Prorogata al 12 settembre la mostra, a Palazzo Reale di Milano, “Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa”

Divine, da muse ispiratrici e icone a protagoniste e creatrici di capolavori assoluti della storia dell’arte. Visite guidate in diretta dalla mostra con una storica dell’arte

In questo lungo periodo di pandemia che ha penalizzato soprattutto le donne (per carico familiare, perdita di posti di lavoro etc.) Milano le pone sul podio dell’arte con tre importanti mostre a Palazzo Reale: Prima, donna. Margaret Bourke-White, Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa e Le signore dell’arte. Storie di donne tra ‘500 e ‘600.

L’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano ha il merito di aver promosso un palinsesto dedicato all’universo femminile, “I talenti delle donne“, che intende far conoscere al pubblico “quanto, nel passato e nel presente – spesso in condizioni non favorevoli – le donne siano state e siano artefici di espressività artistiche originali e, insieme, di istanze sociali di mutamento”. Lo scopo è “rendere visibili i contributi che le donne nel corso del tempo hanno offerto e offrono in tutte le aree della vita collettiva”. L’obiettivo è anche quello di aiutare concretamente a perseguire quel principio di equità e di pari opportunità che, dalla nostra Costituzione, deve potersi trasferire nelle rappresentazioni e culture quotidiane.

Locandina, Zinaida Serebrjakova, Autoritratto, 1911, particolare, olio su tela, 72 x 58 cm © State Russian Museum, St. Petersburg. SIAE 2020

Dopo la mostra, lo scorso anno, a Palazzo Strozzi su Natalia Goncharova (Governatorato di Tula 1881 – Parigi 1962) – una delle artiste russe più poliedriche, creative a anticonformiste del Novecento, una donna che ha superato due guerre mondiali, che ha attraversato e sintetizzato le avanguardie dei primi del Novecento e che ha vissuto per l’arte – tornano le donne e le artiste russe in Italia con una interessante mostra (presentata prima in Spagna) a Palazzo Reale (Milano), prorogata fino al 12 settembre.

Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa presenta circa 90 opere, per la maggior parte mai esposte prima d’ora in Italia, del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo che riflettono la vita quotidiana delle donne sovietiche e rappresentano le artiste dell’avanguardia russa che hanno influenzato l’arte del XX secolo. La mostra – promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e CMS Cultura – è composta da due grandi capitoli suddivisi in otto sezioni.

Dmitry Levitsky, Ritratto di Caterina II, 1782, Olio su tela,
© State Russian Museum, St. Petersburg

Le sezioni della mostra sono : IL CIELO – La Vergine e le sante; IL TRONO – Zarine di tutte le Russie; LA TERRA – L’orizzonte delle contadine; VERSO L’INDIPENDENZA – Donne e società; LA FAMIGLIA – Rituali e convenzioni; MADRI – La dimensione dell’amore; IL CORPO – Femminilità svelata e nell’ultima, LE ARTISTE – Realismo e amazzoni dell’avanguardia, sono presenti le artiste attive (come Natalia Goncharova, Ljubov Popova, Aleksandra Ekster e altre) nei primi trent’anni del Novecento.
L’esposizione, curata da Evgenija Petrova (direttore Scientifico del Museo di Stato Russo di San Pietroburgo) e Josef Kiblitskij, offre un panorama dell’arte russa dei secoli XIV-XX e del fondamentale ruolo delle donne in questo Paese.
Il percorso espositivo inizia con sette antiche e preziose icone della Madonna, protettrice della Russia e venerata in tutto il Paese, e di alcune sante.

Firs Žuravlëv, Prima dell’incoronazione, 1874
Olio su tela, 105 x 143 ©State Russian Museum, St. Petersburg

Le icone non erano collocate solo nelle chiese ma erano presenti anche nelle case. Alle icone veniva riservato un posto particolare, spesso nel cosiddetto “angolo bello”, tradizione viva ancora oggi nel mondo rurale. In una carrellata iconografica, che va dal X al XVIII secolo, abbiamo rappresentazioni diverse di una Russia in cui, fino al 1700, l’arte era soprattutto religiosa.
Con l’avvento di Pietro I il Grande si assiste a un cambiamento politco e culturale, la Russia si apre all’Europa. Fino alla Rivoluzione di Ottobre lo zar era solito sposare una donna straniera. Dopo la morte dello zar riformatore (1725) in Russia si assiste al periodo del potere “al femminile”. In mostra sono presenti sei delle quattordici imperatrici che regnarono tra la fine del 1600 e il 1917.

