Wine & Siena, vino e arte, una somma di emozioni
Successo di pubblico per la seconda edizione di Wine & Siena (oltre 3.000 ingressi) per un evento multisensoriale. Nei Palazzi affrescati più belli di Siena è stato possibile degustare vini di oltre 200 produttori. Piaceri della vista e del gusto, fonti di emozioni.
L’arte purifica l’anima, alimenta il piacere e amplifica il gusto. Questa è l’emozione che hanno provato i visitatori di Wine & Siena nel loro ‘percorso sensoriale’ tra le prestigiose location medioevali senesi: la sede storica della Banca Monte dei Paschi Siena, Rocca Salimbeni, l’Università di Siena, il Grand Hotel Continental, il Comune di Siena e Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.
Gli ideatori del Merano Wine Festival, in collaborazione con le istituzioni senesi, hanno applicato una formula apparentemente semplice: bello + buono. Riuscendo a coniugare la ricchezza artistica di Siena con la bontà dei prodotti selezionati. Degustare un sorso di vino sotto la Maestà di Simone Martini o circondati dagli affreschi trecenteschi di Ambrogio Lorenzetti, sotto il suo mirabile vigneto, è stata una esperienza unica.
Oltre la parola d’ordine ‘contaminazioni’ la chiave del successo è stata sicuramente la sinergia messa in campo. Come ha sottolineato l’assessore al Turismo del Comune di Siena, Sonia Pallai: “Questa edizione di Wine&Siena è stata la dimostrazione della lungimiranza di questo investimento. Una due giorni di altissimo livello che ha visto aumentare il numero dei produttori coinvolti e il numero dei visitatori. Come ha già ricordato il sindaco durante l’apertura dell’evento, c’è stato uno straordinario gioco di squadra che ha riportato la nostra città ad essere il baricentro della promozione vitivinicola in Italia. Stiamo già lavorando per la prossima edizione con l’obiettivo di coinvolgere un maggiore numero di operatori, far crescere ancora la manifestazione e la promozione”.
Helmut Köcher, Wine Hunter e ideatore del Merano Wine Festival ha evidenziato che: “C’è un grandissimo potenziale per rispondere alla curiosità e alla passione dei wine lovers. Dobbiamo investire ulteriormente in promozione. Vogliamo e possiamo integrare il percorso sensoriale con la storia, e quindi la storia del vino, delle persone, con Siena. Questa città ha un patrimonio culturale grandissimo e ha sempre qualcosa in più da raccontare, da integrare, da scoprire.”
Sold out per la serata di venerdì al Palazzo del Rettorato che ha ospitato: Small Plates Gala. Un menù a molte mani di chef di diversi ristoranti e i vini protagonisti di Wine &Siena in abbinamento. Tra i nostri piatti preferiti: il Tonno di coniglio (Ristorante la Limonaia), Crema di ceci con polpo spadellato al rosmarino (Ristorante Il Mestolo), il Peposo del Brunelleschi (Ristorante Grotta di Santa Caterina) e il Cremoso alle erbe di campo con terra croccante al cacaco, cannella e mango (Osteria Il Campaccio). Unico appunto la lunga sosta in fila per il guardaroba, prima di entrare.
Sempre buona la qualità dei prodotti tipici di Food&Siena (salumi, dolci, birra, pasta etc.) ma i protagonisti, quest’anno, erano in posizione un po’ defilata sotto i portici del Rettorato. Il percorso sensoriale dei vini ha visto White + Red al Rettorato, Chianti & More a Rocca Salimbeni, White + Sparkling & More al Grande Hotel Continental e Montalcino & Montepulciano al Palazzo Comunale. I vini presenti hanno superato la selezione delle commissioni di assaggio The WineHunter, che premia le eccellenze e, sulla base del punteggio, assegna il bollino rosso, oro o platino. I produttori presenti a Siena sono tra i vincitori degli annuali Merano WineAward. Abbiamo degustato pochi dei molti vini presenti e questi sono quelli che abbiamo preferito.
