Dal Giappone a Pisa, fino al 17 aprile, le opere di Keith Haring
Meno di un mese per vedere al Palazzo Blu le opere del padre della Street Art: Keith Haring
Pisa. A Palazzo Blu in mostra oltre 170 opere del padre della Street Art, Keith Haring. La generazione degli Sessanta si è impossessata degli spazi usati dalla pubblicità: muri, cartelloni e manifesti. Ha invaso i non-luoghi anonimi dell’underground cittadino come le stazioni della metropolitana o dei treni.
La separazione tra classi benestanti e disoccupati, emarginati e discriminati si era, ed è, sempre più acuita. Così la protesta, che ridisegnava il sottosuolo, iniziò ad affiorare in superficie e a dipingere i vagoni della metropolitana. Decollava un’attività di cosmesi degli anonimi spazi pubblici. Le armi della rivolta giovanile erano le bombolette spray.
Keith Haring (1958 – 1990) si sposta presto dalla natia Pennsylvania a New York, dove incontra le bande anonime dei graffitisti. Nel 1980 inizia a disegnare con il gesso i fogli di carta nera usati per coprire i pannelli pubblicitari inutilizzati nei tunnel della metropolitana newyorkese. Dovendo disegnare in fretta, senza essere scoperto dagli addetti e agenti di polizia che circolano nelle stazioni, lavora a una velocità incredibile. Il rischio di essere scoperto aggiunge dosi di adrenalina. L’artista arriva a realizzare quaranta disegni in un giorno che segnano l’inizio della sua fama. Nella Grande Mela conosce anche Jean-Michel Basquiat.
I suoi disegni sono quasi una scarnificazione dei fumetti, richiamano gli ideogrammi delle culture tribali. Si tratta di un linguaggio figurativo comprensibile a chiunque. Nel 1984 espone alla Biennale di Venezia. Realizza murales in molte città del mondo (Sydney, Melbourne, Rio de Janeiro e Minneapolis). Nel 1986 realizza anche un murale di circa 100 metri sul Muro di Berlino. A New York frequenta la Factory dove fa amicizia con andy Warhol.
La mission di Haring era un’arte pubblica per tutti: “La mia speranza è che un giorno, i ragazzini che passano il loro tempo per strada si abituino a essere circondati dall’arte e che possano sentirsi a loro agio se vanno in un museo”. Il suo impegno politico e sociale è totale e militante: prevenzione dell’AIDS, diritti dei gay, apartheid, razzismo, uso di droghe, guerra, violenza e salvaguardia ambientale. Ha stampato e distribuito 20.000 poster anti apartheid (Free South Africa).
Dopo che gli viene diagnosticato l’AIDS (1988) si impegna in diverse campagne per la prevenzione della malattia. Nel 1989 realizza il suo più celebre e ultimo murale Tuttomondo, sulla parete esterna della canonica della chiesa di Sant’Antonio Abate a Pisa (lungo il percorso che va dalla stazione a Palazzo Blu e al centro storico). La scoperta di Keith Haring, a Pisa, inizia o finisce (prima o dopo la visita alla mostra) con questo murale che è un inno alla vita e testamento artistico di Keith, morto per complicazioni legate all’AIDS il 16 febbraio 1990.
L’artista, invitato dal gallerita Piergiorgio Castellani, lo completò in tre giorni. Fu un lavoro corale: la Chiesa mise a disposizione la parete del Convento (una superficie di 180 metri quadri da dipingere), il Comune e la Provincia coordinarono il progetto, l’Università partecipò tramite studenti che aiutarono l’artista in qualità di assistenti. Il 20 Giugno 1989 Tuttomondo venne inaugurato. L’opera è un invito alla pace e all’armonia universale. Un uomo con le gambe di forbice taglia in due un serpente (il male), un uomino porta sulle sue spalle un delfino prendendosi cura del mare e dell’ambiente, una donna con un bimbo in braccio rappresente la maternità.
A 32 anni dalla sua esecuzione Pisa celebra il famoso artista con questa mostra. Realizzata dalla Fondazione Pisa in collaborazione con MondoMostre e con la partecipazione della Nakamura Keith Haring Collection. La mostra è particolarmente preziosa perchè presenta per la prima volta in Europa una ricca selezione di opere (oltre 170) provenienti dalla collezione personale di Kazuo Nakamura, che si trova nel museo dedicato all’artista in Giappone. L’esposizione ha inoltre il pregio di presentare molte serie complete dello street artist come Apocalypse (1988), Flowers (1990) e altri disegni, sculture nonché grandi opere su tela come Untitled (1985).
L’allestimento della mostra è particolarmente suggestivo, sembra di entrare nell’underground frequentato da Haring. L’artista usa spesso colori fluorescenti che brillano sotto la luce nera.
Negli anni Ottanta la luce nera era trendy negli arredi degli interni dei club. In occasione di una mostra, nel 1984, Haring realizza in un seminterrato un’installazione con opere fluorescenti, insieme a una performance di danza con un DJ che mixa tutta la notte.
Una delle passioni di Haring era quella di lavorare con bambini di ogni età e provenienza. Per loro pubblica libri, progetta articoli per il Pop Shop e dà vita a laboratori in diverse città.
