73. Mostra del Cinema di Venezia. VR Theatre ed Elio Germano
Luci in sala, poltrona girevole, indossati visore e cuffie: va in onda la realtà virtuale, una meraviglia! Il film proposto a Venezia è un’anteprima (40 minuti) di Jesus VR – The Story of Christ. L’immersione tra gli apostoli è diventata quella tra gli immigrati con il cortometraggio No Borders di Haider Rashid prodotto da Elio Germano.
Strange Days è diventato realtà. Le cuffie e il visore isolano totalmente e si prova l’emozione di trovarsi dentro il film, un’esperienza forte e immersiva. Ci si può girare su se stessi, vedere le immagini a 360 gradi, guardare gli attori che sono dietro di noi, camminare tra gli attori, vedere il cielo o in basso il pavimento, tranne che vedere i propri piedi, perché si vede solo il suolo del film. La nuova frontiera tecnologica per la fruizione di video sta lavorando al miglioramento della definizione dell’immagine, la regolazione possibile sul visore è ancora minima.
Per comprendere la rilevanza dell’avvento della realtà virtuale basta pensare che tra le quaranta proposte di audiovisivi in cerca di finanziamenti, Venice Production Bridge ha presentato sei progetti di VR. Jesus VR – The Story of Christ, diretto da David Hansen e girato a Matera, è il primo film in realtà virtuale che sarà disponibile su cellulari abilitati e nelle sale cinematografiche attrezzate. Il film sarà visibile a Natale sulle principali piattaforme di realtà virtuale: Google Cardboard, Samsung Gear, Oculus Rift, PlayStation VR e Htc Vive.
Nella rassegna MigrArti è stato presentato il cortometraggio No Borders di Haider Rashid prodotto da Elio Germano, dedicato al dramma dei migranti e al problema dell’accoglienza. In proposito il regista fiorentino, di origine irachena, ha dichiarato come: “l’accoglienza fa parte di un percorso verso la multiculturalità che da anni aspettiamo”. Il corto, della durata di 15 minuti, è stato ambientato nel centro No Borders di Ventimiglia e il Baobab di Roma, entrambi sgomberati. Non è stata scelta la Croce Rossa perché i suoi vertici sono militari. Elio Germano, produttore e voce narrante della storia, una guida, il Virgilio di questa opera virtuale e virtuosa lo ha definito: “Il primo documentario italiano in realtà virtuale o in virtualità reale”. Il cuoco che si vede nel documentario è Antonio Iuorio del Centro Baobab, un attore collega di Elio. Grazie a una tecnologia rivoluzionaria gli spettatori, dotati di uno schermo-maschera (un visore al cui interno è posto un cellulare con un’applicazione particolare), possono guardare da vicino la realtà dei migranti e considerare l’accoglienza come una realtà necessaria.
La realtà virtuale comporta una innovazione del linguaggio cinematografico, come il superamento del concetto di ‘inquadratura’. Il visore di cartone, montabile presentato in occasione del corto, è innovativo da un punto di vista politico e formale.
La Mostra del Cinema ha dimostrato di essere attenta alle tematiche sociali come l’immigrazione anche con l’assegnazione del Leone d’Oro alla carriera a Jerzy Skolimowski. Un regista che ha reso gli emarginati protagonisti dei propri film. Nel suo discorso in occasione della premiazione ha dichiarato: “Anche io sono stato migrante, so come ci si sente quando si è costretti a lasciare il proprio paese. Quello dei migranti è uno dei problemi più importanti dei nostri tempi: queste persone meritano di essere guardate con empatia”.
Tra le novità di quest’anno alla Mostra del Cinema di Venezia: la nuova Sala Giardino (450 posti, aperta al pubblico), smagliante parallelepipedo rosso, quasi un logo 3D della Mostra. Ha sostituito il cantiere degli anni scorsi. L’esito del concorso del 2004, vinto da Rudy Ricciotti e da 5+1AA, aveva comportato la distruzione della scala del Casino e della pineta di fronte per consentire lo scavo del ‘buco’. Con la Sala Giardino la ferita è stata rimarginata.
Sito Mostra del Cinema di Venezia: https://www.labiennale.org/it/cinema
Sito produzione VR: https://autumnvr.com/