Franciacorta Monsupello (Oltrepò Pavese) S. A. Nature Pas Dosé (90% Pinot Nero e 10% Chardonnay), fresco, raffinato e dal perlage delicato, profumo di crosta di pane e mandorla amara, secco e persistente. Scubla (vicino Cividale) Sauvignon Friuli Colli Orientali DOC 2015 (100% Sauvignon), solo acciaio, provenienza da due cloni diversi, assemblaggio in filtrazione; giallo paglierino, sentori ricchi, pesca gialla, peperone giallo, buona acidità, sapore elegante e allo stesso tempo corposo. Anche il Verduzzo Friulano Cràtis Friuli Colli Orientali DOC 2013 (100% Verduzzo Friulano) con uve lasciate appassire sui graticci, uva carica di tannino, affinamento in legno e barrique nuova, armonia tra note caramellate e datteri. Amaro nel finale, lunga persistenza. Rosso Scuro Friuli Colli Orientali DOC 2013 (90% Merlot e 10% Refosco dal Peduncolo Rosso), rubino intenso, frutti rossi e spezie, corposo e e persistente.
Casale dello Sparviero (Castellina in Chianti), azienda in conversione bio (prima vendemmia prevista 2019), Chianti Classico Riserva 2012 DOCG (100% Sangiovese), rosso rubino tendente al granato, frutti di bosco, leggermente speziato, ruvido, bel corpo, potente. Castello di Gabbiano (San Casciano in Val di Pesa), Bellezza Chianti Classico Gran Selezione 2012 DOCG (100% Sangiovese) porta il nome del vigneto (7 ettari) da cui proviene, è l’esito della prima selezione di uve, matura 14-16 mesi in barrique di rovere francese di legno nuovo, sentori di frutti rossi e sottofondo speziato, struttura e persistenza.
Della nuova azienda, Metinella di Stefano Sorlini (Montepulciano) Il Burberosso Vino Nobile di Montepulciano 2014 DOCG (90% Prugnolo gentile, 5% Canaiolo e 5% Mammolo), presenta un colore rubino-purpureo, sentori di frutti di bosco rossi e neri, leggera sapidità, avvolgente ed equilibrato. Rossodisera Rosso Montepulciano 2015 DOC (90% Prungolo gentile e 10% Canaiolo), colore rubino, note di mora buona bevibilità e piacevolezza. Un’azienda del cuore è la Salcheto di Michele Manelli (50 ettari a Montepulciano, produzione 400.000 bottiglie) perché biodinamica (autoproduzione dei concimi) e sostenibile (cantina autonoma da un punto di vista energetico). Perché lega con il suo nome (Salcheto è il nome del ruscello che segna il confine dell’azienda) il vino al territorio e per la qualità dei suoi vini. Salco 2011 Vino Nobile di Montepulciano DOCG (100% Sangiovese) – ‘salco’ in antico toscano significa salice, con i suoi rami si legavano le viti – è un vino fresco con sentori erbe officinali, mirtilli, gustoso.
Nella Cena con percorso gastronomico attraverso i prodotti SAPORI&DINTORNI CONAD si è distinto lo chef stellato Igles Corelli con i suoi Pici senesi con ragù di cacciagione, gli altri piatti sono risultati mediocri.
I Wine Master classes, di buon livello con i produttori a presentare i loro vini, si sono svolti nel magnifico Palazzo Sansedoni, con vista su Piazza del Campo.
Il primo: una Verticale di Pinot Nero Riserva Burgum Novum di Castelfeder (azienda a conduzione familiare, giunta alla quarta generazione, tra Egna e Cortina).
