Zannone, l’isola deserta
L’isola di Zannone, un parco da scoprire e valorizzare. Intervista all’ultimo abitante e guardiano dell’isola.
Caraibi? No, semplicemente Zannone, isola a pochi minuti di navigazione (45 minuti di barca) a nord-est di Ponza, acqua limpidissima e natura selvaggia. Oggi l’isola, disabitata (vietato il pernottamento), fa parte del Parco nazionale del Circeo. Percorrere i suoi sentieri inalando profumi di rosmarino, lavanda, lentisco, ginestre, elicriso ed erica, o attraversare il suo bosco di lecci in silenzio avvertendo la brezza di mare è un piacere dei sensi. Sul sentiero verso Monte Pellegrino si raggiunge una biforcazione per scendere al faro Capo Negro o salire sul monte, il punto più alto (192 m) di osservazione dell’isola (un centinaio di ettari). Per gli appassionati di storia non manca la peschiera di epoca romana e i resti del monastero, incantevoli i panorami e le scogliere alte fino 70 m dove nidifica il falco pellegrino. Per i bagni a mare si può scegliere tra i colori turchese, azzurro e smeraldo.
Fratelli d’Italia di Ponza ha avanzato la proposta di un referendum per chiedere che Zannone torni a essere gestita direttamente dal Comune e lasci il parco nazionale del Circeo. Se da una parte l’Ente Parco si è dimostrato, finora, inadeguato nella gestione, promozione e valorizzazione dell’isola, in ogni caso salvaguardando la sua natura, dall’altra preoccupa il fatto di non conoscere gli obiettivi e l’utilizzo che si intende fare dell’isola una volta che non fosse più parco nazionale protetto. L’isola è stata già gestita, in passato, dal Comune che la diede in affitto a qualche aristocratico per uso caccia e che la utilizzò come sede di vacanze e feste dissolute.
L’isola, da luogo di preghiera e meditazione, divenne riserva di caccia e poi teatro di festini licenziosi. Colpita da damnatio memoriae fu ricordata come un luogo di perdizione. Ancora vivo è il ricordo della notizia della scandalosa tragedia del marchese Camillo Casati Stampa di Soncino (affittuario dell’isola) che uccise la moglie, il suo amante e poi si tolse la vita alla fine di agosto del 1970. La spensierata estate si tinse di torbido e la condotta libertina della coppia tolse ogni aura di nobiltà al termine “aristocrazia”.
La storia incute il timore che un affitto e/o affidamento a privati possa sfociare in un uso improprio di un paradiso naturalistico o costituire un obiettivo appetitoso per uno sfruttamento turistico intensivo o esclusivo per pochi paperoni.
In breve la storia dell’isola. Dopo i Romani fu sede di un antico monastero benedettino (XIII sec.) con annessi vigneti, peschera e piccionaia, poi divenuto cistercense (1246 sotto la giurisdizione di Fossanova). Abbandonata già nel XII secolo fu, insieme alle isole dell’arcipelago pontino, di proprietà privata della famiglia Borbone. Con legge (1° maggio 1816) fu data in enfiteusi perpetua, sotto la gestione comunale, alla comunità dell’isola, con il diritto per tutti i cittadini di poterla usare per legna, pascolo, caccia etc. Dopo l’unità d’Italia si aprì un contenzioso tra governo e il comune di Ponza che si concluse il 30 gennaio 1904 con la restituzione di Zannone, da parte del Ministero delle Finanze, ai cittadini di Ponza così come stabilito dai Borbone.
Il Comune decise di dare in affitto l’isola per l’esercizio della caccia, con l’obbligo per l’affittuario di turno di consentire alla popolazione il diritto dei suddetti usi civici. Quindi dai primi anni del 1900 l’isola fu affittata come riserva di caccia, consuetudine che è continuata fino agli anni Settanta. L’ultimo affittuario, insieme ad altri soci cacciatori, fu il marchese Casati. Dal 1979, dopo lo scandalo che colpì il marchese, fu data in affitto al Ministero dell’Agricoltura e Foreste e inclusa nel Parco Nazionale del Circeo.
Tra gli affittuari illustri (tre anni dal 1913): Eduardo Scarfoglio che, insieme alla moglie Matilde Serao, usarono Zannone. Negli anni Venti del secolo scorso il Comune ampliò la vecchia casa facendone una villa su due piani. Dopo l’ampliamento la villa ospitò (1924) la giovane Principessa Mafalda di Savoia, che vent’anni dopo sarebbe tragicamente morta nel campo di concentramento di Buchenwald. Da allora la società affittuaria di Zannone, pur cambiando i soci, fu sempre la stessa fino al 1979.
Ho incontrato l’ultimo abitante-guardiano e custode dell’isola, Salvatore Pagano, a casa sua a Ponza, il giorno dopo il suo compleanno: 85 anni portati magnificamente (sarà la vita salubre sull’isola!).
