Venezia 75. “La profezia dell’Armadillo”, dal bestseller di Zerocalcare
Roma, Rebibbia (Tiburtina Valley). La storia di Zero, disegnatore in attesa di un posto fisso, che si guadagna da vivere con ripetizioni di francese e lavori precari. I trentenni, una generazione nel limbo. In sala.
Il soggetto di cui sto parlando è noto ai più, non solo agli appassionati di fumetti, si tratta di Zero, Zerocalcare (Michele Rech), le cui vicende, raccontate nella sua graphic novel La profezia dell’Armadillo, sono state trasportate nell’omonima pellicola da Emanuele Scaringi.
Il nostro protagonista (Simone Liberati) ha 27 anni, salta da un lavoro a un altro, tra ripetizioni di francese a sondaggi in aereoporto. Appena può fa visita alla madre (Laura Morante).
Ogni volta che torna a casa lo aspetta la sua coscienza critica, un Armadillo in placche e tessuti molli – interpretato magistralmente da Valerio Aprea – che lo aggiorna, con una visione critica, su cosa accade nel mondo. I dialoghi, alla fine, risultano conversazioni un po’ paradossali e fantasiose, che a volte sconfinano nel mondo del nonsense.
A fare compagnia a Zero, nelle sue avventure metropolitane, è l’amico d’infanzia Secco (Pietro Castellitto) che tenta di drogarsi anche con lo spray al peperoncino.
Le giornate scorrono tutte uguali fino a quando Zero non viene a sapere della morte di Camille, compagna di scuola e amore mai dichiarato di una vita.
Questo triste avvenimento lo costringe a rivedere la sua qualità di vita e a porsi di fronte, sempre in modo ironico, alla realtà: l’incomunicabilità tra i giovani d’oggi, la mancanza di certezze nel presente e le incognite sul futuro. Temi comuni dei trentenni disillusi, dei “tagliati fuori” dei tempi odierni.
Per tutti i fan della graphic novel originale occorre precisare che il film non è una sua trasposizione fedele, trattandosi di due linguaggi diversi, quello del libro di Michele Rech e quello cinematografico. Gli stessi protagonisti hanno dichiarato di aver proposto una loro interpretazione dei personaggi, considerando l’opera di Rech solo un punto di partenza. È un’impresa ardua riportare lo stile originale di un fumetto ultra citazionista (anche per una questione di diritti) e ipertestuale. Alla sceneggiatura hanno collaborato sia Rech che Mastrandrea rendendolo un film divertente anche se in alcuni brani risente della mancanza di identificazione con i personaggi del libro.
La narrazione, pur non essendo sempre fluida, è il punto di forza dell’opera di Rech. Proprio l’empatia che riesce a instaurare con il pubblico: tutti ci siamo sentiti un po’ nerd come Zero, con i suoi dubbi amletici e le sue insicurezze.
Da sottolineare la rappresentazione ben riuscita del digital divide tra genitori e figli. Vedi il rapporto di Zero con la madre, di amore e insofferenza. Lei, incapace a usare la tecnologia, chiede continuamente assistenza e consigli al figlio, che diventa sempre più intransigente al punto da minacciarla di far morire le piante se solo osa fargli altre domande.
Di rilievo è anche la raffigurazione dei trentenni nerd di periferia, che solo per coerenza evitano di avvicinarsi al centro città in quanto non fanno parte di quel mondo borghese. Infatti quando si incontrano, costretti dalla ricerca dell’amica di Camille, in un locale nel centro è subito evidente il solco tra Zero, Secco e gli altri invitati. La sensazione è quella di due mondi completamente diversi, un disagio quasi fastidioso nel modo di interagire e nel linguaggio.
Curiosa la genesi filmica dell’Armadillo. All’inizio volevano realizzarlo con la computer grafica e farlo interagire con i personaggi in carne ed ossa, ma il risultato, a detta degli autori, non era soddisfacente. Hanno quindi optato per un attore in carne ed ossa che riproduceva al meglio il taglio fumettistico e fantasioso del personaggio.
Il film nel suo insieme è molto godibile ma tradisce quel lato “profondo” del fumetto. Un po’ come la profezia dell’Armadillo, che è poi il titolo del film: “Si chiama profezia dell’Armadillo una previsione ottimistica fondata su elementi soggettivi e irrazionali ma spacciati come oggettivi destinata ad alimentare delusione frustrazione e rimpianti nei secoli”.
Riassumendo, come spiega lo stesso Armadillo: un vademecum per prenderla gentilmente nel di dietro ma preparati, caratteristica comune dei giovani d’oggi che pur provando a risalire la china rimangono immersi ed immischiati nella mentalità periferica .