In Francia la presenza di Pinot Nero è attestata sin dall’Impero Romano. Mentre in Italia ha una storia recente, è arrivato nel 1835. I grappoli di Pinot Nero hanno una forma conica che ricorda quella di una pigna, i grappoli sono compatti e favoriscono funghi e muffe. L’uva ha la buccia sottile, risente molto del clima ed è incline a scoppiare dopo la pioggia. Queste difficoltà e il suo gusto rendono il Pinot Nero un vino pregiato e ricercato. Ha avuto il suo boom alla fine degli anni Ottanta, periodo in cui sono state introdotte le barrique.
L’Azienda Castelfeder ha 55 ettari, di cui 70% uve bianche e un 30% uve rosse, con esposizione est e ovest. Il terreno è calcareo e vulcanico e consente una grande varietà di vini. Burgum Novum è il nome latino di Egna. Il Pinot Nero è la selezione di otto parcelle (da 500 fino a 800 m). La Riserva ha minimo 2 anni, più un anno di affinamento in bottiglia.
1) 2013, Tutta la vinificazione in legno, barrique francesi con 5-6% di barrique americana. Le parcelle vengono tenute separate. La grandinata ai primi di agosto ha comportato un intervento impegnativo. Un’annata tardiva (28 ottobre) ma fresca, clima ruvido dei vigneti in quota. Naso pulito, speziatura evidente, frutti rossi, buona acidità, croccante, lungo, persistente, dolcezza nel finale. 12.500 bottiglie.
2) 2012 Annata diversa, acini piccoli e molto concentrati. 14 gradi, acidità più bassa, colore granata intenso, frutti rossi, gusto più intenso.
3) 2011 Annata da manuale che si ritrova tutta nel calice. Forse è l’annata del secolo ma altre stanno evolvendo ancora meglio, come il 2007. Secondo Ivan Giovanett: “il Pinot Nero non è il più difficile ma il più selettivo, lascia più spazio al fattore umano. La cosa più difficile è non fare niente e attendere”. Freschezza e note balsamiche, bassa acidità, gusto più dolce, delicato, vellutato, elegante.
4) 2008 Annata fresca, vendemmia tardiva (dal 29.9 al 23.10), vegetazione partita tardi, a fine giugno. Colore granata. Naso ricco, speziatura elegante, ciliegia, fragola, leggero ma il gusto ha meno corrispondenza con il naso.
5) 2007 l’annata più precoce di sempre. Il raccolto è stato fatto in 7-8 giorni. Colore denso, sentori di prugna, aspro, leggermente ruvido, permanenza. Sta invecchiando molto bene.
6) 2002 Vinificato in acciaio, stile diverso. Più maturo, più denso, più concentrato. Dolcezza da marmellata di frutti rossi, leggere note balsamiche, pino, mirtilli, un po’ ruvido nel finale, persistenza, la lascia la bocca pulita.
7) 1996 Annata difficilissima e inconfondibile. Il Pinot Nero non è arrivato a maturazione completa. 12 gradi. Vendemmia in una settimana. Prevedendo il brutto tempo hanno raccolto tutto in fretta. Problemi che si ritrovano nel vino. Qualche problema anche con il 1989 (solo 40 magnum).
Wine Master class Rocca delle Macie Verticale di Chianti Classico Gran Selezione
La storia vitivinicola della famiglia Zingarelli ha quasi 45 anni, durante i quali il percorso e le scelte aziendali hanno avuto un indirizzo e uno scopo preciso. Italo Zingarelli (nato nel 1930 a Lugo) di famiglia romana, ha iniziato la sua attività in campo cinematografico come stuntman. In seguito è diventato produttore cinematografico e regista. I suoi maggiori successi sono stati i film con la coppia Bud Spencer e Terence Hill, come “Lo chiamavano Trinità”. Nel 1973, chiusa l’attività nel mondo del cinema, acquista la Tenuta Le Macìe nei pressi di Castellina in Chianti (85 ettari) di cui all’inizio solo 2 vitati (oggi sono 42, più 13 a oliveto). Pochi mesi dopo viene acquistata anche la Tenuta Sant’Alfonso (125 ettari di cui 50 a vigneto e 15 a oliveto), poco distante. L’obiettivo di Italo è quello di avviare una produzione di qualità, tale da garantire una commercializzazione anche al di fuori della regione.