Olga Rozanova, Composizione cubista con frutta, 1914-1915
Olio su tela, 56 x 65 ©State Russian Museum, St. Petersburg

Interessante il confronto tra i due ritratti di Caterina la Grande (imperatrice dal 1762). Quello di Dmitrij Levitskij, un famoso artista russo che ricevette, nel 1782, la somma di 500 rubli per il ritratto ufficiale in cui Caterina appare giovane e bella e quello di Michail Šibanov del 1787 che ritrae la zarina in abiti da viaggio ma come una donna anziana dai capelli grigi. Caterina, prussiana, amava la Russia e regnò per più di trenta anni. Vinse diverse guerre, era colta e scriveva opere letterarie.
Nella terza sezione sono rappresentati i contadini, il ceto sociale più importante in Russia fino al primo Novecento. I contadini, fino alla prima metà dell’Ottocento, erano servi della gleba, non avevano documenti di identità e appartenevano ai proprietari terrieri (latifondisti, chiesa, famiglia dello zar e strutture statali). Le loro rappresentazioni erano retoriche, come per esempio la “padrona” che impartisce i compiti alle giovani contadine.

Aleksandr Dejneka, Operaie tessili, 1927, Olio su tela, 171 x 195 ©State Russian Museum, St. Petersburg

Circa un secolo dopo la Rivoluzione d’Ottobre (1917) sovverte il vecchio ordine. Kazimir Malevich è uno dei più lucidi interpreti di un periodo di epocali cambiamenti. Comprende che il suprematismo, avviato a metà degli anni Dieci, non è più idoneo per comunicare con operai e contadini. Torna a riferirsi alla realtà, a immagini riconoscibili. Così nasce il “Supronaturalismo”, termine che Malevich riporta sul retro della cornice delle Ragazze nel campo. Anche qui i personaggi non sono ritratti in modo realistico ma proiettati fuori dal tempo e da luoghi riconoscibili. Secondo l’artista le industrie di quel periodo erano chiese e le operaie figure sacre. La Rivoluzione abolì l’organizzazione in classi ma rimaneva la distinzione tra operai, contadini e intellighentsija.
Una sezione è dedicata alle mogli e figli di artisti.

Sono esposti i ritratti di donne importanti per la storia della Russia, come quello di Nadežda Dobičina, prima gallerista russa, poi capo sezione dell’arte sovietica presso il Museo Russo e quello intenso della poetessa Anna Achmatova di Kuz’ma Petrov-Vodkin (poster della mostra). Quest’ultimo è un piccolo quadro che racchiude la sua vita, oltre la sua espressione è visibile in alto a destra una figura maschile che rappresenta il marito fucilato un anno prima. Anna Achmatova (1889 – 1966 ) vissuta a Pietroburgo, ha avuto una infanzia privilegiata e ha fatto parte di una élite intellettuale sofisticata. Scriveva poesie dall’età di 11 anni. Sposata a 21 anni ebbe un matrimonio infelice. La sua vita è stata punteggiata da diversi amori infelici. Il figlio, Lev Gumilev, trascorse 14 anni in un lager e si è sempre sentito respinto dalla madre.

Kazimir Malevich, Ragazze nel campo, 1928-1929. Olio su tela, 106 x 125 cm
© State Russian Museum, St. Petersburg

Nel 1911, in un periodo in cui il marito era lontano, va a Parigi dove vive una storia con Modigliani che le regala i disegni che aveva fatto da quando l’aveva incontrata durante il suo viaggio di nozze. Dopo il ritorno del marito, partito come volontario nella Prima Guerra Mondiale, i due nel 1918 divorziano. Anna inizia una relazione con uno storico dell’arte e va a vivere con lui e la ex moglie di lui ma nel 1938 si separano ma rimangono a vivere insieme a causa della crisi degli alloggi. Nel 1938 viene arrestato il marito, Anna scrive a Stalin e lui viene liberato. Sopravvive alla Seconda Guerra Mondiale e all’evacuazione. Nel 1946 viene attaccata come controrivoluzionaria e viene chiamata “monaca e sgualdrina”. Viene anche espulsa dall’Unione degli scrittori e viene arrestato di nuovo il figlio, mentre il marito muore nel lager.

Nel 1956 viene liberato il figlio e le viene assegnata una dacia dove riceveva intellettuali. Nel 1964 le danno il permesso di andare all’estero. Muore nel 1966.
Questi ritratti che rappresentano i diversi lavori delle donne seguono l’evoluzione dei differenti stili artistici tra XIX e XX secolo (realista, impressionista, simbolista, cubista, supronaturalista).
Le Operaie tessili ritratte da Aleksandr Dejneka fanno pensare alle tessitrici, della fabbrica Krasnaja Nit’ (Filo Rosso) a Pietroburgo, che il 23 febbraio scioperarono, chiedendo aumenti salariali e maggiori razioni alimentari (pane e aringhe) e da questa protesta ebbe inizio la Rivoluzione del 1917. Alexandra Kollontaj (prima donna nella storia con l’incarico di Ministro) dichiarò: “quel giorno le donne russe hanno alzato la fiaccola della Rivoluzione e messo a fuoco il mondo “

Mikhail Larionov, Venere, 1912, Olio su tela, 68 x 85,5 cm
© State Russian Museum, St. Petersburg

Nella sezione dedicata alla famiglia sono messe in risalto le rigide norme patriarcali. In Prima dell’incoronazione (ovvero del matrimonio) di Firs Žuravlëv è evidente la disperazione della giovane sposa destinata a un vecchio marito per questioni di interesse. Se prima veniva rappresentato il lavoro estenuante delle donne nei campi e nelle fabbriche dopo la Rivoluzione del 1917 le donne ottengono parità dei diritti trasformandosi, nell’arte, in eroine sovietiche .