Per celebrare il centenario della Statua della Libertà Haring ha tenuto un workshop per bambini: il CityKids Speak on Liberty. Più di mille bambini sono arrivati da ogni parte di New York, dal Bronx, dalla United Nations School (una scuola per non udenti), dalla Phoenix House, un programma di riabilitazione da droga e alcol, per collaborare con lui.
Nel 1986 apre il primo Pop Shop, dove espone gli oggetti da lui progettati per venderli a un dollaro a milioni di persone. Un’idea di marketing controcorrente, rivoluzionaria, in quanto si contrappone all’uso commerciale dell’arte dove si vende un’opera a milioni di dollari a una sola persona o collezionista.
Quasi tutte le sue opere sono senza titolo, perchè Haring preferisce lasciare al pubblico l’interpretazione delle sue opere.
Il percorso della mostra si divide in nove sezioni. Inizia con la discesa nei sotterranei della metropolitana di New York per proseguire in una sala quasi buia dove emergono le opere fosforescenti di Haring. Nella sala Simboli e icone troviamo le psichedeliche serigrafie su carta Andy Mouse (1986), una fusion tra Mickey Mouse (uno dei personaggi preferiti dell’artista sin da quando era bambino e protagonista di altre opere) e Andy Warhol, amico e guida di Haring. Ogni opera è firmata da Keith Haring e da Andy Warhol.
La musica ha sempre avuto una grande importanza nella vita di Haring. Era uno dei rari artisti in grado di rendere tangibili suoni e messaggi attraverso le sue opere. Si rimane meravigliati per il numero di contributi di Haring al panorama musicale dell’epoca. Era attratto dall’hip hop dalla house music, dal rock e dalla new wave. Una delle sue cover più famose è per un album, Without you, di David Bowie del 1983. Raffigura due omini stretti in un abbraccio, una semplice immagine che trasmette il messaggio d’amore e vicinanza dell’album. Tra le celebrità anche Grace Jones e Madonna hanno collaborato spesso con lui per la realizzazione di video, costumi e performance.
Le sue immagini parlano a tutti, il suo linguaggio è universale, tanto che è stato chiamato “Codice Haring”. Keith esplora tutte le possibilità del linguaggio per interpretare l’arte. I simboli creati da lui, delle vere e proprie icone (i cuori, il bambino radiante, l’angelo, il cane che abbaia, il delfino e molti altri), sono entrati a far parte del nostro immaginario visivo. I suoi ideogrammi, che toccano temi importanti: l’amore, la vita, la morte, la cultura pop e la politica, non hanno età o confini. Sono universali anche per i loro riferimenti all’arte azteca, africana e afroamericana, nonché a simboli antichi e mitologici.
Le sue opere – affollate di omini, animali, soli, maschere, o il body painting (come quello del ballerino Bill T. Jones) e i totem – sembrano affette da un variopinto, fantasioso horror vacui. Ma nelle sue opere non mancano televisori o computer a cui l’artista rivolge la sua critica: “La mia pittura deve avere a che fare con l’umanità, deve opporre resistenza alla tecnologia e alla società dei computer”. Questa affermazione oggi fa quasi tenerezza considerati gli sviluppi tecnologici odierni ma il male non risiede negli strumenti ma nell’uso che se ne fa.
In collaborazione con lo scrittore beat William Burroughs, Haring tratta temi apocalittici nel contesto di paesaggi surreali. Apocalypse nasce dopo che gli viene diagnosticato l’AIDS. La serie ci offre la raffigurazione del suo inferno personale.
La mostra è un’occasione imperdibile per entrare in contatto diretto con le opere di Keith Haring. La sua arte ludica, piacevole, anche divertente offre moltissimi spunti di riflessione.
Alla fine del percorso sorge spontanea una considerazione. Keith Haring in pochi anni è intervenuto, in maniera incisiva e illuminante, in ogni crepa del mondo: chissà con quanti messaggi, nel suo linguaggio universale, avrebbe dipinto un mondo migliore se non fosse venuto a mancare troppo presto. L’allestimento consente di guardare le opere da una giusta distanza. La possibilità di fare una visita guidata attraverso l’applicazione su smartphone permette di godere della mostra con i propri tempi.
Informazioni
Keith Haring
BLU Palazzo d’arte e cultura
Lungarno Gambacorti 9
Tel. +39 050 916 950
Mail: info@palazzoblu.it
Orari: Palazzo Blu sarà aperto dal lunedì al venerdì con orario 10-19
Il sabato, la domenica e i festivi con orario 10-20
Call Center: Gruppi: 02-92897793 (lun-ven 9-18) – Singoli: 02-92897755 (lun-ven 9-18)
Audioguida: L’audioguida è in formato digitale ed è scaricabile gratuitamente al link:
keithharingpisa.orpheo.app
Biglietti on-line su Vivaticket
Intero: Euro 12,00 – Ridotto: Euro 10,00
Giovani: Euro 6,00 dai 6 ai 17 anni
Università convenzionate: Euro 5,00 solo il giovedì
Come arrivare
Treno veloce fino a Firenze e da qui si arriva a Pisa in 50 minuti