Spettacolo di Danza Odissi con Ileana Citaristi

La Sapienza ha ospitato lo spettacolo-dimostrazione di danza Odissi dell’artista Padmashree Ileana Citaristi

Università La Sapienza, Museo di arte classica

Soprattutto l’Università è il luogo deputato alle contaminazioni culturali. Sempre di più vorremmo assistere, proprio all’Università, a spettacoli, convegni e conferenze di diversa provenienza culturale. Il 7 maggio la Gipsoteca, dove sono esposti i calchi in gesso di sculture greche, ha ospitato nella sala Odeion (alle spalle dell’edificio di Lettere e Filosofia) lo spettacolo/dimostrazione di danza odissi di Ileana Citaristi. La danza Odissi è uno stile nato (II sec. a.C.) prima come danza di corte e poi ha acquisito un’aurea sacra. In questo genere di danza il peso corporeo passa continuamente da un piede all’altro.

Ileana Citaristi

L’italiana Ileana Citaristi, dopo un dottorato in filosofia presso presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, è andata in Kerala a studiare danza kathakali. Dal 1979 vive in India, a Bhubanesvar (capitale dello stato dell’Orissa), dove ospita spettacoli di danza e impartisce corsi di formazione nelle danze Odissi e Chhau (antica danza tribale). Nel settembre 1992 Ileana ha ricevuto il prestigioso riconoscimento “Leonide Massine per l’arte della danza” in Italia e nel 2006 è stata insignita del titolo di Padmashree (quarto premio civile) dal governo dell’India per il suo contributo alla danza Odissi. Inoltre ha organizzato a Bhubanesvar prestigiosi festival.

Padmashree Ileana Citaristi

A Roma la danzatrice ha eseguito, spiegandone i vari passaggi, Shringara, le sfumature dell’amore, coreografie sull’amore: devozionale, materno e romantico. Shringara (śṛṅgāra) è uno dei nove rasas (“sapori”), alla base delle arti classiche indiane, che rappresenta sul palcoscenico l’amore romantico tra uomo e donna, metafora del rapporto tra umano e divino. Per i danzatori Shringara è la madre di tutti i rasas. Una danza espressiva in cui è rappresentata una canzone o una poesia (Abhinaya).

Un momento dello spettacolo

Ileana Citaristi ha illustrato i gesti svelando i significati dei vari brani. Nel primo brano, amore-devozione, Meera Bai si rivolge al suo amato dio Krishna e lo supplica.

Oh mio amato, quando mi darai visione di te? Durante la stagione della siccità i fiumi sono privi di acqua, gli uccelli soffrono, ma poi all’arrivo delle piogge il pavone danza e la natura gioisce ma io ancora non ho il bene della tua visione. I fiumi in piena corrono a unirsi all’oceano ma io non sono unita a te. L’inverno arriva e la stagione delle nebbie cala tutt’intorno, ma ancora non sono in grado di vederti. In primavera la natura gioisce, ci sono canti tutt’intorno, le amiche si uniscono a giocare lanciandosi le polveri colorate durante ‘holi’ ma tu te ne vai a portare le mucche al pascolo e io sono priva della tua visione. Persino le cornacchie che annunciano l’arrivo di qualcuno se ne sono andate e i 12 mesi dell’anno sono terminati, ma io quando ti vedrò, o mio amato?”

Ileana Citaristi spiega alcuni momenti dello spettacolo

Nel secondo brano, amore materno, la mamma dice al suo bambino:

Se non dormi, dal villaggio un ladro verrà e ti porterà via. Se non dormi l’uomo con il sacco verrà e ti porterà via. Tu sei il mio piccolo tesoro e il tuo viso è bello come la luna piena: tutto il villaggio è ormai quieto e silenzioso e tu non sei ancora stanco di giocare e saltellare di qua e di là? Chi ti ha insegnato ad andare quatto quatto a rubare il burro e poi quando ti accorgi che è acido a rompere il contenitore? E chi ti ha insegnato a fare tutta questa mimica con gli occhi? I tuoi piedini non sono ancora stanchi e non sei ancora soddisfatto di aver giocato e saltellato tutt’intorno? E alla fine dopo tanti tentativi di persuasione mamma e bambino, si addormenteranno.

La tenerezza delle espressioni, il gioco di sguardi, la mimica di Ileana conquista il pubblico. Il rapporto madre/figlio è espresso negli sguardi di miele e nella tenerezza dei gesti, perfino nel rimprovero della madre al figlio.

Le statue in gesso del museo

Nella XXIV canzone del poema Geeta Govinda ci descrive Radha come vittoriosa sul suo amato e dopo aver consumato l’atto amoroso guida il gioco.

Oh Krishna, ridisegna le ornamentazioni floreali con la pasta del legno di sandalo sui miei seni: rifai la linea appuntita come le frecce del dio dell’amore sotto i miei occhi che era nera come uno sciame di api prima che i tuoi baci la rimuovessero. Rimetti in ordine la mia chioma, rifai la mia acconciatura e riponi di nuovo i fiori nei miei capelli che caddero durante i nostri giochi amorosi. Ricopri il mio corpo con il vestito che tu hai rimosso e riallaccia la cintura intorno ai miei fianchi che sono come caverne pronte ad accogliere la nostra lotta amorosa.

In questo brano Ileana esprime tutta la grazia e la seduzione femminile. Il compiacimento della conquista che ricorda il dipinto di Venere e Marte del Botticelli, ma questa è un’altra storia…