Le opere dedicate alla maternità, prima della Rivoluzione, sono quasi tutte di artisti uomini.

Molte donne, tra cui anche le imperatrici, imparavano a dipingere ma era solo a livello amatoriale. Solo nella seconda metà degli anni sessanta dell’Ottocento le donne potevano studiare. Alla fine del XIX secolo iniziano a viaggiare, partecipano a mostre e diventano famose. Il corpo femminile nudo come soggetto autonomo si afferma in Russia tra il XIX e il ХХ secolo con l’emancipazione. Interessante la Venere di Michail Larionov, marito di Natalia Goncharova. In Russia anche le famiglie contadine e quelle più umili non mancavano di decorare le case con tappeti e altri lavori artigianali, come i quadretti incisi in bianco e nero (i “lubki”, o “stampe popolari”) che diventano oggetto di ispirazione artistica.

Benedikt Livšits ha definito “Amazzoni delle avanguardie” alcune artiste contemporanee come Natalija Goncharova, Olga Rozanova, Ljubov’ Popova, Nadežda Udal’tsova. Il Neoprimitivismo russo trae la sua linfa soprattutto dall’arte popolare. Gli esempi più famosi sono le opere di Natalja Goncharova, artista multiforme e polivalente, discendente da una nobile famiglia imparentata con il poeta Alexsandr Pushkin.
Gradualmente, a partire dagli anni Ottanta, iniziano a fare la loro apparizione nelle sale dei musei e nelle mostre lavori delle artiste dell’avanguardia.

Come altre colleghe Olga Rozanova (1886–1918), partendo dall’ambito del neoprimitivismo, sviluppa una originale forma di astrattismo. Malevich la considerava la più talentuosa dei suoi compagni.

Ljubov Popova (1889–1924) ha svolto un ruolo decisivo nella cultura dell’avanguardia russa. Il suo percorso verso il Suprematismo passa attraverso i paesaggi realisti e il Cubo-Futurismo. Anche Popova ha fatto parte del gruppo Supremus ed è stata una delle seguaci di Kazimir Malevich.

Aleksandra Ekster (1882–1949) già nel 1908 è a Parigi, dove conosce Picasso e Braque e stringe amicizia con i coniugi Delaunay. Dopo avere assimilato i fondamenti delle correnti europee più innovative, Aleksandra Ekster, Nadežda Udaltsova e Ljubov Popova danno vita a una originale versione del Cubismo, che in Russia viene chiamato Cubo-Futurismo. Ciascuna di loro ha avuto la capacità di superare i confini della corrente, andando alla ricerca di una propria espressione.

Purtroppo nel 1932 una disposizione del Partito vieta tutti gli stili e le correnti. Il Realismo socialista viene scelto come espressione ufficiale dell’Unione Sovietica, ovvero quella retorica di regime. Un esempio è l’opera con cui si conclude la mostra: L’operaio e la kolkotsiana, di Vera Mukhina, realizzata per l’Esposizione Universale di Parigi del 1936 (per la quale Picasso realizzerà Guernica).
“Le donne sono la vite su cui gira tutto” (Lev Tolstoj).

Informazioni

Titolo: Divine e Avanguardie. Le donne nell’arte russa
Sede: Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano
Call center: per Infoline, prevendite e prenotazioni
Le visite guidate gruppi e scuole hanno la prenotazione obbligatoria
T +39. 02 9280 0375 Orario call center: Lun – Ven 8.30 – 18.00 Sab 9.00-13.00
Orari: Lunedì chiuso; Martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 9.30 – 19.30
Giovedì 9.30 – 20.30 Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura
Biglietto: 14 € – Intero
Catalogo Skira Editore
facebook.com/cmscultura
#divineavanguardie #mostradonne

ATTIVITÁ E DIDATTICA ON-LINE

Visite guidate in diretta dalla mostra con la storica dell’arte Arianna De Santi:
15 e 23 aprile alle ore 18
Durata: 60 minuti circa
Costo: 5 € + 1 € diritti di prevendita
Acquisto: esclusivamente on-line tramite biglietteria elettronica. Il biglietto può essere regalato. Biglietto non rimborsabile.
Il link di partecipazione verrà inviato successivamente alla conferma dell’acquisto.
Il link sarà inviato all’indirizzo mail con cui viene effettuato l’acquisto. Si prega di conservare con cura la mail con il link. Il termine per l’acquisto è fissato un’ora prima dell’orario di avvio della visita guidata.
Chi acquista la visita guidata on-line ha diritto a uno sconto di 4 € sul biglietto di ingresso in mostra (sconto non cumulabile con altre riduzioni)sopra