Nel 1984 viene acquistata anche la Tenuta di Fizzano, un borgo dell’XI secolo con 60 ettari di terreno, di cui 35 vitati e 10 a oliveto. Un anno dopo subentra Sergio, il primogenito, insieme alla moglie Daniela e i figli Andrea e Giulia. Nel 1998 arriva la Tenuta Le Tavolelle (22 ettari di cui 16 a vigneto ed uno a oliveto), solo quattro anni dopo iniziano i lavori per una nuova cantina per custodire 1000 barrique. E poi ci sono gli 80 ettari della Tenuta Campomaccione in Maremma, nell’area DOC del Morellino di Scansano. Nel 2003 entra a far parte delle proprietà anche la Fattoria Casamarra, sempre in Maremma, 67 ettari di cui 15 vitati, Un totale di 240 ettari destinati alla viticoltura. L’obiettivo da raggiungere: l’apice qualitativo, Così Zingarelli si è concentrato sui vini, privilegiando il Sangiovese chiantigiano. Il salto è arrivato con l’ingresso della ‘Gran Selezione’ (progetto iniziato nel 2000) una categoria di Chianti Classico nata non senza difficoltà. Sergio racconta: “In una fase un po’ stagnante serviva qualcosa che stimolasse l’interesse dei mercati e che rappresentasse una qualità superiore. Ci sono voluti due anni per decidere solo l’immagine”.
Dal 2012 è obbligatorio il gallo nero, o sul collo della bottiglia o sull’etichetta. Il disciplinare prevede che il vino debba essere integralmente prodotto con uve aziendali e avere almeno 30 mesi. I produttori devono dichiarare che il vino dovrà essere imbottigliato come gran riserva e quindi la commissione assaggia il vino sapendo che diventerà Gran Selezione. Luca Francioni è il presidente della commissione che giudica il Chianti. Fizzano inizia la Gran Selezione 2011.
Sia la Riserva di Fizzano 2005 che 2010 hanno risentito di un clima rigido con neve, nel primo caso, e nella seconda annata di una vendemmia difficile con molte piogge. L’intervento agronomico ha condizionato la qualità delle uve e dei vini.
3) Chianti Classico Gran Selezione Riserva di Fizzano 2011 (Sangiovese 95%, Merlot 5%). Vendemmia calda, maturazione precoce. Zona di Fizzano, perfetta per i vigneti, esposta a sud, Terreno sabbioso con scheletro e arenaria. L’enologo ha iniziato a lavorare insieme con l’agronomo. Color rubino, frutti rossi, mirtillo, leggera speziatura. Sentore di ciliegia, leggero aroma di vaniglia in sottofondo, persistenza, chiude con nota alcolica che pulisce la bocca.
4) Chianti Classico Gran Selezione Riserva di Fizzano 2012 Denominata la vendemmia della ‘grande paura’, estate iniziata con caldo torrido ma le colline della Montagnola hanno riparato le vigne. A fine agosto è arrivata qualche pioggia che ha consentito alle uve di arrivare a maturazione. Buona sapidità e ricchezza di note olfattive.
5) Chianti Classico Gran Selezione Riserva di Fizzano 2013. Primavera piovosa. Invaiatura (passaggio dal verde al rosso delle uve) meno regolare delle precedenti annate. Settembre ideale. Sangiovese con tannino importante, sentori frutta rossa, delicatezza della ciliegia e ruvidezza del Sangiovese. Bocca pulita in finale, buona persistenza.
6) Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2010. Vigneti più maturi e pronti. 90% Sangiovese e 10% colorino. 6.600 bottiglie con magnum e super magnum.