Nel 1964 il sindaco di Ponza gli assegnò l’incarico di guardiano a Zannone, con un buono stipendio. L’isola era in affitto a una società di cinque cacciatori. Salvatore si occupava della manutenzione della casa, dei sentieri e del giardino: «Vivevo a Zannone e venivo in barca a Ponza per la spesa. Ora tutti i mufloni che avevano importato dalla Sardegna non ci sono più. La casa di caccia era realizzata in travi di ferro e la mulattiera era stata realizzata dai cistercensi. La mia famiglia viveva a Ponza, due figli maschi. Avevo tre asini che chiamavo per nome. Sull’isola c’era un bosco di lecci, querce, lauro e macchia mediterranea». A proposito dei Casati racconta che: «cacciavano due volte l’anno le beccacce, tra aprile-maggio e a ottobre-novembre». Salvatore aveva un orto a Zannone, il padre aveva sistemato il giardino e impiantato un vigneto da cui ricavava quattro damigiane di vino l’anno.
Con orgoglio Salvatore racconta che non gli mancava nulla: «Avevo tutto, ho lavorato trent’anni. C’erano sull’isola terrazzamenti con fichi, arance, limoni, pesche, prugne e ciliegie. La famiglia Casati ha iniziato a portare ospiti per la caccia e sbarcavano sull’isola camerieri, cuochi e maggiordomi. Ricordo il cuoco Severino, che ogni tanto beveva un goccio di vino e usava la cucina economica a legna. Il maggiordomo invece maltrattava il personale. Disinfettavo l’acqua piovana con un po’ di calce. L’acqua piovana andava direttamente nel pozzo antico romano, che aveva una capienza di 80 tonnellate di acqua. La raccolta di acqua piovana avveniva grazie ai canaloni creati da me. Usavo un motorino e un gruppo elettrogeno».
Ma Salvatore prima di fare il guardiano dell’isola si era dedicato alla pesca: «Da Ponza si arrivava con la barca in Sardegna per pescare coralli e aragoste. A 14 anni su un’altra barca, a vela e remi, seguii mio padre fino in Sardegna. Il corallo si prendeva con una croce e reti, con i pesi mi immergevo e, seguendo le correnti, con un tira-e-molla tiravo su il corallo. Mentre le aragoste si tiravano su con le nasse. Sull’isola (Zannone) riuscivo a fare 100 quintali di legna che tiravo su con gli asini. Trasmettevo da Faro Capo Negro con la radiotrasmittente, il baracchino. L’inverno era duro e arrivava un momento in cui l’isola ti respingeva, dovevi lasciarla e andare via. Ho appreso da un fonogramma che la concessione veniva revocata. Dopo ho fatto da istruttore ai forestali». A proposito del marchese racconta: «amava i cavalli da corsa e vedere la TV».
Oggi tra i diversi interventi previsti dal Parco – nell’atto di indirizzo programmatico e di definizione degli obiettivi per il bilancio di previsione 2019 e pluriennale 2019-2021 da poco approvato, per i quali è stato programmato l’investimento di 1,6 milioni di euro – ci sono anche dei lavori da svolgere sull’isola. Tra cui: un piano di intervento, restauro e messa in sicurezza della villa, la realizzazione di interventi per la messa in sicurezza dei punti dell’isola a rischio frana, investimento di 50.000 euro; l’adeguamento del punto di approdo, con altri 50.000 euro; la sostituzione e il miglioramento della tabellonistica, con 20.000 euro e iniziative per le scuole, con un investimento di altri 10.000 euro.
Speriamo che questi interventi possano essere svolti quanto prima per restituire decoro a un’isola tra le più intatte di Italia e che la villa, in stato di degrado, possa essere recuperata non solo per tornare al suo splendore ma per essere utilizzata dall’ente Parco magari come Centro Visite per informazioni, partenze per visite guidate e shop per gadget con il muflone quale simbolo del Parco. All’estero un tale paradiso sarebbe gelosamente protetto e si manterebbe con varie attività. In ogni caso l’isola deve rimanere un bene naturalistico della comunità, essere accessibile a tutti, in modo controllato, e la comunità deve averne rispetto e cura. Quella che è stata un’isola per pochi dissoluti è bene che rimanga un paradiso naturalistico per molti.
Foto di Antonella Cecconi e Marco De Felicis
INFORMAZIONI
Come raggiungere l’isola:
La Cooperativa Barcaioli Ponzesi effettua una escursione a Zannone un paio di volte a settimana. Approdo sull’isola, passeggiata lungo sentiero tracciato senza guida, periplo dell’isola e soste per i bagni (pranzo a bordo).
La linea per Zannone in alta stagione non viene effettuata. Approdo a punta del Varo solo con il bel tempo e condizioni di mare ottimali.
Per informazioni e prenotazioni: Corso Carlo Pisacane (tunnel S. Antonio)
tel./fax 0771 809929
www.barcaioliponza.it