destinandolo alla cultura. È auspicabile che con il tempo sull’isola, di cui si visita solo una parte, si possano utilizzare e aprire anche altri spazi.
I progressi dell’uso del VR non sono soltanto tecnologici, campo in cui i videogame la fanno da padroni. Hanno la capacità di raccontare una storia ed essere interattivi. Chi guarda non si limita a osservare ma partecipa all’interno della storia. Sono soprattutto, come dimostrato a Venezia, altro e oltre: uno strumento attraverso cui liberare la creatività.
Con La Camera Insabbiata, di Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang, si inizia a volare e a suonare. Laurie Anderson è un’artista a 360 gradi: scrittrice, regista, cantante e creatrice di opere multimediali. Usa la tecnologia e il VR come strumento espressivo e innovativo. Per entrare nel suo mondo occorre entrare nella sua tenda, uno spazio conclusus dove godersi il viaggio.
Le ‘camere’ più belle di questa struttura – fatta di parole, disegni, suoni, racconti e colori e al cui interno ed esterno si può viaggiare – sono quella del suono e del volo. Si è liberi di muoversi, volare e realizzare sculture sonore. Con pochi movimenti si entra in un castello di parole e si fuoriesce da questo scoprendo che è sospeso nel vuoto. Come in uno spazio infinito, un universo in cui le parole si perdono.
Lysander Ashton e Leo Warner, con il loro My Name is Peter Stillman, hanno il merito di aver restituito braccia, gambe e piedi all’utente, seppure virtuali. Stando seduti e abbassando la testa si vedono gambe e braccia appoggiate ma sono disegnate. L’opera è ispirata dal romanzo Città di Vetro di Paul Auster. Il protagonista è uno scrittore di romanzi polizieschi che diviene protagonista di un thriller. Si tratta di soli quattro minuti di animazione fatta a mano e tecnologia avanzata che pone l’utente al centro del racconto.
Dear Angelica, del premiato Oculus Story Studio, è un viaggio onirico con cui ricordiamo e ritroviamo le persone care che non ci sono più. I ricordi volteggiano intorno a noi con colori sgargianti. Un mondo surreale avvolgente e poetico dove il mondo reale incontra l’aldilà.
Alla sua prima edizione la giuria internazionale – presieduta dal regista statunitense John Landis che abbiamo incontrato in diverse occasioni sull’isola del VR e in sala. – è formata dalla sceneggiatrice e regista francese Céline Sciamma e l’attore e regista italiano Ricky Tognazzi. La Giuria Venice Virtual Reality assegnerà (esclusa la possibilità di ex aequo) i premi: Miglior VR, Migliore Esperienza VR (per contenuto interattivo), Migliore Storia VR (per contenuto lineare).
Sito Mostra del Cinema: https://www.labiennale.org/it/cinema/2017