1917 di Sam Mendes, la Grande Guerra come non l’avete mai vissuta
1917, un viaggio immersivo negli orrori della Grande Guerra. Dieci nomination ai premi Oscar® dopo aver vinto ai Golden Globe 2020 come miglior film e miglior regia. In sala dal 23 gennaio.
1917, film del regista Sam Mendes (premio Oscar® per American Beauty, 1999), dopo aver vinto come miglior film e miglior regia ai Golden Globe 2020, ha ottenuto dieci meritate nomination ai Premi Oscar® (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, miglior fotografia, miglior colonna sonora, miglior montaggio sonoro, miglior sonoro, miglior scenografia, migliori effetti speciali e miglior trucco e acconciature).
1917 è un film immersivo sin dall’inizio: sei spalla a spalla con i soldati, ti aggiri insieme a loro nelle strette trincee, senti i boati della guerra, senti il respiro affannato dei ragazzi, ti sembra di toccare il loro sudore, vedi calpestare i cadaveri dai soldati in corsa, ti manca solo di sentire la puzza della guerra e dei morti. Un film che non lascia un attimo di respiro, ansiogeno come può essere la guerra, angosciosa e drammatica. La macchina da presa non perde mai di vista i protagonisti.
Il regista ha raggiunto il suo obiettivo: “Volevo percorrere ogni passo al fianco di questi ragazzi, sentire ogni loro respiro, ed è per questo che, insieme al direttore della fotografia Roger Deakins, ho realizzato 1917 come un’esperienza totalmente immersiva. Abbiamo concepito il film in modo tale da avvicinare il pubblico il più possibile alla vicenda dei protagonisti”. Per arrivare a questo risultato è scesa in campo una squadra da Oscar: Roger Deakins e Dennis Gassner (rispettivamente migliore fotografia e scenografia per Blade Runner 2049), Lee Smith (miglior montaggio per Dunkirk) e Jacqueline Durran (migliori costumi per Anna Karenina). Infatti la regia, la fotografia e il montaggio sono impeccabili.
La storia è inventata ma basata su fatti reali. L’idea nasce dai racconti del nonno del regista, Alfred H. Mendes, caporale di 19 anni nel 1917, durante la Prima Guerra Mondiale era stato scelto, per la sua bassa statura, come messaggero del fronte occidentale. Quello che ha colpito Mendes è stato soprattutto sapere che un conflitto, in cui hanno perso la vita migliaia di persone, era “una guerra di posizione”, lungo pochi metri di territorio.
La Prima Guerra Mondiale è stata la prima guerra meccanica in cui sono morte, in quattro anni, dieci milioni di persone. Solo al fiume Somme (nella Francia settentrionale) nel primo giorno di battaglia (1 luglio 1916) morirono 19.000 soldati inglesi. Ma il film non è stato girato nei luoghi dove si sono svolti i fatti ma nella pianura di Salisbury (Inghilterra).
Due giovani caporali: Schofield (George MacKay) e Blake (Dean-Charles Chapman), dell’8° Battaglione, sono amici e devono affrontare una missione impossibile.
Devono attraversare, armati di mappe, torce, pistole lanciarazzi, granate e pochi viveri, la “Terra di Nessuno” e trovare il fratello maggiore di Blake, un tenente del 2° Devon. Devono dirigersi a sudest, fino a quando non raggiungeranno la cittadina di Écoust. Lo scopo della missione è individuare il battaglione nel Bosco di Croisilles per consegnare al Colonnello Mackenzie una lettera da parte del Generale Erinmore (Colin Firth) e salvare così centinaia di soldati dalla morte per opera dei tedeschi. Enrimore, da bravo stratega, sceglie un messaggero che aveva un buon motivo personale per compiere una missione così rischiosa: salvare suo fratello.
In realtà i tedeschi hanno finto un ritiro strategico per cogliere di sorpresa e annientare i nemici. I due uomini devono attraversare il territorio nemico per consegnare un messaggio che potrebbe salvare 1600 commilitoni, un compito apparentemente impossibile. Questa missione, una corsa contro il tempo, cambierà il corso della vita dei due protagonisti. Il tema di questo film è il sacrificio e l’eroismo dell’altruismo, valori del secolo passato.
Il film è stato girato in diverse riprese lunghe e ininterrotte, collegate in modo da sembrare un piano sequenza. Per poter unire le varie riprese del film ognuna è stata girata meticolosamente in modo tale che due frame potessero essere uniti senza soluzione di continuità. Ciò ha richiesto una particolare attenzione ai particolari. Al fine di rendere fluide le scene Mendes ha utilizzato vari metodi: personaggi che varcano una soglia o che passano attraverso una tenda o che entrano in un bunker e, a volte, si è avvalso dell’uso fluidificante di una silhouette, di un movimento o di un oggetto di scena. In tal modo la narrazione risulta ininterrotta. Il fatto che il girato fosse definitivo ha richiesto una notevole pianificazione e diversi giorni di prova. Per avere continuità fra le diverse scene si girava, in esterno, quando era nuvoloso.
Il film vuole essere un omaggio non solo ai soldati della Prima Guerra Mondiale ma a tutti i militari, del passato e del presente, e al loro sacrificio per il bene comune e la ricerca della libertà. Un film quasi perfetto, ma con qualche sbavatura. Punta tutto sul realismo ma perde di verosimiglianza nella scena notturna dove Schofield, in una città distrutta, si nasconde in un sotterraneo e incontra una giovane con un bambino… Anche nel finale, l’omaggio all’eroe, si respira un po’ di retorica.