Roma, i mondi di piazza Vittorio
Viaggio in una piazza centrale della capitale, dove le persone transitano per andare o venire dalla stazione, senza osservare, annusare, ascoltare, toccare i mondi di piazza Vittorio Emanuele II. Arte in vetrina.
Rione Esquilino (ovvero Castrum degli Equites Singulares Augusti, guardia imperiale a cavallo), un quartiere da sempre marginale, sebbene centrale, destinato, dopo l’unità d’Italia, alla borghesia impiegatizia della capitale dove la fretta impera e i mezzi pubblici spesso tradiscono. Si sfreccia come catarifrangenti su itinerari prestabiliti mentre intorno è tutto un pulsare di vite diverse e resti un alieno tra estranei. Se attraversi la Porta Magica o il mercato rionale, indossi la divisa da flâneur, puoi scoprire tanti mondi. Uscendo dalla stazione della metropolitana di piazza Vittorio sembra di aver preso un teletrasporto, o di aver superato una frontiera. Negozi con avvisi in tutte le lingue, persone di ogni colore di pelle, idiomi diversi che si intrecciano come matasse. La piazza è un’isola di approdo vicino alla stazione, chi arriva è transitato o è rimasto qui.
Entrare nei Magazzini dello Statuto (affettuosamente chiamati dai romani MAS) è una shopping-experience. Questi magazzini, dei primi del Novecento (antenati dei centri commerciali), sono rimasti nei decenni miracolosamente sempre uguali nonostante la progressiva decadenza del quartiere e la loro connotazione trash dovuta alla paccottiglia in vendita a poco prezzo. Sono una garanzia nonostante le vetrine perennemente vuote e la dichiarazione affissa di fallimento reiterata che li rende un’araba fenice capace di rinascere dalle proprie ceneri. All’interno merce affastellata di ogni tipo con prezzi competitivi anche per i negozi cinesi: tutto a 1 euro, 2 euro etc. I clienti sono quanto di più eterogeneo si possa immaginare: suore, pensionati, ragazzi. Il personale sembra impolverato, annoiato, cristallizzato da un incantesimo.
I MAS sono rassicuranti, tempi immutabili del ‘trovaroba’. Eppure questa volta la loro imminente chiusura sembra vera anche se nessun romano ci crede. A celebrare questo non-luogo una mostra collettiva (fino all’8 settembre): Camerini/cambi d’artista di un gruppo performativo (Artisti Innocenti) che espone nelle vetrine vuote per catturare l’attenzione dei passanti distratti.
Se ci si perde nei giardini, al centro della piazza, trovi gruppi di persone di varie nazionalità. Alcuni la mattina fanno tai-chi, danzano senza imbarazzo trasformando la piazza in palcoscenico. Altri, che non hanno ancora trovato una destinazione, dormono accanto alla Porta Magica, trasformano le aiuole in giacigli di ‘prima accoglienza’ lasciando tracce della loro presenza.
Se segui il profumo del pane e della pizza trovi la versione gourmet della piazza: il forno Roscioli e le sue bontà. Entrati nel retrobottega si possono ammirare al lavoro ‘sacerdoti’ che compiono il rito della panificazione e pasticceri che muovono delicatamente le mani come pianisti. Qui l’afa, un po’ maleodorante dei giardini, si trasforma in profumo di biscotti.
Piazza Vittorio è da sempre il mercato multietnico romano, volti e prodotti che a guardarli ti sembra fare il giro del pianeta. Puoi acquistare datteri freschi della Tunisia, pesce vietnamita, spezie di ogni genere, come in un suq. La percezione di essere all’estero può essere prolungata mangiando cucina cinese dall’effervescente Sonia, imprenditrice, personaggio televisivo, senso pratico e ambizione: “Non ci sono più lavapiatti cinesi. Lavora con il cuore e avrai successo. Nel 2025 la Cina sarà il Paese più ricco del mondo”. Il sogno nel cassetto di Sonia è viaggiare.
I portici refrigeranti della piazza sono un ritrovo multietnico e multisensoriale, occasione di incontri con i nostri simili che spesso sorpassiamo distratti. Sotto i portici, tra banchetti di rivenditori improvvisati e tavolini da bar, sostano sui gradini mendicanti, profughi, ognuno con una storia, una vita da raccontare, capaci di donare, pur non avendo nulla, magari un sorriso dando un senso alla tua giornata.