7) Chianti Classico Gran Selezione Sergio Zingarelli 2011. Ogni giorno, un Chianti Gran Selezione viene degustato per valutare la qualità dei tannini e si si alza la temperatura per ammorbidire i tannini. Quando va in bottiglia riposa un anno. Note fruttate, gusto equilibrato e vivace.
Wine Master class Verticale di Carmignano Villa di di Capezzana
Villa di Capezzana è dal 1920 della famiglia Contini Bonacossi. Ogni anno lasciano 3-4 mila bottiglie per seguirne l’invecchiamento. Contano 90 parcelle sparse in tre Province e sei Comuni. I terreni sono calcareo argillosi con presenza di scheletro e galestro.
1) 2013 Carmignano Villa di Capezzana. Si differenzia dalle altre DOCG. Sangiovese (65% max 90%) e 10% di complementari (Ciliegiolo, Merlot). Prima Doc nel 1985 e riconoscimento DOCG nel 1990. Sentori di amarena e frutti rossi, naso ricco, tannino avvolgente e setoso, persistente (22- 28 euro).
2) 2007 Carmignano Villa di Capezzana Maturità, eleganza, leggera speziatura, sentori di liquirizia, aromi balsamici. Corposo, potente. Lunghezza di un vino da invecchiamento.
3) 1995 Carmignano Villa di Capezzana. Note balsamiche, eucalipto, tannini dolci, morbidi, retrogusto lungo e piacevole Gusto speziato, peposo.
4) 1981 Carmignano Villa di Capezzana Colore granato. Liquirizia, tabacco e sottobosco di foglie bagnate. Lieviti che non hanno portato residui zuccherini. Miele di castagno.
5) 1931 Carmignano Villa di Capezzana. Degustare un vino del 1931, un patrimonio della viticoltura quando le vigne erano vangate a mano, è stata un’autentica emozione. Un vino storico con una durata superiore al sughero. Il sughero si sostituisce ogni 20-25 anni. Pertanto questo ha visto tre cambi di sughero e le bottiglie sono state ricolmate con vino della stessa annata.
Si racconta che quando il granduca Cosimo inviò un esploratore questo riferì: “fanno buoni vini ma non buoni come il nostro Carmignano”.
Helmut Köcher, Wine Hunter e ideatore del Merano Wine Festival, ha commentato: “Significativa di ciò che Wine&Siena può offrire è stata la master class finale a palazzo Sansedoni in cui abbiamo chiuso il percorso sensoriale con la degustazione di un Carmignano del 1931 della Tenuta Capezzana: una vera chicca”.
In questa edizione non è mancata l’attenzione al sociale. I produttori hanno messo a disposizione le loro bottiglie per sostenere le popolazioni terremotate. Tra le bottiglie all’asta quella firmata da Andrea Bocelli dell’omonima azienda di famiglia.
L’evento è stato ideato da Gourmet’s International, il sistema di selezione e valorizzazione di eccellenze che sta dietro al successo internazionale di manifestazioni quali il Merano WineFestival, e Confcommercio Siena. Andrea Vanni organizzatore di Gourmet’s International e Enotrade Italia ha ringraziato Siena; “Sono state oltre 110 le persone che hanno lavorato in questi giorni e abbiamo avuto la partecipazione dei ragazzi dell’Artusi. Tutti elementi positivi guardando al futuro”. I ragazzi dell’Istituto Professionale Alberghiero Artusi di Chianciano Terme sono stati un supporto delle degustazioni e del servizio in un periodo che per loro sarà valido come stage.
Un paio di considerazioni finali. Forse la pausa, chiusura, così lunga (circa due ore) per il pranzo non è così indispensabile e penalizza chi arriva in giornata per l’evento. Il costo del biglietto giornaliero (40 euro e 25 per mezza giornata) forse potrebbe, considerata la congiuntura, essere leggermente ritoccato a favore di una maggior presenza.
Foto di Marco De Felicis
Sito web: https://www.wineandsiena.it/